Nella preparazione al
Natale.
Tropario “prefestivo”
del 22 dicembre.
Preparati, Betlemme, l’Eden
viene aperto a tutti; esulta, Efrata, perché l’Albero della vita, nella grotta,
fiorisce dalla Vergine. Paradiso spirituale si è mostrato il suo seno, nel
quale (si trova) il frutto divino, di cui, mangiandone, vivremo e non moriremo
come Adamo. Cristo è nato per rialzare -risuscitare- l’immagine caduta (dell’uomo).
Ἑτοιμάζου Βηθλεέμ, ἤνοικται πᾶσιν ἡ Ἐδέμ, Εὐτρεπίζου Ἐφραθᾶ, ὅτι τὸ ξύλον τῆς ζωῆς, ἐν τῷ Σπηλαίῳ ἐξήνθησεν ἐκ τῆς Παρθένου·Παράδεισος καὶ γάρ, ἡ ἐκείνης γαστήρ, ἐδείχθη νοητός, ἐν ᾧ τὸ θεῖον φυτόν, ἐξ οὗ φαγόντες ζήσομεν, οὐχὶ δὲ ὡς ὁ Ἀδὰμ τεθνηξόμεθα, Χριστὸς γεννᾶται, τὴν πρὶν πεσοῦσαν, ἀναστήσων εἰκόνα.
Il tropario ha tre
parti ben chiare:
Una prima parte in cui
troviamo il riferimento -l’esortazione- a Betlemme ed Efrata: Preparati,
Betlemme, l’Eden viene aperto a tutti; esulta, Efrata, perché l’Albero della
vita, nella grotta, fiorisce dalla Vergine.
Una seconda parte col
paragone tra il Paradiso e Maria: Paradiso spirituale si è mostrato il suo
seno, nel quale (si trova) il frutto divino, di cui, mangiandone, vivremo e non
moriremo come Adamo.
Una terza parte con
una conclusione cristologica: Cristo è nato per rialzare -risuscitare- l’immagine
caduta (dell’uomo).
La prima parte: Preparati,
Betlemme, l’Eden viene aperto a tutti; esulta, Efrata, perché l’Albero della
vita, nella grotta, fiorisce dalla Vergine…, contiene in primo luogo tutta
una parafrasi del testo del profeta Michea 5,1: E tu, Betlemme di Efrata
così piccola per essere tra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che
deve essere il dominatore di Giuda... Ogni tropario, alla base, ha uno o
diversi testi biblici su cui si sviluppa; in questo caso l’esortazione
destinata a Betlemme prende spunto dal testo di Michea. Notiamo che nei testi
liturgici e soprattutto nell’iconografia cristiana Betlemme è sempre tipo,
immagine della Chiesa nascente -Gerusalemme lo sarà della Chiesa perfetta, escatologica, cioè della Chiesa che riceve lo Spirito, la Chiesa che troviamo
nell’Apocalisse.
Il tropario fa un
paragone tra il giardino dell’Eden, contenente l’albero della vita, che era
stato chiuso e custodito dai cherubini: ...e (Dio) pose ad oriente del
giardino dell’Eden i cherubini e la spada della fiamma folgorante, per
custodire il cammino dell’albero della vita (Gen 3,24), e la Vergine che
vede fiorire l’Albero della Vita, cioè Cristo, il Verbo di Dio. Notiamo ancora
che il testo sottolinea che l’Albero della Vita fiorisce nella grotta, cioè
nascosto, nel mistero; l’Albero della Vita apparirà agli uomini, chiaramente e
visibilmente, quando lo si vedrà non più nella grotta ma sulla montagna, cioè
innalzato in croce nel Calvario dove, come vediamo nell’iconografia, chi rimane
nella grotta, nel buio, sotto la croce è il teschio del vecchio Adamo.
Nel Nuovo Testamento
alcune teofanie sono presentate nel mistero -la nascita di Gesù, il Verbo di
Dio, il suo battesimo nel Giordano- e ricordiamo che anche l’iconografia di queste
teofanie le presenta nella grotta, nel buio del fiume Giordano, nell’abisso
dell’Ade; mentre le altre sono presentate in modo chiaro, all’aperto, sulla
montagna: la sua Trasfigurazione, la sua crocifissione, la sua Ascensione.
Cerchiamo anche di leggere le feste liturgiche bizantine in parallelo tra i
testi biblici, liturgici e l’iconografia di ogni festa. Questa è la prima parte
del tropario: Preparati, Betlemme, l’Eden viene aperto a tutti; esulta,
Efrata, perché l’Albero della vita, nella grotta, fiorisce dalla Vergine.
La seconda parte del
tropario: Paradiso spirituale si è mostrato il suo seno, nel quale (si
trova) il frutto divino, di cui, mangiandone, vivremo e non moriremo come Adamo,
sviluppa il paragone tra il Paradiso e il grembo di Maria. Ancora un testo
biblico c’è alla base, Gen 2,8: Il Signore Dio fecce germogliare dal suolo
(del giardino) ogni sorta di alberi... tra cui l’albero della vita in mezzo al
giardino...; e poi ancora Gen 2,8: Il Signore Dio diede questo comando
all’uomo: “Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero
della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne
mangiassi, certamente moriresti…”. Mentre l’albero del Paradiso è diventato
sorgente di morte per Adamo, dal seno di Maria invece germoglia il Frutto della
Vita per coloro che ne mangiano; ...io sono il Pane della Vita... dice
Gesù a Gv 6,35. Qui vorrei attirate l’attenzione sulla presenza di Maria, la
Madre di Dio, nella celebrazione della Divina Liturgia, presenza molto
particolare, dalla particella di pane messa “alla destra dell’Agnello” sul
disco; poi alla conclusione delle diverse intercessioni; e ancora alla prima
delle commemorazioni dopo l’epiclesi. Maria è presentata e nominata sempre come
Theotokos, come Madre di Dio, cioè legata direttamente e
inseparabilmente al mistero dell’Incarnazione del Verbo di Dio: ne è lo
strumento e ne è pure il principale testimone umano -nell’icona di Natale Maria
guarda il Neonato-, ed è in questo senso che Ella è presente nella celebrazione
della Divina Liturgia, cioè un posto che le viene dalla sua divina maternità.
La Madre di Dio viene commemorata in modo speciale subito dopo l’epiclesi, cioè
a sottolineare che lo stesso Spirito Santo che nel suo grembo ha fatto divenire
carne il Verbo di Dio, adesso ha fatto divenire il pane ed il vino il Corpo ed
il Sangue di Cristo.
La terza parte de
tropario: Cristo è nato per rialzare l’immagine caduta (dell’uomo),
contiene una chiara conclusione cristologica. Ancora dei testi biblici da
sottolineare: L’uomo fatto a immagine di Dio -Gen 1,26- viene riportato a l’immagine
persa a causa del peccato, cf., Col 3,10; l’uomo, Adamo, fatto a immagine e
somiglianza di Dio verrà rialzato -risuscitato- da Cristo stesso nella sua
Pasqua; quindi il tropario collega la nascita di Cristo e la sua Pasqua: Cristo
è nato per rialzare -risuscitare- l’immagine caduta (dell’uomo).
Ho cercato di sviscerare
un testo liturgico per cercare di vedere, scoprire, un po lo sfondo, cioè per
riscoprire un fatto fondamentale, cioè:
-Un testo liturgico è
il frutto di una lectio -una lettura- della Parola di Dio; forse non si
dovrebbe mai parlare di testi biblici e testi non biblici nella liturgia. La
preghiera di ogni Chiesa cristiana è il frutto della sua lectio e della
sua esegesi della Parola di Dio.
-Un testo liturgico è
il frutto di una lectio della fede della Chiesa. Il testo liturgico -la
liturgia- vive e celebra quello che la Chiesa crede. Quindi la liturgia non è
mai devozionale -guai se lo diventa- ma teologica.
-Un testo liturgico è
il frutto di una lectio della fede di ogni cristiano, di ognuno di noi.
La liturgia diventa fonte di preghiera per ogni cristiano.
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