martedì 31 gennaio 2023

 

Icona della festa dell’Incontro

Rallis Kopsidis

Cattedrale Santissima Trinità, Atene


La festa del 2 febbraio nella tradizione bizantina

Oggi Cristo come bambino è presentato a Dio Padre da Vergine Madre

La tradizione bizantina, come anche le altre tradizioni liturgiche cristiane orientali ed occidentali, celebrano come una grande festa il quarantesimo giorno dopo la nascita di Cristo; si tratta della festa del suo ingresso, della sua presentazione al tempio, come la troviamo narrata nella pericope evangelica di Lc 2, 22-40. La peregrina Egeria, già nella seconda metà del IV secolo, ci parla di questa celebrazione a Gerusalemme, presso la basilica dell’Anastasi (della Risurrezione), e la paragona quasi alla festa di Pasqua: “valde cum summo honore hic celebrantur… cum summa laetitia ac si per Pascha…”. Tra il V-VI secolo la festa si celebra già ad Alessandria, ad Antiochia e a Costantinopoli e, alla fine del VII secolo viene introdotta a Roma da papa Sergio I (687-701). In tutte le liturgie cristiane, oltre a celebrare il fatto evangelico narrato a Lc 2, la festa del 2 febbraio ha un senso fortemente pasquale, e ne è un annunzio evidente come mettono in rilievo i testi della liturgia.

Nella tradizione bizantina la festa del 2 febbraio porta come titolo “Υπαπαντή”, termine che può essere tradotto come “Incontro”, in quanto i testi liturgici bizantini sottolineano fortemente, a partire dalla narrazione evangelica di Lc 2, l’incontro tra la vecchia umanità rappresentata dagli anziani Simeone ed Anna, e la umanità nuova, rinnovata e redenta, presente nel Dio che si è fatto Bambino neonato che oggi è presentato al tempio del Signore. Un incontro che diventa preannuncio, profezia di quell’altro definitivo incontro tra la vecchia e la nuova umanità, tra il vecchio Adamo ed il nuovo Adamo, incontro che avverrà pienamente il Sabato Santo quando Cristo, scendendo nell’Ade prenderà per mano Adamo ed Eva e li riporterà nel paradiso. Allo stesso modo che oggi il Bambino di quaranta giorni incontra Simeone ed è accolto nelle sue braccia, lì, nell’Ade, Cristo stesso incontrerà e prenderà per mano Adamo ed Eva e li riporterà in paradiso.

La festa odierna ha un giorno immediatamente prefestivo il 1° febbraio, e un’ottava che arriva fino al giorno 9 febbraio. In un articolo precedente avevo fatto una lettura di alcuni tropari della festa; in questo voglio trattenermi un po nei tropari del giorno prefestivo e sottolinearne alcuni aspetti importanti.

Un primo punto che la liturgia di questo giorno mette in evidenza è la centralità del mistero dell’incarnazione del Verbo e Figlio di Dio, che per la nostra salvezza nella carne si fa bambino, “con tremendo prodigio si fa bambino” afferma uno dei tropari, cioè si fa uno di noi; ed è tutta la Chiesa che lo accoglie in questo suo incarnarsi, farsi uomo: “La sacra Chiesa si prepara ad accogliere in sé il Signore che viene come bambino e fa spiritualmente risplendere di grazie la sua fedelissima assemblea amante di Dio; a lui essa acclama: Tu sei la gloria, il vanto e l’ornamento del mio popolo, o Verbo, che per me, secondo la carne, ti sei fatto bambino”.

Un secondo tropario del giorno prefestivo ci fa incontrare un doppio aspetto che troviamo anche in molti dei testi della festa: da una parte i titoli cristologici dati alla Madre di Dio; essa è: “talamo, dimora, tempio santo…”; dall’altra parte la dimensione anche sponsale che ha la festa odierna, cioè l’ingresso di Cristo nel tempio è presentato come un suo fidanzamento con la Chiesa e con l’umanità intera, il cui sposalizio avverrà pienamente nella sua croce: “Il luminosissimo talamo, la preziosissima dimora, il tempio santo e spazioso, introducendo il Signore nei penetrali del tempio, lo fidanza alla sua sacra Chiesa, supplicando perché siano liberati dalla corruzione e dai pericoli quanti incessantemente glorificano lei come realmente Madre di Dio”.

Simeone ed Anna sono presentati come tipo di coloro che nella speranza aspettano il Signore. L’anziano Simeone accogliendo tra le braccia il bambino, addirittura è messo in parallelo con Mosè accogliendo sul monte Sinai le tavole della legge: “Oggi Simeone accoglie tra le braccia il Signore della gloria, che un tempo Mosè contemplò nascosto nella caligine, quando sul monte Sinai gli diede le tavole della Legge. Questi è colui che parla nei profeti, questi è l’autore della Legge; questi è colui che Davide annuncia, tremendo per tutti, colui che possiede la grande e ricca misericordia”.

Altri dei testi riprendono un aspetto che trovavamo presente anche nei tropari di Natale, cioè la redenzione dell’uomo, e di tutta l’umanità, è vista come una nuova creazione che avviene nell’incarnazione del Verbo di Dio: “Lo splendore trisolare, visibilmente rifulso dalla Vergine in modo nuovo, ha ineffabilmente illuminato tutto l’universo con i bagliori della Divinità più che fulgida… Per riparare la rovina sopraggiunta ai mortali dalla trasgressione di Adamo, Cristo è apparso, facendosi bambino dalla Vergine, senza mutamento… Il celeste coro degli angeli celesti, sporgendosi verso la terra, vede giunto al tempio, portato come bambino da Madre ignara d’uomo, il primogenito di ogni creatura…”. La creazione “rovinata” in Adamo, viene “ricreata” in Cristo.

Il mistero dell’incarnazionme del Verbo di Dio viene di nuovo ripreso in altri tropari, in un unico canto sia della redenzione adoperata da Cristo, sia della sua generazione eterna dal Padre e della sua nascita verginale da Maria: “Colui che è insieme al Padre sul trono santo, venendo sulla terra è stato partorito dalla Vergine, ed è divenuto bambino, lui che non è circoscrivibile dal tempo… Accogliendo tra le tue vecchie mani, o Simeone, il Cristo Dio nostro divenuto bambino nella carne da Madre ignara d’uomo, hai gloriosamente ricevuto la rivelazione del tuo esodo; hai ottenuto la perenne grazia dei prodigi… Senza contaminazione Cristo nasce dalla Vergine, come dal Padre, senza mutamento, Figlio generato prima della stella del mattino: lui che redime Adamo… Apritevi, porte dei cieli: perché Cristo, nel tempio, come bambino è presentato a Dio Padre da Vergine Madre…”. Il tropario mette bellamente in parallelo la generazione eterna del Figlio e la sua nascita verginale da Maria.

Il Signore, nella sua incarnazione, diventa piccolo, si fa uno di noi, ed è accolto e portato nelle braccia di Simeone. La vecchia umanità, redenta, diventa tempio e dimora della nuova umanità: “Il Creatore del cielo e della terra è oggi portato tra le braccia dal santo vecchio Simeone…”.