lunedì 30 dicembre 2019





Icone etiopiche.
Espressioni, volti, atteggiamenti di meraviglia
          Durante i miei anni di soggiorno a Roma ho potuto raccogliere, sia a Roma stessa sia anche a Milano, un bel numero di icone appartenenti alla tradizione della Chiesa etiopica.
          Voglio iniziare a contemplare un attimo alcuni degli atteggiamenti e delle espressioni dei volti che manifestano meraviglia stupore, qualcuna pare anche timore. Espressioni che si trovano soprattutto nelle rappresentazioni della crocefissione di Cristo, e in modo speciale nella Madre di Dio e nei santi che sono attorno e ai piedi della croce. Alcune delle espressioni sono anche del Crocefisso stesso.
          Inizio semplicemente la raccolta di questi volti, a modo di inventario. Poi in un secondo momento mi piacerebbe farne un commento.


sabato 28 dicembre 2019


Note a proposito di una preghiera attribuita a Mar Filosseno di Mabbug.

          Nel Shebitho, che è un libro che contiene una raccolta di preghiere delle Chiese Siriache, e che ho recentemente tradotto in italiano (cf., Manuel Nin, Shebitho. Preghiere della Chiesa Siriaca, Centro Ambrosiano, Milano 2019), troviamo diverse preghiere attribuite a Filosseno di Mabbug, un vescovo siriaco del VI secolo. Sono delle preghiere lunghe, indirizzate sempre a Cristo.
          Mi soffermo un attimo in un frammento di una di queste lunghe preghiere che troviamo nella raccolta per la preghiera dell’ora di mezzogiorno.

          Nel primo paragrafo, notate la fiducia dell’orante verso il Signore che è misericordioso e fonte di perdono. L’autore usa ripetere con dei sinonimi le sue richieste: a te io supplico e da te io chiedo…
          Nel secondo paragrafo troviamo un tema che si ripete spesso nelle formule di preghiera nella tradizione siriaca: la preghiera vista come un bussare alla porta della misericordia del Signore: …io che busso alla porta della tua misericordia… Il dono che viene dal Signore nella preghiera è sempre la sua grazia e la sua forza: …la tua grazia, Signore, venga in mio aiuto e mi rafforzi  e mi assista…
          Nel terzo paragrafo voglio notare l’espressione “pregare una preghiera pura”, cioè una preghiera che nasce da un cuore puro. La tradizione siriaca spesso parlerà della purezza di cuore con due termini che sono in qualche modo sinonimi: “purezza” e “limpidezza”, visti i due termini come un progredire nel configurarsi dell’uomo con Cristo. Ancora sottolineo l’espressione che segue: “pregare una preghiera pura… che prema la tua misericordia”. Il termine “prema” indica lo spingere a far qualcosa, quasi un provocare ad agire.
          Infine nel paragrafo 4, l’espressione “Rendimi degno di una preghiera robusta”. Il termine robusta è sinonimo di “forte”, “costante”, ed è la stessa parola che nel Trisagio troviamo come seconda acclamazione: “Santo Forte”. Questa preghiera robusta, forte, infine è quella che configura il cristiano con Cristo nel mistero della sua croce.

1.A te che sei Dio vero e Signore delle sante potenze,
a te quindi che sei misericordioso e che perdoni,
compassionevole e pieno di amore,
a te io supplico e da te io chiedo
che la tua misericordia abbondi sulla mia debolezza,
e mi perdoni i miei debiti con la tua compassione.
ܠܟ ܕܐܝܬܝܟ ܐܠܗܐ ܫܪܝܪܐ ܘܡܪܝܐ ܕܚܝܠܘܬܐ
ܠܟ ܗܟܝܠ ܗܘ ܕܐܝܬܝܟ ܚܝܘܣܬܢܐ ܘܫܒܘܩܐ
ܡܪܚܡܢܐ ܘ ܡܠܐ ܚܘܒܐ.
ܠܟ ܡܬܟܫܦ ܐܢܐ ܘܡܢܟ ܒܥܐ ܐܢܐ
ܕܬܫܦܥ ܪܚܡܝܟ ܥܠ ܡܚܝܠܘܬܝ
ܘܬܚܣܐ ܠܝ ܚܘܒܝ ܒܚܢܢܟ.

2.Ascoltami, Signore, io che busso
alla porta della tua misericordia,
e manda su di me la tua redenzione
ed essa mi liberi dai miei peccati.
Rispondimi Signore perché a te io supplico,
e non mi allontanare da te
quando sono nella confusione.
La tua grazia, Signore, venga in mio aiuto,
e mi rafforzi e mi assista.
ܫܡܥܝܢܝ ܡܪܝ ܕܢܩܫ ܐܢܐ
ܒܬܪܥܐ ܕܪܚܡܝܟ
ܘܫܕܪ ܠܝ ܦܘܪܩܢܝܟ
ܐܫܬܘܙܒ ܡܢ ܚܛܗܝ
ܥܢܝܢܝ ܡܪܝܐ ܕܡܬܟܫܦ ܐܢܐ ܠܟ
ܘܠܐ ܐܗܦܘܟ ܡܢ ܠܘܬܟ
ܒܕܒܗܝܬ ܐܢܐ
ܛܝܒܘܬܟ ܡܪܝ ܬܐܬܐ ܠܐܝܠܝ
ܘܬܚܝܠܢܝ ܘܬܥܕܪܢܝ

3.Insegnami a pregare una preghiera pura alla tua presenza
che prema la tua misericordia
a essere mandata sulla mia debolezza.
Dissipa, Signore, la caligine dei peccati
che copre la conoscenza della mia anima,
e custodisci per te il mio spirito
nella purezza senza macchia,
come tu lo creasti in me
nella prima bellezza della sua natura,
tutto il tempo della mia vita.
ܐܠܦܝܢܝ ܡܪܝ ܠܡܨܠܝܘ ܩܕܡܝܟ ܨܠܘܬܐ ܕܟܝܐ
ܗܝ ܕܥܨܝܐ ܠܪܚܡܝܟ
ܕܢܫܬܕܪܘܢ ܠܡܚܝܠܘܬܝ
ܩܦܘܠ ܡܪܝ ܠܥܪܦܠܐ ܕܚܛܗܐ
ܕܦܪܝܣܐ ܥܠ ܝܕܥܬܗ ܕܢܦܫܝ
ܘܢܛܪܝܗ ܠܟ ܠܪܘܚܝ
ܕܟܝܐܝܬ ܕܠܐ ܡܘܡܐ
ܐܝܟ ܕܒܪܝܬܗ ܒܝ
ܒܫܘܦܪܐ ܩܕܡܝܐ ܕܟܝܢܗ
ܟܠܗ ܙܒܢܐܕܚܝܝ.

4.Rendimi degno, Signore, di una preghiera robusta,
quella che supera i principati
e le potenze e le signorie
e le potestà e le schiere celesti,
in cui io possa fruire e desiderare
le sofferenze della tua croce,
Cristo, mio Redentore.
ܐܫܘܢܝ ܡܪܝ ܠܨܠܘܬܐ ܚܝܠܬܢܝܬܐ
ܗܝ ܕܦܣܥܐ ܠܥܠ ܡܢ ܐܪܟܐܤ
ܘܫܘܠܛܢܐ ܘܡܪܘܬܐ
ܘܚܝܠܘܬܐ ܕܪܘܡܐ ܥܠܝܐ
ܕܒܗ ܐܬܒܣܡ ܘܐܬܪܓܪܓ
ܠܚܫܘܗܝ ܕܙܩܝܦܟ
ܡܫܝܚܐ ܦܪܘܩܝ

+P. Manuel Nin
Esarca Apostolico
Atene



mercoledì 25 dicembre 2019


Santo Natale (25 dicembre 2019)
                                               (Ga 4, 4-7; Mt 2, 1-12)

Benedetto il nostro Dio, nato oggi nella carne per la nostra salvezza, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amin.

Carissimi fratelli, quando giunse la pienezza del tempo, Dio inviò il suo Figlio... Queste parole di Paolo che abbiamo sentito nella lettura della lettera ai Galati, si adempiono oggi per noi; oggi il Figlio di Dio, fattosi uomo, ci porta all’adozione come figli di Dio per poter ricevere il dono dello Spirito. E come tali, come figli, ci accostiamo, assieme ai magi del vangelo a adorare Colui che oggi è nato.

Perché, però, i cristiani, celebriamo il Natale, la nascita duemila anni fa, nella carne, del Verbo di Dio? Perché ancora oggi, come duemila anni fa, ci uniamo al coro degli angeli e dei pastori, ci avviciniamo come i magi ad adorare quel neonato? Uno dei tropari del vespro ce ne dà la chiave, e ci indica quale deve essere il nostro atteggiamento come uomini, come figli di Dio, di fronte a questo grande mistero che allo stesso tempo si manifesta nella piccolezza, nella nostra piccolezza; il mistero cioè della condiscendenza, della misericordia, dell’amore di Dio.

Che cosa ti offriremo, o Cristo? Tu per noi sei apparso, uomo, sulla terra! Ciascuna delle creature da te fatte ti offre il rendimento di grazie: gli angeli, l’inno; i cieli, la stella; i magi, i doni; i pastori, lo stupore; la terra, la grotta; il deserto, la mangiatoia: ma noi ti offriamo la Madre Vergine. O Dio che sei prima dei secoli, abbi pietà di noi.

Ciascuna delle creature, offre al Verbo di Dio il rendimento di grazie; ed il tropario enumera i diversi doni: gli angeli, l’inno; i cieli, la stella; i magi, i doni; i pastori, lo stupore; la terra, la grotta; il deserto, la mangiatoia. Cosa offriamo noi al Signore? Il testo del tropario indica: noi ti offriamo la Madre Vergine, cioè colei che è stata pronta ad ascoltare la Parola e ad accoglierla; Colei che ha detto sì nell’umiltà, essa noi l’offriamo a Cristo stesso. E in essa si offre la Chiesa per accogliere l’umanità del Verbo, che la salva. In essa ancora si offre tutta l’umanità per essere salvata, ricreata, riportata alla prima bellezza.

Perché i cristiani celebriamo il Natale? Lo celebriamo perché il Verbo di Dio, nella sua nascita, nella sua umiliazione ci ha indicato il cammino per seguirlo ed anche il cammino per trovarlo. Il cammino per seguirlo per il fatto che essere cristiani, essere figli nel Figlio, citando ancora il testo di Paolo nella lettera ai Galati, vorrà dire condividere, compartecipare alla sua umiliazione, alla sua croce. La manifestazione a cui i pastori, i magi, ognuno di noi siamo portati, è la piccolezza di un neonato, messo in una mangiatoia, in una grotta; la manifestazione, la teofania di Dio passa per la piccolezza. Il cammino per trovarlo, perché Lui prosegue la sua umiliazione, la sua kenosi attraverso tanti dei nostri fratelli che soffrono, che partecipano nella propria vita alla sua croce. Ci volle allora veramente dell’audacia per riconoscere che il Dio che è prima dei secoli, la Parola e il Figlio eterno del Padre, si offre oggi a noi, neonato, in una mangiatoia. È l’inizio di quel abbassamento che lo condurrà dall’altare della mangiatoia all’altare della croce, a quello del sepolcro, infine a quello della Divina Liturgia. Sempre nei segni della piccolezza, dell’abbassamento, dell’umiliazione.

Che il Signore nostro Dio, che è nato in una grotta ed è stato deposto in una mangiatoia per la nostra salvezza, ci dia di vivere e celebrare la sua nascita nella gioia, nella preghiera, nella comunione, Lui che regna col Padre e lo Spirito Santo, nei secoli. Amin.


ΧΡΙΣΤΟΥΓΕΝΝΑ 25/12/2019
(Γαλ. 4, 4-7 Ματθ. 2, 1-12)

       Ευλογημένος ο Θεός μας, ο οποίος σήμερα έγινε άνθρωπος για τη σωτηρία μας, τώρα και πάντοτε, και στους αιώνες των αιώνων Αμήν.

          Αγαπημένα μου αδέλφια,
Όταν ήρθε το συμπλήρωμα του χρόνου, ο Θεός έστειλε τον Υιό του… Οι λέξεις του Αποστόλου Παύλου τις οποίες ακούσαμε από την προς Γαλατάς επιστολή, εκπληρώνονται σήμερα για μας. Σήμερα ο Υιός του Θεού, που έγινε άνθρωπος, μας οδηγεί στην υιοθεσία ως παιδιά του Θεού, για να λάβουμε το δώρο του Αγίου Πνεύματος. Και σαν παιδιά του Θεού πλησιάζουμε, μαζί με τους μάγους του Ευαγγελίου, να προσκυνήσουμε Εκείνον που σήμερα γεννήθηκε.

          Αλλά γιατί οι Χριστιανοί γιορτάζουμε τα Χριστούγεννα, την γέννηση του Χριστού πριν από δύο χιλιάδες χρόνια, «κατά σάρκα», δηλαδή στην ανθρώπινη φύση του Λόγου του Θεού; Γιατί ακόμα και σήμερα, όπως πριν από δύο χιλιάδες χρόνια, ενωνόμαστε με τον χορό των αγγέλων και των ποιμένων, πλησιάζουμε μαζί με τους μάγους να προσκυνήσουμε το νεογέννητο θείο βρέφος;  Ένα από τα τροπάρια του εσπερινού μας δίνει το κλειδί για την απάντηση, και μας δείχνει ποια πρέπει να είναι η ανθρώπινη στάση μας, ως παιδιών του Θεού, μπροστά σ’ αυτό το μεγάλο μυστήριο, το οποίο ταυτόχρονα εκδηλώνεται στη μικρότητα, στη δικιά μας μικρότητα δηλαδή το μυστήριο της θεϊκής συγκατάθεσης, της ευσπλαχνίας, της αγάπης του Θεού.

          «Τι να σου προσφέρουμε, Χριστέ;  Εσύ εμφανίστηκες για μας ως άνθρωπος επάνω στη γη! Καθένα από τα δημιουργήματά σου, τα οποία εσύ έπλασες, σου προσφέρει την ευγνωμοσύνη του: οι άγγελοι τον ύμνο οι ουρανοί τον αστέρα οι μάγοι τα δώρα οι ποιμένες τον θαυμασμό τους, η γη το σπήλαιον, η έρημος την φάτνη, αλλά εμείς σου προσφέρουμε την Μητέρα και  Παρθένα. Ώ Θεέ προαιώνιε, ελέησέ μας».

           Καθένα από τα δημιουργήματα προσφέρει στον Λόγο του Θεού την ευγνωμοσύνη του. Το τροπάριο απαριθμεί τα διάφορα δώρα, οι άγγελοι τον ύμνο, οι ουρανοί τον αστέρα, οι μάγοι  τα  δώρα οι ποιμένες τον θαυμασμό τους, η γη το σπήλαιον, η έρημος την φάτνη. Τι προσφέρουμε εμείς στον Κύριο;  Το κείμενο του τροπαρίου μας δείχνει: εμείς σου προσφέρουμε την Μητέρα Παρθένα, δηλαδή εκείνη η οποία ήταν πρόθυμη να ακούσει τον Λόγο του Θεού, και να τον δεχθεί Αυτή, η οποία με ταπεινοφροσύνη είπε το ΝΑΙ στο θέλημα του Θεού, εμείς την προσφέρουμε στον ίδιο τον Χριστό. Και στο πρόσωπο Αυτής προσφέρεται η Εκκλησία, για να υποδεχθεί την ανθρώπινη φύση του Λόγου του Θεού, η οποία μας σώζει. Στο πρόσωπό της επίσης προσφέρεται όλη η ανθρωπότητα, για να σωθεί, να ξαναδημιουργηθεί, για να επανέλθει στην πρωταρχική της ωραιότητα.

          Γιατί οι χριστιανοί γιορτάζουμε τα Χριστούγεννα;  Τα γιορτάζουμε γιατί ο Υιός του Θεού με τη γέννησή του, με την ταπεινοφροσύνη του, μας έδειξε την πορεία που πρέπει να ακολουθήσουμε για να βρεθούμε στα ίχνη του, για να τον βρούμε. Η πορεία μας για να τον ακολουθήσουμε για μας τους χριστιανούς  σημαίνει να είμαστε παιδιά μαζί με τον  Υιό του Θεού.

Αναφέροντας και πάλι το κείμενο του Αποστόλου Παύλου από την προς Γαλάτας επιστολή, η πορεία μας αυτή σημαίνει να συμμεριζόμαστε, να συμμετέχουμε στην ταπεινοφροσύνη του Χριστού, στο Τίμιο Σταυρό του. Η θεϊκή φανέρωση, προς την οποία οδηγούμαστε ο καθένας μας, μαζί με τους ποιμένες και τους μάγους είναι η μικρότητα του νεογέννητου θείου βρέφους, μέσα στη φάτνη, μέσα στο σπήλαιο, η θεϊκή φανέρωση, η Θεοφάνεια του Θεού, περνά μέσα από την μικρότητα.

Αυτή η μικρότητα είναι η πορεία μας για να τον βρούμε, γιατί Αυτός συνεχίζει την ταπεινοσύνη του, τη θεϊκή του «κένωση», διαμέσου των αδελφών μας οι οποίοι υποφέρουν, οι οποίοι συμμετέχουν στη ζωή του και στον Σταυρό του. Επομένως χρειαζόμαστε μεγάλη τόλμη για να αναγνωρίσουμε ότι ο Θεός είναι προαιώνιος, πριν από τους αιώνες, και ότι ο Λόγος του είναι ο αιώνιος Υιός του Πατέρα, και προσφέρεται σήμερα για μας, ως νεογέννητο βρέφος μέσα στη φάτνη.

Πρόκειται για την απαρχή της ταπεινώσεως εκείνης, ο οποία θα τον οδηγήσει από το ιερό βήμα της φάτνης, στο ιερό βήμα του Σταυρού, στο ιερό βήμα της Θείας Ευχαριστίας. Και όλα αυτά πάντοτε κάτω από τα σημεία της μικρότητας, της θεϊκής «κενώσεως» (του «αδειάσματος» του Θεού), της ταπεινοφροσύνης.

          Είθε ο Κύριος και Θεός μας, ο οποίος γεννήθηκε σε ένα σπήλαιο και τοποθετήθηκε σε μία φάτνη για τη σωτηρία μας, να μας αξιώσει να ζούμε και να γιορτάζουμε τη γέννησή του μέσα στη χαρά, μέσα στην προσευχή, μέσα στην εκκλησιαστική κοινωνία, Αυτός που βασιλεύει μαζί με τον Πατέρα και το Άγιο Πνεύμα, στους αιώνες των αιώνων Αμήν.-

lunedì 23 dicembre 2019


Dittico etiopico

Cari amici,
Preparando la celebrazione del Natale, vi condivido la bellezza e la profondità teologica di due dei tropari del vespro del giorno 24 dicembre.

Vedendo l’inesplicabile concezione e la nascita ineffabile, la Vergine era colta da stupore, e insieme godendo e piangendo diceva: Porgerò io la mammella a te che nutri l’universo, oppure ti celebrerò come mio Figlio e Dio? Come mi rivolgerò a te, o Signore che non puoi essere nominato?

νερμνευτον Σλληψιν, κα νκφραστον Γννησιν, Παρθνος βλπουσα, κατεπλττετο, κα προσεφθγγετο χαρουσα, μο κα δακρουσα· πιδσω σοι μαζν, τ τ σμπαντα τρφοντι, μνσω σε, ς Υἱὸν κα Θεν μου; ποαν ερω, π σο προσηγοραν, κατονμαστε Κριε;

Prepàrati, o grotta: perché viene l’agnella, portando in seno il Cristo. Ricevi, o greppia, colui che con la parola ha liberato noi abitanti della terra dal nostro agire contro ragione. Pastori che pernottate nei campi, testimoniate il tremendo prodigio. E voi magi dalla Persia, offrite al Re oro, incenso e mirra: perché è apparso il Signore dalla Vergine Madre. Inchinandosi davanti a lui come serva, la Madre lo ha adorato, dicendo a colui che portava fra le brac­cia: Come sei stato seminato in me? O come in me sei stato generato, mio Redentore e Dio?

Σπλαιον ετρεπζου· μνς γρ κει, μβρυον φρουσα Χριστν. Φτνη δ ποδχου, τν τ λγ λσαντα, τς λγου πρξεως μς τος γηγενες· Ποιμνες γραυλοντες, μαρτυρετε θαμα τ φρικτν· κα Μγοι κ Περσδος, χρυσν κα λβανον κα σμρναν, τ Βασιλε προσξατε, τι φθη Κριος κ Παρθνου Μητρς· ν περ κα κψασα δουλικς, Μτηρ προσεκνησε, κα προσεφθγξατο τ ν γκλαις ατς· Πς νεσπρης μοι; πς μοι νεφης, λυτρωτς μου κα Θες;

        In questi testi vediamo in primo luogo lo stupore di Maria, ed anche di tutti noi credenti, davanti al mistero che si compie in lei. Notiamo le espressioni come: inesplicabile concezione e nascita ineffabile (ανερμνευτον Σλληψιν, κα νκφραστον Γννησιν)… E la domanda di Maria: Porgerò io la mammella a te che nutri l’uni­verso…? ti celebrerò come mio Figlio e Dio? Espressioni che nascono dalla professione di fede nella divino umanità del Verbo di Dio incarnato. Lo stupore e la meraviglia di Maria e della Chiesa prosegue nel secondo dei tropari presentati di seguito: Inchinandosi davanti a lui come serva, la Madre lo ha adorato (κα κψασα δουλικς, Μτηρ προσεκνησε), dicendo a colui che portava fra le brac­cia: Come sei stato seminato in me? O come in me sei stato generato, mio Redentore e Dio?
       
        Nel secondo tropario troviamo quasi una descrizione o un commento dell’icona del Natale che a sua volta raccoglie le pericopi evangeliche di Matteo e di Luca sulla nascita di Cristo e la manifestazione ai pastori e ai magi, pericopi che vengono lette nelle diverse celebrazioni del giorno 25 dicembre. Notiamo il titolo dato a Maria come agnella: Prepàrati, o grotta: perché viene l’agnella (μνς), portando in seno il Cristo.

+P. Manuel Nin