sabato 16 luglio 2016

         Venerdì 15 luglio. Ieri sera un nuovo attentato terrorista a Nizza in Francia. Un grosso tir si è abbattuto sulla folla che festeggiava il 14 luglio, festa nazionale in Francia. Sembra che non ci sono dubbi sulla natura terroristica islamica dei fatti. Un’ottantina di morti e tantissimi feriti. Siamo di fronte ad un nuovo e terribile fatto di una guerra ormai non più nel sottosuolo del terzo mondo neppure nel sottovoce del commercio delle armi, ma nel bel mezzo della vecchia Europa, nel cuore di colei che a nome di un dialogo, di un’amicizia fraterna non ha saputo avere gli occhi aperti di fronte non dico ad una religione (perché forse di religione non si tratta), ma di fronte ad una ideologia che non soltanto spinge alla distruzione e alla morte, ma che pretende di premiare coloro che ci riescono. E insisto che non siamo di fronte a una guerra di religione, ma ad una guerra di ideologie, guerra di potere che coinvolge da una parte una posizione socio politica ed economica che si vuole agnostica, nel libero pensiero debole, e dei gruppi islamici dall’altra, gruppi costituiti pure loro in stato, in potere, in mosse economiche e strategiche che hanno perso di vista quello che di più sacro c’è, cioè la vita umana. Dico che da una parte siamo di fronte ad una posizione politica agnostica perché di pensiero cristiano non si tratta, ma di una situazione di mancanza di perno di pensiero umano e spirituale, a nome di una libertà e di una tolleranza, che dall’altra parte non è contemplata in modo più assoluto. Un’Europa stanca, invecchiata in tutti gli ambiti della sua vita, che non genera né vita né pensiero né speranza. Volendo o no, la memoria va a dieci anni fa in quel settembre 2006 e alle parole (illuminate!? profetiche!?) di Benedetto XVI, di quell’anziano professore che di nuovo dalla sua cattedra “leggeva” il pensiero medievale (ma attuale come non mai!) e lo faceva da storico lucido per quello che era accaduto e poteva accadere nella storia; da teologo che sapeva portare la Parola incarnata e crocefissa in un primo piano ormai quasi sconosciuto e sicuramente incomodo a molti; da pastore che vegliava attentamente sul suo gregge, sulla sua vigna che la mano del Signore aveva piantata.
Superata (forse!) una ideologia, una situazione di neo manicheismo che per decenni nel secolo scorso divideva (uso questa parola in piena consapevolezza!) la società, la Chiesa, il pensiero europeo in due fazioni opposte tra buoni e cattivi, tra destra e sinistra, tra conservatori e progressisti, tra un “prima” che si demonizzava ed un “dopo” che quasi si divinizzava, ideologia (per qualcuno quasi vangelo fosse!) che serpeggiava durante il xx secolo e fatta bandiera dal pensiero marxista che l’aveva messa come linfa vitale del suo agire… Ideologia che noi cristiani non possiamo metterla nuovamente nel nostro foglio di rota, benché la tentazione c’è e come!
“Noi che sempre abbiamo voluto dialogare… Noi che sempre abbiamo accolto… Noi che siamo sempre disposti ad aiutare, accogliere, rinunciare per… Noi che abbiamo voluto vivere e vogliamo ancora vivere il Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo”… Ci accorgiamo che per noi questo “noi” esiste e deve esistere, ma i fatti come quello di oggi a modo di “shock” ci fanno diventare consapevoli che di fronte al “noi” un “voi” non esiste, non è contemplato.
         Vedere le immagini di quel tir che falciava vite umane, vite giovani e vecchie che festeggiavano una rivoluzione di più di duecento anni fa, e che si sono trovate tagliate dalla gioia e dalla vita a causa di un’altra pseudo rivoluzione che non porta nessun cambiamento ma un semplice ribaltamento (sicuramente neanche!) pure lui neo manicheo, vedere quelle immagini, vedere la bambina morta con la bambola accanto, come l’immagine del bambino annegato sulla spiaggia di qualche mese fa, immagini che rimbalzano sulle reti sociali, toccano sicuramente anzi scuotono. Ma che debbono riportarci all’icona, l’unica forse, del Verbo di Dio incarnato, crocefisso, morto e risorto.
         Il perdono è Vangelo, e lo deve essere nella nostra (non ideologia ma vita!), perdono che va rinnovato ogni giorno fino a sette, settanta volte sette… sempre. Questa è la nostra (apparente) debolezza ma (sicuramente) la nostra forza. Ma (è pure Vangelo!) semplici come le colombe, svegli come i serpenti. Dal Signore appeso alla croce e risorto dai morti, ai primi martiri, ai martiri cristiani di sempre per i quali non ci sono stati mai dei buoni e cattivi, per i quali non c’è un “prima” e un “dopo” ma unicamente Colui che è ieri, ora e sempre.