La
cattedra della carità
Nelle
riflessioni precedenti che vi ho condiviso in queste ultime settimane, vi
informavo un po’ di come ci preparavamo a celebrare una Settimana Santa
“atipica”, e non soltanto ma anche “sofferta”, cioè segnata dal dolore e dalle
rinunce, e che portava una sofferenza ed un dolore al vescovo, ai sacerdoti e
ai fedeli, nella rinuncia forzata per il vescovo ed i sacerdoti a celebrare la
Liturgia con il suo gregge, e per i fedeli nella rinuncia a celebrare la
Liturgia nella chiesa e a ricevere la grazia e la salvezza nel Corpo ed il
Sangue del Signore.
Diversi
di voi mi avete chiesto cosa facesse l’Esarcato per far fronte al Covit-19, o
che avevamo previsto di fare anche in un momento molto precario economicamente sia
per la Grecia, sia in modo molto concreto per la Chiesa Cattolica in Grecia e
per il nostro Esarcato. Oltre alla cura non soltanto pastorale, ma anche e
soprattutto direi “domestica e famigliare” del vescovo verso i sacerdoti
dell’Esarcato, nella sua maggioranza anziani, cura cioè nel quotidiano rimanere
fermi a casa, osservando la quarantena e pregando e celebrando la liturgia
nella cappella di San Giovanni Evangelista nell’interno dell’Esarcato. Una
cura, un impegno “famigliare” che mi fa vivere in modo molto concreto e reale
tutto quanto i Padri della Chiesa hanno affermato del vescovo come: padre,
maestro, economo, medico…. Oltre a questa cura immediata verso i sacerdoti
anziani, dal primo momento della pandemia Covit-19 l’Esarcato Apostolico per i
Cattolici di tradizione bizantina in Grecia, ha voluto mettersi a disposizione
dello Stato e soprattutto del popolo greco, attraverso due strumenti che sono stati
e sono tuttora direi due pietre preziose, due gioielli che lungo la nostra
storia hanno abbellito ed abbelliscono ancora oggi l’Esarcato.
Il
primo gioiello è l’ospedale di Pammakaristos. Da diversi anni l’Esarcato ha
consegnato l’ospedale di Pammakaristos nella sua gestione nelle mani dello stato
greco, e, attraverso la comunità delle suore che prestavano il loro servizio
nell’ospedale, l’Esarcato ne rimane soltanto il proprietario. In questo
ospedale appunto hanno lavorato e servito per decenni le suore della
congregazione della Madre di Dio Pammakaristos, che attualmente hanno la
propria comunità a Kifissià, vicino ad Atene. Quando è scattato l’allarme per
la pandemia del Covit-19, l’ospedale di Pammakaristos, con la benedizione mia
come Esarca Apostolico ed il beneplacito della comunità delle suore, ha messo a
disposizione dei malati che si dovessero ricoverare, tutta la quarta pianta
dell’edificio, che non è utilizzata per degenza in situazioni normali. Inoltre,
le celle del monastero adiacente l’ospedale, dove una volta abitavano le suore
che vi lavoravano, sono state preparate per accogliere medici ed infermieri
impiegati nel far fronte la pandemia.
Il
secondo gioiello è la “Fondazione Pammakaristos per malati autistici”, che si
trova presso il paese di Nea Makri, a una trentina di km di Atene, fondazione
gestita dall’Esarcato stesso attraverso un consiglio direttivo, che in questi
ultimi anni ne ha fatto uno dei centri per la cura dell’autismo più all’avanguardia
in Europa. La Fondazione accoglie normalmente in una presenza giornaliera, o
settimanale o permanente quasi un centinaio di malati sia autistici sia colla
sindrome di Down. Dopo lo scoppio della pandemia del Covit-19, ed essendo
partita la stragrande maggioranza dei malati verso le loro famiglie, ad
eccezione di una decina che sono ragazze orfane senza nessun vincolo con
nessuna famiglia, e che risiedono in modo permanente nella Fondazione; dopo lo
scoppio della pandemia i locali della Fondazione sono stati messi a
disposizione del comune del paese di Nea Makri, per accogliere sia dei malati sia
delle persone in quarantena, sia anche del personale medico sanitario che
dovesse averne bisogno.
Due
realtà, l’ospedale e la Fondazione, che come vi dicevo sono due pietre preziose
per l’Esarcato. Due realtà cattoliche ma pienamente “in piena comunione” col
popolo greco nei diversi momenti che, come l’attuale, lungo la storia recente
lo hanno colpito e lo hanno provato duramente. Questa sarà una Settimana Santa
“atipica” in cui celebreremo la liturgia, celebreremo la nostra fede in modo
forse ridotto, forse soltanto familiare, ma una Settimana Santa in cui
celebreremo e celebriamo sicuramente la carità.
Quando
nel novembre 2019 il cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione
per le Chiese Orientali, è venuto in visita in Grecia, ha dedicato un giorno al
nostro Esarcato, un giorno che abbiamo iniziato con la visita alla Fondazione
Pammakaristos a Nea Makri e abbiamo finito con la preghiera nella chiesa
cattedrale della Santissima Trinità ad Atene. Dopo il pranzo, quando ci stavamo
congedando, il cardinale mi ha detto: “Non ti dimenticare mai che qua (e
lui guardava la chiesa cattedrale) tu hai la cattedra episcopale. Lì alla
Fondazione Pammakaristos hai la cattedra della carità”.
Nelle mie
riflessioni di queste settimane ho accennato alla sofferenza e dolore sia del
vescovo sia dei fedeli in questi giorni di rinunce. Dolore, sofferenza, leniti
però dall’olio dalla carità che viviamo come vescovo, come sacerdoti e come
fedeli dell’Esarcato Apostolico. Con questo spirito cerchiamo di vivere questa
Settimana Santa che è “atipica” sicuramente ma che ci fa tanto ma tanto
cristiani.
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