+P. Manuel Nin
Esarca Apostolico per i cattolici di tradizione bizantina
in Grecia
Ai sacerdoti dell’Esarcato Apostolico per i cattolici di
tradizione bizantina in Grecia.
Carissimi sacerdoti,
Lo scorso 18 dicembre, il Dicastero per la Dottrina della
Fede della Santa Sede ha pubblicato il testo di una dichiarazione, firmata dal
cardinale Prefetto del Dicastero mons. Victor Manuel Fernández, ed approvata
dal Santo Padre, che porta come titolo “Dichiarazione Fiducia supplicans,
sul senso pastorale delle benedizioni”. Questo testo potete trovarlo per
intero e tradotto in diverse lingue nella pagina web del suddetto Dicastero: https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_ddf_doc_20231218_fiducia-supplicans_it.html.
Nei
giorni successivi alla pubblicazione di FS ci sono state diverse valutazioni ed
anche prese di posizione di diversi episcopati mondiali, assai diverse tra di
loro. Come Esarca Apostolico per i fedeli di tradizioni bizantina in Grecia, accenno
soltanto alla Dichiarazione dell’arcivescovo maggiore della Chiesa Greco
Cattolica Ucraina, in cui si appella soprattutto al cànone 1492 del CCEO
(Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium), secondo cui questo tipo di testi
ufficiali da parte dei Dicasteri vaticani, toccano direttamente le Chiese Orientali
Cattoliche: “…riguardano i fedeli cristiani delle Chiese orientali solamente
in quanto si tratta di cose della fede e dei costumi…-respiciunt tantummodo,
quatenus de rebus fidei vel morum ”. Siccome FS porta come titolo: “…sul
senso pastorale delle benedizioni…”, il testo può essere letto avente un
carattere prettamente liturgico pastorale, e quindi non in riferimento diretto
alla prassi liturgica e sacramentale delle Chiese Orientali Cattoliche.
Malgrado questa dimensione canonica e diciamolo anche ecclesiologica,
il documento FS è destinato ad essere per molti un punto di riferimento, per molti
altri anche una pietra di inciampo e di scandalo. E viste le prime reazioni a
livello mondiale, e prevedendo che il tema possa portare ad un dibattito acceso
e sicuramente non sempre sereno, ho scritto queste semplici
riflessioni/indicazioni che ho mandato ai miei sacerdoti dell’Esarcato, per
aiutare loro a vivere nella serenità e nella comunione necessarie il momento
ecclesiale che ci tocca di vivere. Quindi non si tratta di una mia valutazione di
FS, bensì di sei punti di riflessione che mando ai miei sacerdoti dell’Esarcato,
come loro vescovo che si sente nel bisogno di accompagnarli in questo momento.
Ai sacerdoti dell’Esarcato Apostolico
per i Cattolici di tradizione bizantina in Grecia.
Con questa mia lettera, indirizzata a voi, sacerdoti
delle tre diverse comunità del nostro Esarcato Apostolico -greci, ucraini e
caldei-, voglio semplicemente offrirvi alcuni punti che ritengo importanti in
questo momento ecclesiale, senza i quali potremo forse non dare ai nostri
fedeli quella risposta serena, chiara ed evangelica di cui hanno bisogno.
Indico brevemente questi punti che ritengo dovete sempre aver presenti nel
vostro agire come pastori delle comunità dell’Esarcato che vi sono state
assegnate.
In primo luogo, siccome FS è un testo nuovo, recentissimo, e che potete trovare già tradotto in diverse lingue, vi chiedo, per onestà ecclesiologica, intellettuale ed anche pastorale, di leggere il testo, per bene e per intero, e non affidarvi soltanto ai commenti giornalistici pro e contro del suddetto documento, oppure ai commenti di persone che dicono di averlo letto. Stanno apparendo in questi giorni nei giornali e nelle reti sociali dei commenti esultanti e commenti di condanna del testo, dei commenti che purtroppo sono più portati ad una lettura ed un indirizzo più ideologico che ecclesiale. Quindi abbiate la prudenza di non farvi ingannare o abbagliare dai commenti manipolati o manipolanti.
2. Il secondo punto, -che sicuramente è il più importante, ma che suppone la premessa
del primo punto, cioè di aver letto per bene il testo di FS-, è il non
dimenticare mai che, tutti noi, vescovo, sacerdoti, parroci, siamo chiamati
dal Signore stesso ad essere uomini di comunione e mai, assolutamente
mai, uomini di divisione, di rottura. Non dimentichiamo l’affermazione dei
Padri della Chiesa -penso a san Cipriano tra altri- che mettono in guardia come
primo grande pericolo nella Chiesa la divisione e lo scisma, un pericolo molto
più grave dall’eresia stessa. Per questo vi esorto, in questi momenti in cui
siamo “bombardati” da notizie e informazioni tanto contrastanti e purtroppo
anche manipolate quando non falsificate, vi prego di dare ai nostri fedeli
sempre, assolutamente sempre, delle parole che creino tra di loro e con tutta
la Chiesa comunione e mai divisione. Rinunciando anche -e questo fatelo anche come
forma di ascesi se volete!- a quella parola amara magari di sfogo che in
momenti come l’attuale potrebbe uscire dalla nostra bocca, parola di critica
che più che costruire servirebbe soltanto a dividere e ad amareggiarvi di più. E
aggiungo anche, con l’umiltà di dover dire, delle volte, che una risposta
soddisfacente alle diverse questioni forse non ce l’abbiamo, oppure affidatevi nella
vostra risposta a quello che la Chiesa ha insegnato ed insegna tuttora.
3. Non
dimenticare mai che il Signore stesso condanna il peccato ma non il
peccatore. Dobbiamo essere sempre icona del buon Pastore che esce alla
ricerca della pecora smarrita, lasciando nell’ovile le altre novantanove. Inoltre,
ricordatevi della pericope della donna adultera di Gv 8,1-11, dove il Signore è
molto chiaro sia verso il peccato che verso la peccatrice, e alla fine la sua
parola è incisiva come una spada a doppio taglio: “…va e non peccare più…”.
Lui non benedice la situazione di peccato della donna, bensì l’ascolta e gli dà
una parola non di condanna ma veramente evangelica: “…va e non peccare più…”.
4. Nelle
mie lettere pastorali precedenti ve l’avevo ripetuto e lo faccio di nuovo
adesso in questo nostro tempo, questo momento “καιρός” ecclesiale forse non facile: dobbiamo essere uomini
di comunione in mezzo ai nostri fedeli. San Giovanni della Croce affermava
che “…al tramonto della vita saremo esaminati di amore…”; ed io, senza
pretende emulare il santo spagnolo del sedicesimo secolo, mi sento di affermare
che pure noi vescovi e sacerdoti “…al tramonto della vita saremo esaminati di
amore certamente…, ma soprattutto di comunione -κοινωνία-”. Quindi sentiamoci
tutti, vescovo e sacerdoti, responsabili di questa comunione ecclesiale, specialmente
in questo momento ecclesiale che appare difficile e travagliato, benché sempre “vegliato/vigilato/guidato”
dal Signore che dal cielo guarda “sulla sua vigna…”, e senza mai
dimenticare la parola di Paolo a 1Cor 3,17: “Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui.
Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi”. San Benedetto,
nella sua Regola, dice che il monaco “…nulla deve anteporre all’amore di
Cristo”, e come monaco benedettino mi permetto di usare il testo di san
Benedetto e applicarlo a noi vescovo e sacerdoti: “…nulla deve anteporre
all’amore di Cristo e alla comunione ecclesiale…”.
5.
Vi
accennavo sopra ad una dimensione anche ascetica che suppone il silenzio, la
rinuncia ad una o tante parole che ci potrebbero sembrare utili e necessarie, anche
ripeto come sfogo, ma che nel momento attuale non aiuterebbero sicuramente, cioè
al non proferire parole amare che distruggono e non costruiscono comunione, non
edificano la comunità ecclesiale. Qualcuno di voi potrebbe dirmi: “Allora…,
meglio tacere, meglio stare zitti?”. In certi momenti sì! È meglio tacere
che parlare, cioè, evitare dei commenti che oltre ad essere superficiali e
dettati più dalla passione che dalla ragione, non porterebbero a nulla di
buono.
6.
Alle
persone che verranno a chiederci chiarimenti e spiegazioni su FS, cercheremo di
dare una parola che sia chiara su quello che la Chiesa crede, su quello che veramente
il testo della Dichiarazione dice, senza costruirci sopra delle opinioni
proprie, ma rimanendo nel testo e, ripeto, soprattutto nell’insegnamento della
Chiesa. Se dovessero venire delle persone, fedeli o non delle nostre Chiese, a
chiedere qualche sorta di benedizione, nel momento attuale date loro una parola
di accoglienza ed evangelica, nel senso dei punti di cui sopra, che dipenderà
dal vostro buon senso ecclesiale, che sicuramente avete per la grazia del sacerdozio
che avete ricevuto. Una richiesta che vada oltre e supponga un impegno
liturgico ed ecclesiale, fate riferimento al vostro vescovo.
Esarca Apostolico
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