lunedì 5 dicembre 2022

 Sant’Ambrogio di Milano nella tradizione bizantina.

Supplica Cristo, o santo Ambrogio, di donare alla Chiesa la concordia e la pace.

Santi Ambrogio e Giovanni Crisostomo

Cattedrale della Santissima Trinità

Atene


           Il sinassario del mese di dicembre nella tradizione bizantina contiene una lunga lista di santi che vanno dai profeti Naum, Abacuc e Sofonia i tre primi giorni, a santa Barbara e san Giovanni Damasceno il giorno 4, a san Saba il Santificato il quinto giorno, a la grande ed amata figura di san Nicola il giorno 6, per passare poi a sant’Ambrogio, vescovo di Milano il giorno 7, e quindi proseguire con il Concepimento della Madre di Dio nel grembo di sant’Anna il giorno 9, e via dicendo con altre figure come san Daniele Stilita, san Spiridione, la santa martire Lucia il giorno 13, san Eleuterio il giorno 15, per poi riprendere ancora figure di profeti come Ageo, Daniele ed i tre giovani Anania, Azaria e Misaele, per poi proseguire con i santi martiri Sebastiano e Bonifacio, ed anche con le due domeniche precedenti il Natale, in cui si celebrano i progenitori secondo la carne del Signore nostro Gesù Cristo, ed anche tutti i padri che dall’inizio del mondo si sono resi graditi a Dio, da Adamo fino a Giuseppe lo sposo della Madre di Dio, per arrivare finalmente al giorno 25 con la celebrazione della Natività secondo la carne del Signore, Dio e Salvatore Gesù Cristo. Per completare il rapidissimo percorso eortastico del mese di dicembre, accenno alla celebrazione della sinassi della Santissima Madre di Dio il giorno 26, al santo protomartire Stefano il giorno 27, per commemorare poi il giorno 28 i ventimila santi martiri di Nicomedia ed il 29 i santi bambini uccisi da Erode in numero di quattordicimila, per poi concludere i giorni 30 e 31 con due sante donne, Annisia martire e Melania.

Voglio soffermarmi un attimo nei testi della celebrazione del 7 dicembre, memoria di sant’Ambrogio di Milano, morto l’anno 397. Si tratta di una delle non molto numerose figure di santi di tradizione latina occidentale che fanno parte del calendario delle Chiese bizantine; oltre ad Ambrogio, troviamo anche le figure di Leone Magno, Gregorio il Grande, e Benedetto da Norcia, per citarne soltanto tre. I testi dell’ufficiatura del vespro della festa del 7 dicembre, con i sei tropari propri del santo vescovo di Milano, lo inquadrano, e lo celebrano sia da un punto di vista possiamo dire “biografico” sia anche da un punto di vista “dogmatico”. I tre primi tropari del vespro fanno riferimento a tre aspetti importanti della sua vita: il suo ruolo “politico” come consularis Liguriae et Aemiliae con sede a Milano e quindi la sua elezione episcopale: “Ornando di virtù il trono del governatorato, opportunamente hai ricevuto, per divina ispirazione, quello del pontificato. Essendo dunque stato in entrambi fedele economo della grazia, o Ambrogio, hai ereditato una duplice corona”; poi la sua oserei chiamare “ascesi” nello studio e nella quasi affrettata preparazione al ministero episcopale a Milano: “Con continenza, fatiche, molte veglie e intense preghiere, hai purificato l’anima e il corpo, o uomo di mente divina: divenuto così per il nostro Dio strumento d’elezione come gli apostoli, hai ricevuto i carismi”; quindi di nuovo l’aspetto “politico” ma già come vescovo della città di Milano: “Come un tempo fece Natan con Davide, con franchezza rimproverasti il pio re, una volta che era caduto in peccato, o Ambrogio beatissimo; lo sottoponesti pubblicamente alla scomunica, e dopo averlo corretto con la penitenza in modo degno di Dio, lo hai riunito al tuo gregge”, e troviamo qua un chiaro riferimento alla penitenza inflitta da Ambrogio all’imperatore Teodosio nel 390.

Altri tre tropari del vespro hanno un carattere più chiaramente dogmatico nel contesto della lotta antiariana degli anni dopo il concilio di Nicea del 325. In primo luogo Ambrogio è celebrato con l’immagine della lira e della cetra, in chiaro riferimento al suo ruolo come teologo poeta, i cui canti, i cui inni salmodiano certamente con un linguaggio allo stesso tempo poetico e profondamente teologico la professione di fede ortodossa; come accennavo siamo ancora in piena controversia antiariana: “Padre santo, Ambrogio sacratissimo, lira che canta per tutti noi la melodia salvifica delle dottrine ortodosse, lira che affascina le anime dei fedeli; cetra sonora del divino Paraclito; grande strumento di Dio; tromba della Chiesa degna di lode; limpidissima fonte di carismi… supplica Cristo, implora Cristo, o santo, di donare alla Chiesa la concordia, la pace e la grande misericordia”. Giusto ricordare qua come molti degli inni della liturgia romana hanno il nome di Ambrogio come attribuzione di autore, e san Benedetto nella sua Regola fa riferimento agli inni col termine “ambrosianus”. Notiamo come per questo tropario il suono della lira è “…lira che canta per tutti noi la melodia salvifica delle dottrine ortodosse, lira che affascina le anime dei fedeli”, mettendo insieme la bellezza e la professione di fede ortodossa. Il secondo di questo gruppo di tropari collega Ambrogio, sempre dal punto di vista dottrinale, col concilio di Nicea del 325, nel contesto della professione di fede ambrosiana fedele al primo concilio ecumenico contro l’eresia ariana: “Padre santo, Ambrogio beatissimo, apparso tra i padri teòfori del sinodo, tu proclami con chiarezza un unico Figlio in due nature, fatto carne, che si è manifestato a noi dall’ignara di nozze, e che è consustanziale al Padre, al Padre coeterno e a lui naturalmente unito; hai così represso con la potenza dello Spirito la blasfema loquacità di Ario. Implora Cristo, o santo, di donare alla Chiesa la concordia, la pace e la grande misericordia”. Questo tropario in qualche modo collega i concili da Nicea 325 a Calcedonia 451, riprendendo il tema centrale del primo con la consustanzialità tra il Padre ed il Figlio, fino a quasi proclamare ante litteram la professione di fede calcedoniana con la doppia natura del Verbo di Dio incarnato: “…un unico Figlio in due nature, fatto carne, che si è manifestato a noi dall’ignara di nozze, e che è consustanziale al Padre, al Padre coeterno e a lui naturalmente unito…”. Interessante anche il titolo di “ignara di nozze” dato a Maria. Infine nel terzo tropario di questo gruppo, troviamo presentata la figura di Ambrogio come uomo pieno dello Spirito Santo, difensore della fede, intercessore e guaritore delle anime e dei corpi, in qualche modo con delle immagini proprie di Ambrogio come vescovo della sua Chiesa: “Padre santo, ammirabile Ambrogio, trovata, come desiderava, la tua anima pura, la grazia dello Spirito santissimo ha preso in te dimora, come luce senza tramonto; per la sua energia tu scacci continuamente gli spiriti dell’errore e curi le sofferenze e le malattie di quanti a te si accostano con semplicità di cuore e celebrano la tua memoria luminosa. Supplica Cristo, implora Cristo, o santo, di donare alla Chiesa la concordia, la pace e la grande misericordia”.

L’icona qua riprodotta si trova nell’abside della cattedrale della Santissima Trinità ad Atene, assieme ad altri grandi Padri della Chiesa da Oriente ad Occidente: Basilio, Giovanni Crisostomo, Ambrogio e Gregorio Magno. 

+P. Manuel Nin

Esarca Apostolico



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