giovedì 29 dicembre 2022

 




Adamo ed Eva

Cattedrale della Santissima Trinità. Atene


 

L’umanità di Cristo, assunta da Maria, diventa il nuovo paradiso.

A proposito di alcuni tropari bizantini del periodo di Natale

       I testi liturgici bizantini, come d’altronde quelli delle altre liturgie cristiane di Oriente e di Occidente, sono quasi sempre delle vere e proprie professioni della fede cristiana, attorno al mistero dell’Incarnazione del Verbo di Dio; alla sua Nascita ed Epifania ai pastori, ai magi; alla sua discesa e piena manifestazione nelle acque del Giordano; alla sua passione, morte e risurrezione; alla sua ascensione e glorificazione nei cieli ed infine al dono del suo Santo Spirito nella Pentecoste. Un bel esempio di questo legame indissolubile tra preghiera e professione di fede lo troviamo, nella tradizione liturgica bizantina, nei giorni tra il 25 ed il 31 dicembre, attraverso i testi liturgici sia del vespro che del mattutino. In essi è contemplato e cantato il mistero della nascita del Verbo eterno di Dio incarnatosi dallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria, e troviamo sgranata una vera e propria professione di fede in cui si raccoglie la teologia e la cristologia dei quattro primi grandi concili ecumenici, specialmente quello di Calcedonia del 451.

       Un primo dei tropari che voglio mettere in evidenza è preso dal vespro di uno dei giorni del “dopo festa” natalizio: “Hai assunto la forma di Adamo, tu che sei, perfettissimo, in forma di Dio; e vuoi essere tenuto tra le mani, tu che stringi in mano l’universo con la tua potenza. Così esclamava la pura, tutta immacolata, e diceva: Ti avvolgerò dunque in fasce come bambino? E come allatterò te, che nutri l’uni­ver­so? Come non stupirò per la tua po­vertà che trascende il pensiero? Come ti chiamerò ‘Figlio mio’, io che ho ora il titolo di serva tua? Canto e benedico te, che doni al mondo la grande misericordia”. Si tratta di un testo in cui si canta e si celebra la professione di fede cristologica che sgorga dalla celebrazione dell’Incarnazione stessa del Verbo di Dio. Vi troviamo delle immagini quasi opposte tra di esse, e che il testo mette in evidenza: forma di Adamo-forma di Dio; è tenuto tra le mani Colui che tiene nelle sue tutto l’universo; è allattato Colui che nutre tutti. Infine, nella bocca della Madre di Dio stessa le due voci: Figlio e serva. Il riferimento alla “povertà che stupisce l’universo” ha sicuramente come retroterra il testo di Fil 2,7ss.

       Il secondo dei tropari, è messo pure in bocca alla Madre di Dio, e certamente anche in bocca alla Chiesa stessa che, nella celebrazione di questi testi, professa la sua fede nel Verbo di Dio incarnato, vero Dio e vero uomo: “La tutta pura, vedendo il Dio che è prima dei secoli, divenuto bambino per aver preso da lei un corpo, tenendolo con le mani e coprendolo di baci, piena di gioia gli diceva: Dio altissimo, Re invisibile, come dunque ti vedo e non riesco a comprendere il mistero della tua smisurata povertà? È infatti una minuscola grotta, e di proprietà altrui, quella che ti accoglie ora che sei nato senza violare la mia verginità, con­ser­vando il mio grembo come prima del parto, e do­nando la grande misericordia”. Troviamo delle immagini belle ed anche toccanti presentate dal testo per via di contrasto: il Dio eterno che diventa bambino, l’invisibile che è visto. Inoltre, la vera umanità di Cristo viene messa in luce anche con un’immagine pienamente umana: “…tenendolo con le mani e coprendolo di baci…”. E ancora una volta, anche in questo tropario, l’Incarnazione del Verbo è presentata con l’immagine del farsi piccolo, del farsi povero, della povertà senza limiti fino ad “…una minuscola grotta, proprietà altrui…”.

       Un altro dei tropari mette in scena la figura dei tre magi venuti dalla Persia. Questo è un tema evangelico proprio del Natale. Ricordiamo che le pericopi evangeliche lette tra il 24 ed il 25 dicembre nella tradizione bizantina, ci hanno presentato tre manifestazioni, tre epifanie: la nascita di Cristo; la manifestazione ai pastori; la manifestazione ai magi venuti da lontano. Un tropario pure questo messo in bocca a Maria, in bocca alla Chiesa stessa che, pur nello stupore diventa anche voce supplicante: “Mentre la venerabile, supplice e stupita, diceva queste cose, sentì i magi che stavano insieme davanti alla grotta, e disse loro: Chi volete, voi? Vedo infatti che venite da un paese straniero: persiani d’aspetto, ma non di animo, in modo strano siete partiti e avete viaggiato, e siete venuti con sollecitudine a colui che si è estraniato dalle altezze per ve­nire in modo strano, come egli sa, ad abitare in me; siete venuti a adorare lui, che dona al mondo la grande misericordia”. Il testo mette bellamente in parallelo il “farsi stranieri” dei magi ed il “farsi straniero” di Cristo stesso nella sua incarnazione e la sua nascita. Il testo sembra quasi volesse anche indicare il profondo cambiamento avvenuto ai tre persiani frutto del loro “peregrinare” verso Cristo: “Vedo infatti che venite da un paese straniero: persiani d’aspetto, ma non di animo”.

       Infine, un ultimo tropario di questi giorni tra la festa del Natale e quella della Circoncisione di Cristo, raccoglie un terzo aspetto della teologia di questo periodo: “Rallégrati, Gerusalemme, fate festa, voi tutti che amate Sion. Oggi è stato sciolto l’antico vincolo della condanna di Adamo; ci è stato aperto il paradiso; il serpente è stato annientato: ora, infatti, egli ha visto colei che un tempo aveva ingannata, divenuta Madre del Creatore. O abisso della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Colei che aveva procurato la morte ad ogni carne, come strumento del peccato, è divenuta primizia della salvezza per tutto il mondo mediante la Madre di Dio, poiché da lei nasce bam­bino il Dio perfettissimo: con la sua nascita egli sigilla la verginità di lei, con le fasce scioglie le catene dei peccati, e sana con la sua infanzia le penose doglie di Eva. Danzi dun­que tutta la creazione ed esulti, perché il Cristo è venuto per richiamarla dall’esilio, e salvare le anime nostre”. Il testo riprende il tema della redenzione di Adamo, già trovata nel primo dei tropari, ed aggiunge quello di Maria come nuova Eva: l’antica condanna di Adamo e la riapertura del paradiso; la donna una volta ingannata, divenuta Madre del Creatore. Possiamo dire che il tropario evidenzia in modo molto chiaro il parallelo tra il peccato avvenuto nel paradiso, e la redenzione avvenuta nell’Incarnazione del Verbo di Dio. L’umanità di Cristo, assunta da Maria, diventa il nuovo paradiso.

 

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