La Natività della
Madre di Dio nella tradizione bizantina
Oggi è stato partorito
sulla terra il cielo di Dio.
La tradizione bizantina inizia il ciclo o l’anno liturgico il giorno 1°
settembre e la prima delle grandi feste la troviamo il giorno 8 dello stesso
mese con la Natività della Madre di Dio. I tropari della liturgia di questo
giorno sono un intreccio di citazioni bibliche veterotestamentarie di cui i
teologi poeti che ne sono gli autori fanno una lettura ed una esegesi di
carattere cristologico e quindi mariologico. Ad una prima lettura colpisce la
quantità di titoli dati a Maria in questa festa. Un primo esempio è un tropario
del giorno 7 settembre, vigilia della festa, in cui si raccolgono una dozzina
di titoli presi da una altrettanto abbondante lista di citazioni del libro dell’Esodo, dei profeti e dei salmi: “Gioisci, ricapitolazione dei mortali;
gioisci, tempio del Signore; gioisci, monte santo; gioisci, mensa divina;
gioisci, candelabro tutto luminoso; gioisci, vanto dei veri credenti, o
venerabile; gioisci, Maria, Madre del Cristo Dio; gioisci, tutta immacolata;
gioisci, trono di fuoco; gioisci, dimora; gioisci, roveto incombusto; gioisci,
speranza di tutti” (salmi 47 e 67; Es 3; 25; 26; Is 6; Dn 7).
Un altro dei titoli dati
a Maria che la liturgia della festa mette in evidenza è quello di “cielo e
trono di Dio”: “Oggi Dio, che riposa sui troni spirituali, si è apprestato
sulla terra un trono santo; colui che ha consolidati i cieli con sapienza, nel
suo amore per gli uomini si è preparato un cielo vivente: perché da sterile
radice ha fatto germogliare per noi, come pianta portatrice di vita, la Madre
sua… Esulti il cielo, si allieti la terra, perché è
stato partorito sulla terra il cielo di Dio: la sposa di Dio, secondo la
promessa. La sterile allatta Maria bambina, e Gioacchino gioisce per questo
parto, dicendo: Mi è stato partorito il virgulto dal quale il fiore, Cristo, è
germogliato dalla radice di Davide. O prodigio veramente straordinario!”. Maria è anche presentata come la pianta che porta la vita,
da cui germoglia Cristo. Notiamo anche il titolo “sposa di Dio”, che sarà
presente in tanti testi della tradizione bizantina.
Un altro dei titoli dati a Maria che
troviamo ripetutamente presente nella celebrazione odierna è quello di “porta”,
che scopriamo a partire dalla lettura cristologica del testo di Ez 44, 1ss. “Questo è il giorno del Signore, esultate,
popoli: poiché ecco, il talamo della luce, il libro del Verbo della vita, è
uscito dal grembo; la porta che guarda a oriente è
stata generata, e attende l’ingresso del sommo sacerdote, lei che introduce
nel mondo, sola, il solo Cristo, per la salvezza delle anime nostre”. Notiamo come l’incarnazione del Verbo di Dio
porta anche a dare a Maria il titolo di “Libro del Verbo”, perché in essa è
stato “scritto” Colui che è la Parola, ed essa ha partorito nella carne il
Verbo, il Creatore dell’universo: “…risplende Maria, che ha partorito nella
carne il Dio dell’universo, da grembo senza seme, oltre la natura: unica porta
dell’Unigenito Figlio di Dio, che attraversandola l’ha custodita chiusa, e
tutto disponendo con sapienza come egli sa, per tutti gli uomini ha operato
la salvezza”. La
porta attraversata dal Signore e rimasta chiusa, è prefigurazione e tipo della verginità
perpetua di Maria: “Il profeta ha chiamato la
santa Vergine porta invalicabile, custodita per il solo Dio nostro: per essa è
passato il Signore, da essa procede l’Altissimo e la lascia sigillata,
liberando la nostra vita dalla corruzione”.
Uno dei tropari del mattutino della
festa collega quattro citazioni veterotestamentarie che la tradizione dei Padri
ha sempre letto in connessione con l’incarnazione (Salmi 47,3; 67,16; Gen 28,
17; Dn 2, 34 e Ez 44, 1), e ne fa un tropario che diventa quasi una professione
di fede nell’incarnazione del Verbo di Dio, cantata e celebrata in forma
poetica: “Monte,
porta celeste e scala spirituale ti ha divinamente profetizzata il sacro coro:
poiché da te è stata tagliata la pietra non toccata da strumento umano; e
sei chiamata anche porta per la quale è passato il Signore dei prodigi Dio
dei padri nostri”.
I
testi della liturgia odierna fanno accenno ancora alle figure di Gioacchino ed
Anna, genitori della Madre di Dio. Mi trattengo soltanto in due testi di Romano
il Melodo (+556), che è uno dei più grandi innografi della tradizione
bizantina. Due tropari dell’ufficiatura del mattutino che accostano in modo
poetico e teologico allo stesso tempo la figure dei genitori di Maria con Adamo
ed Eva da una parte, e dall’altra la preghiera insistente di Gioacchino e la
sterilità di Anna offerte al Signore: “Gioacchino
e Anna sono stati liberati dall’obbrobrio della sterilità, e Adamo ed Eva
dalla corruzione della morte, o immacolata, nella tua santa natività: anche
il tuo popolo la festeggia, riscattato dalla pena dovuta alle nostre colpe… La
preghiera e il gemito di Gioacchino e Anna per la loro sterilità e mancanza di
prole, sono giunti accetti alle orecchie del Signore, ed essi hanno prodotto al
mondo un frutto portatore di vita; l’uno compiva sul monte la sua preghiera, e
l’altra portava il suo obbrobrio in un giardino: ma con gioia la sterile
partorisce la Madre di Dio, la nutrice della nostra vita”.
+P. Manuel Nin
Esarca Apostolico
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