Icona slava del XIX secolo
La festa dell’Esaltazione
della Santa Croce nella tradizione bizantina
Oggi l’argilla della
nostra umanità è innalzata nei cieli.
La festa dell’Esaltazione della Santa Croce il 14 di settembre, è la
seconda grande festa dell’anno liturgico bizantino, dopo quella della Natività
della Madre di Dio il giorno 8 dello stesso mese. La liturgia bizantina celebra
la croce di Cristo come luogo della sua vittoria sul peccato e sulla morte, luogo
di salvezza, luogo dove il Signore innalzato in essa ci porta tutti, assieme a
Lui, al suo Regno. Nei tropari della festa dell’Esaltazione della Santa Croce
troviamo tanti riferimenti veterotestamentari visti, cantati e celebrati come
prefigurazione della redenzione portata a termine dal Signore nella sua croce. “Tendendo le mani
in alto e mettendo in rotta Amalek, il tiranno, Mosè ha prefigurato te, o croce
preziosa, vanto dei credenti, sostegno dei martiri lottatori, decoro degli apostoli…,
per questo, vedendoti innalzata, la creazione gioisce e fa festa, glorificando
il Cristo… Tracciando una croce, Mosè, col bastone verticale, divise il Mar Rosso…, poi lo riunì su se
stesso con frastuono… disegnando, orizzontalmente, l’arma invincibile… Mosè
pose su una colonna il rimedio che salvava dal morso velenoso e distruttore… e
con questo trionfò del flagello”.
La
liturgia bizantina, inoltre, si trattiene a sottolineare il parallelo e la
continuità tra l’albero del paradiso e l’albero della croce. Nel luogo dove
avvenne la caduta del primo Adamo, avviene l’innalzamento del nuovo Adamo e la
nostra redenzione: “Dopo la tremenda caduta nel paradiso per l’amaro
consiglio dell’omicida sul Calvario tu mi hai rialzato o Cristo, riparando con
l’albero la maledizione dell’albero… Venite, genti tutte, adoriamo il
legno benedetto… poiché colui che con l’albero ha ingannato il progenitore
Adamo, viene adescato dalla croce… poiché con un albero bisognava risanare
l’albero, e con la passione dell’impassibile distruggere nell’albero le
passioni del condannato”.
Nella
festa odierna la croce viene innalzata, esposta e venerata in mezzo alla
chiesa, che diventa nuovo paradiso, non luogo di condanna ma di salvezza: “In
mezzo all’Eden, un albero fece fiorire la morte; in mezzo alla terra, un albero
fece germogliare la vita; per aver gustato del primo, da incorruttibili, siamo
divenuti corruttibili, ma, giunti in possesso del secondo, abbiamo goduto
dell’incorruttibilità: con la croce, infatti, Cristo ha salvato il genere umano”.
Il parallelo, il contrasto e allo stesso tempo l’avvicendamento tra l’immagine
dei due alberi, mette in luce anche i due frutti che da essi germogliano:
quello della condanna nel primo, e Colui che è la vera vite e la vera vita nel
secondo: “O straordinario prodigio! La croce che ha portato l’Altissimo,
quale grappolo pieno di vita, si mostra oggi elevata da terra: per essa siamo
stati tutti attratti a Dio, e la morte è stata del tutto inghiottita. O albero
immacolato, per il quale gustiamo il cibo immortale dell’Eden, dando gloria
a Cristo!”.
Con delle bellissime immagini poetiche
e allo stesso tempo profondamente teologiche, alcuni dei testi liturgici collegano
nella croce tutto il mistero pasquale di Cristo, la sua morte, la sua
risurrezione e la sua ascensione ai cieli: “Oggi la pianta della vita
sorgendo dai penetrali della terra, conferma la risurrezione del Cristo in essa
confitto; e, innalzata da mani consacrate, annuncia la sua ascensione ai cieli,
grazie alla quale la nostra argilla, risollevata dalla terra su cui era caduta,
ha la cittadinanza nei cieli… Signore, che sulla croce sei stato innalzato, e
che per essa ci hai innalzati con te, rendi degni quelli che ti cantano, della
gioia del cielo”. La croce come luogo di vittoria, la croce innalzata come
professione di fede cristiana: “Vedrete la vostra vita appesa davanti ai
vostri occhi. Oggi la croce è innalzata, e il mondo è liberato dall’inganno.
Oggi si inaugura la risurrezione di Cristo, ed esultano i confini della terra…
Hai operato la salvezza in mezzo alla terra, o Dio, con la croce e la risurrezione…”.
La croce infine è anche il luogo dove
il buon pastore carica sulle sue spalle la pecora smarrita e la riconduce
all’ovile: “Hai sollevato sulle spalle, o Salvatore, la pecora smarrita,
l’hai condotta al Padre tuo con la tua croce venerabile e vivificante, e l’hai
annoverata tra gli angeli, nello Spirito divino: perché tu hai contrapposto
albero ad albero, o Cristo, e noi ora innalzandolo con fede glorifichiamo te,
che su di esso sei stato innalzato e con esso hai innalzato noi”.
La croce vittoriosa piantata, esaltata
nel bel mezzo della Chiesa, che diventa l’Eden riaperto alla salvezza ed alla
vita. Diventa luogo di pace e di piena comunione. Nella tradizione bizantina,
ogni giorno, al mattutino, al vespro e nella celebrazione della Divina Liturgia
la Chiesa prega “per la pace del mondo intero…”, affinché la preghiera
per la pace sia sempre presente nella liturgia della Chiesa. Oggi, festa
dell’Esaltazione della Santa Croce, per espresso desiderio del Santo Padre, preghiamo
in modo speciale per la pace in Ucraina, per la fine di una guerra, ingiusta ed
ingiustificabile come tutte le altre guerre nel mondo, e preghiamo per le
persone che in quella terra martoriata sono morte, per le persone che ne
piangono la scomparsa violenta, per i feriti, gli sfollati, i profughi. E
preghiamo anche per coloro che l’hanno provocata, l’hanno voluta questa guerra,
e lo facciamo perché siamo cristiani e la nostra preghiera, se veramente
cristiana e quindi gravida di Vangelo, sarà una preghiera per tutti, amici ed
anche nemici. Preghiamo per tutti, aggrediti ed aggressori, per tutti senza
eccezione perché questa nostra preghiera nasce ed unicamente dal Vangelo, che è
Parola del Signore per tutti quelli che un giorno nel suo nome siamo stati
battezzati, un Vangelo che ci chiede di pregare per il nemico, di porgere
l’altra guancia, di perdonare fino a settanta volte sette. La Croce come luogo
di vittoria sul peccato e sulla morte e anche sulla guerra. Una vittoria scaturita
dalla riconciliazione e dalla pace, che ha la Croce di Cristo e la nostra come
unico stendardo, unico baluardo, senza vincitori e vinti, senza sconfitti e vincenti,
fratelli tutti in Cristo Signore che nella e dalla Croce ha perdonato i suoi
crocifissori ed in essa e per essa ha vinto.
+P. Manuel Nin
Esarca Apostolico
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