Ordinazione
episcopale di mons. Raffaele De Angelis
Omelia /
Riflessione al vespro del giorno 6 novembre 2025
Carissimo mons. Raffaele De Angelis,
ci siamo radunati questa sera, al
tramonto del sole, per pregare il vespro, per cantare quella Luce gioiosa, quel
Fos ilaròn, Cristo Signore che è il sole e la luce che nella vita della Chiesa
e nella nostra vita non tramonta mai. E in quest’ora vespertina, quest’oggi
vogliamo ringraziare il Signore per tutti i suoi doni, e pregare e accompagnarTi
mons. Raffaele in questo momento importante della Tua vita: cioè l’ordinazione
episcopale per la diocesi di Piana degli Albanesi. Ricordo con gioia, sia il
giorno in cui sei arrivato al Collegio Greco, tanti anni fa, sia il giorno
della Tua ordinazione sacerdotale ad Acquaformosa quel 5 novembre del 2006,
quando ero rettore del Pontificio Collegio Greco. Non avrei mai immaginato che
diciannove anni dopo sarei stato uno dei tuoi vescovi ordinanti.
Radunati questa sera per accompagnarTi,
carissimo mons. Raffaele, come vescovi, assicurandoTi una fraternità, un
supporto umano che Ti saranno e Ti sono già garanzia che mai non sarai solo,
mai Ti troverai da solo a gestire, a portare avanti un servizio che è anche una
croce. Perché, se quest’oggi e nell’ordinazione dopodomani noi vescovi siamo
qua, accanto a Te, è per dirTi che siamo fratelli, che siamo un Collegio, che
ha Cristo come centro e come capo, e che ci fa tra di noi solidali nel
ministero che ci è stato confidato.
Radunati questa sera per accompagnarTi,
mons. Raffaele, anche tanti preti, di Piana degli Albanesi, di quella che da
dopodomani sarà la Tua Sposa. Tanti preti anche di Lungro e di tante Chiese
dell’Italia e dall’estero. Penso specialmente ai preti di Piana che Ti
accompagnano e Ti accompagneranno nella preghiera -nella tradizione bizantina
il sacerdote quando prepara la protesi e nella celebrazione della Liturgia
ricorda sempre il proprio vescovo. Sacerdoti di Piana che Ti accompagnano nella
preghiera certamente, ma anche, e soprattutto, nella fedeltà filiale e
quotidiana, nell’ubbidienza anche questa filiale e pure quotidiana, nella stima
e nell’amore verso di Te e verso la propria Chiesa di Piana degli Albanesi.
Radunati questa sera per accompagnarTi,
mons. Raffaele, anche tante persone che Ti stimano e che Ti sono amiche e che
Ti hanno accompagnato lungo la Tua vita fino ad oggi, dai Tuoi famigliari a
tanti amici, anche coloro che negli anni romani, al Pontificio Collegio Greco,
Ti siamo stati accanto.
Questa mia omelia avrà due momenti. Il
primo in cui mi soffermo in qualche aspetto della celebrazione dell’ordinazione
episcopale che celebreremo dopodomani, festa dei Santi Arcangeli e Angeli, tra
cui Raffaele di cui porti il nome. Il secondo in cui lascio parlare per Te
alcuni brevi pensieri presi da qualche testo di san Giovanni Crisostomo.
I.
Come forse sapete, l’ordinazione episcopale
avviene nella prima parte della Divina Liturgia nella tradizione bizantina. Mentre
l’ordinazione del diacono avviene alla fine dell’anafora, prima del
Padrenostro, e quella del sacerdote dopo l’Ingresso con i Doni (il Grande
Ingresso) e prima dell’anafora. Quindi quella del vescovo avviene dopo
l’Ingresso con l’Evangeliario (il Piccolo Ingresso).
1. Professioni di fede. Reciterai
tre lunghe professioni di fede, in cui davanti a Dio e davanti alla Chiesa
manifesterai, professerai la Tua fede in Colui, nostro Signore Gesù Cristo, che
è Uno della Santa Trinità, e che per noi si è fatto veramente uomo, uno di noi.
E manifesterai davanti alla Chiesa chi è il fulcro, il centro della Tua vita
cristiana, Cristo Signore.
2. Sarai presentato ai
tre vescovi ordinanti e a tutta la Chiesa e girerai per tre volte attorno
all’altare baciandone i quattro lati. L’altare che è mensa, ara e tomba. Mensa
da dove prenderai i Santi Doni del Corpo e del Sangue di Cristo e gli darai ai
fedeli. Tu ne sarai, come vescovo, il principale dispensatore. Quando celebra
il vescovo è lui che elargisce, dà i Santi Doni ai preti, ai diaconi e ai
fedeli. Ara dove avviene il sacrificio di Cristo ed il Tuo anche.
Tomba, di Cristo, da dove Lui, il Signore risorto Ti darà la Sua
forza e la Sua grazia. E girando attorno all’altare, baciandolo, manifesterai
anche che Ti vincoli in modo stretto e inscindibile a Cristo che è il Tuo
Signore, di Cui -del Signore- Tu, come vescovo diventi vicario, ed anche come
amico e come Sposo della Tua Chiesa, e.
3. Infine, il terzo
momento. Ti inginocchierai toccando l’altare ed il primo vescovo ordinante ti
imporrà le mani e reciterà su di Te le preghiere di ordinazione mentre gli
altri due vescovi reggeremo l’evangeliario aperto sulle Tue spalle ad indicare
che il Vangelo è il giogo soave e la carica leggera, comunque non lo
dimentichi: giogo e carica.
Una volta
ordinato sarai rivestito con i parati episcopali, sarai rivestito di Cristo.
Rivestito, pensa a quello che il grande Benedetto XVI diceva in una sua omelia:
il vescovo, il sacerdote, il diacono, si rivestono per sparire loro e
manifestare un Altro che è il vero celebrante. Il papa dice: “In questo
gesto esterno, la Chiesa vuole renderci evidente l’evento interiore e il
compito che da esso ci viene: rivestire Cristo; donarsi a Lui come Egli si è
donato a noi… Indossarli deve essere per noi più di un fatto esterno: è
l’entrare sempre di nuovo nel "sì" del nostro incarico – in quel
"non più io" del battesimo che l’Ordinazione ci dona in modo nuovo e
al contempo ci chiede. Il fatto che stiamo all’altare, vestiti con i paramenti
liturgici, deve rendere chiaramente visibile ai presenti e a noi stessi che
stiamo lì "in persona di un Altro"…
II.
San Giovanni Crisostomo ha tra le sue opere
un Dialogo sul sacerdozio e un’Omelia sul sacerdozio. Voglio
ancora questa sera attirare la Tua attenzione, la vostra attenzione, su qualche
aspetto dell’Omelia sul sacerdozio. Non vi preoccupate, le omelie
crisostomiane sono molto lunghe ma io in questa seconda parte della mia omelia
vespertina sarò breve.
Tre aspetti dell’omelia del Crisostomo che
credo possono esserTi utili, esserci utili a tutti noi.
1. Lo stupore, la
meraviglia di fronte al dono di Dio. Ti sarà capitato di sentire stupore al
sapere della Tua nomina, ma vedrai che sarà uno stupore, una meraviglia che non
dovrà -non dovrebbe- smettere, appassire mai. Cito il Crisostomo: “È vero
quello che ci è accaduto? Sono veramente capitate queste cose… I fatti che
viviamo, non sono forse un sonno nella notte? Veramente si è fatto giorno e
siamo svegli? Chi potrà credere che un uomo giovane, povero e debole, sia stato
innalzato a questo livello di autorità?”. Quindi non smettere mai di
stupirti di tutto quello che il Signore ha fatto, fa e farà nella Tua vita come
vescovo e per mezzo di Te come vescovo di una Chiesa concreta, quella di Piana
degli Albanesi.
2. Come vescovo dovrai
predicare, annunciare il Vangelo alla Tua Chiesa. Dovrai aiutare la Tua Chiesa -preti
e fedeli- a vivere il Vangelo, dovrai evangelizzare il cuore dei Tuoi preti
e dei Tuoi fedeli. Tornando al Crisostomo, egli al Verbo, offre il verbo,
la sua parola, parola che vorrà dire preghiera, lode a Dio e anche edificazione
dei fedeli: “Vorrei, quindi, adesso che per prima volta parlo nella chiesa,
consacrare le primizie di questa lingua (parola) a Dio che ce ne ha fatto dono…Bisogna
offrire le primizie delle parole al Verbo -των λογων τω Λογω-…”. Non ti stancare mai di annunciare il Vangelo. Seguendo la
corrente oppure controcorrente.
3. Giovanni Crisostomo,
infine, fa un elogio del suo vescovo, il patriarca di Antiochia Flaviano, alla
cui presenza lui sta predicando. Ne elogia diversi aspetti: i suoi
viaggi, le sue veglie, le sue preghiere, la sua sollecitudine per la Chiesa
antiochena... Cosa intendo con questo? La sollecitudine per tutte le realtà,
anche fisicamente allontanate o lontane, che saranno realtà della Tua Chiesa. Non
Ti risparmiare, nessuno è né fisicamente né umanamente né spiritualmente troppo
lontano da Te. Ho capito l’elogio del Crisostomo quando ho scoperto che una
delle due parrocchie dell’Esarcato in Grecia si trovava a 500 km a nord di
Atene. Ti dicevo: non Ti risparmiare…, ma Ti dico pure e con insistenza: nel Tu
ministero, servizio come vescovo abbi cura di Te stesso, e metti da parte anche
del tempo per Te. Le veglie, le preghiere dice ancora il Crisostomo: prega ogni
giorni per la Tua Chiesa, amala e curala come sposa, un amore sponsale,
generoso, gratuito, benché anche crocefisso. La sollecitudine per la Chiesa
antiochena diceva il Crisostomo. La sollecitudine per la Tua Chiesa di Piana,
con tutti i suoi pregi, che ce ne sono e tanti. Con i suoi problemi che sono
dappertutto.
Il vescovo è vicino ai preti e ai fedeli,
tra di loro, nelle lotte, nelle fatiche, nei guai. Lui veglia -diventa proprio
vescovo - επίσκοπος- per il
popolo, e costui cammina in piena sicurezza. Giovanni afferma ancora: “Lui
siede sul luogo di comando e guarda senza sosta non gli astri del cielo, né le
rocce che cadono nell’acqua... ma le trappole dal diabolo... e così mantiene
tutti nella sicurezza; e veglia non soltanto sulla nave, ma anche fa tutto
quanto può affinché nessuno, tra i naviganti, non abbia a soffrire niente...”.
Carissimo mons. Raffaele, vai a Piana
degli Albanesi con fede, con speranza, sapendo che il Signore, che Ti ha
caricato con una croce, Ti darà sempre anche la forza per portarla.
A Lui, il Signore crocefisso e risorto,
la gloria e l’onore assieme al Padre e allo Spirito Santo nei secoli. Amin.
Acquaformosa,
6 novembre 2025
+P. Manuel Nin
Esarca Apostolico per i cattolici
di tradizione bizantina in Grecia
Vescovo titolare di Carcabia
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