Pentecoste 2025 / Videomessaggio 01
La Pentecoste nella tradizione bizantina
La Pentecoste come festa liturgica, si
celebra cinquanta giorni dopo la Pasqua, ed è una delle feste più antiche del
calendario cristiano. Ne parlano Tertulliano ed Origene nel III secolo come
feste annuali, e già nel IV secolo fa parte del patrimonio teologico/liturgico
delle diverse Chiese: Egeria ne indica la celebrazione a Gerusalemme; poi
abbiamo dei testi dei Cappadoci e di altri autori cristiani. Infine, Romano il
Melode, nel VI sec., ne compone diversi kontakia.
Nei testi dell’ufficiatura vediamo
ripetutamente il tema del rinnovamento, del cambiamento adoperato nel cuore
degli uomini per mezzo dello Spirito, che agisce nel cuore degli uomini, lo
rinnova, lo ricrea: lo Spirito santo: fa scaturire le profezie, ordina i
sacerdoti, ha insegnato la sapienza agli illetterati, ha reso teologi i
pescatori, tiene saldo tutto l’armonico ordinamento della Chiesa….
Sempre nei testi del vespro troviamo diverse confessioni trinitarie -la
Pentecoste è una festa, una teofania, soprattutto trinitaria; mai la
contemplazione di una delle Persone della Santa Trinità non può dimenticare il
mistero che in essa, nella Trinità, si cela, si nasconde. Uno dei tropari del
vespro diventa una lettura trinitaria molto profonda dell’inno tre volte santo:
Santo Dio, che tutto hai creato mediante il Figlio, con la sinergia del
santo Spirito; Santo forte, per il quale abbiamo conosciuto il Padre e per il
quale lo Spirito Santo è venuto nel mondo; Santo immortale, o Spirito
Paraclito, che dal Padre procedi e nel Figlio riposi. Trinità Santa, gloria a
te. Nel vespro ancora si trovano due tropari che poi passeranno ad altri
momenti della liturgia bizantina: Abbiamo visto la luce vera, abbiamo
ricevuto lo Spirito celeste, abbiamo trovato la fede vera, adorando l’indivisibile
Trinità…, testo che passerà alla Divina Liturgia subito dopo la comunione,
a sottolineare il collegamento tra la Pentecoste, il dono dello Spirito e l’eucaristia.
Quindi il tropario: Re celeste, Paraclito, Spirito di verità… che diventa
la preghiera iniziale di tutte le ufficiature bizantine. Il vespro ha tre
letture dell’Antico Testamento: Nm 11,16-17.24-29: lo Spirito mandato sugli
anziani del popolo; Gio 2,23-32;3,1-5 -la venuta dello Spirito citato poi a
Atti 2,17; Ez 36,24-28 -il rinnovamento di tutti i popoli per opera dello
Spirito. Il dono dello Spirito che rinnova i discepoli, che rinnova tutta la
Chiesa, viene sottolineato anche dal tropario proprio della festa: Benedetto
sei tu, Cristo Dio nostro: tu hai reso sapientissimi i pescatori, inviando loro
lo Spirito Santo, e per mezzo loro hai preso nella rete l’universo. Amico
degli uomini, gloria a te. Per quanto riguarda la liturgia del giorno,
accenno alle tre grandi preghiere delle genuflessioni fatte al vespro della
domenica, spesso celebrato senza soluzione di continuità alla fine della Divina
Liturgia. Si tratta di tre preghiere che hanno quasi la forma di prefazi
liturgici dove si evoca il mistero di Dio e tutto quello che Lui ha fatto per
la redenzione dell’uomo: Signore immacolato, incorruttibile, infinito,
invisibile, inaccessibile, inesprimibile, immutabile... incommensurabile...
immortale... Dio Padre del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo: il quale per
noi uomini e per la nostra salvezza discese dai cieli, prese carne dallo
Spirito dalla Vergine Maria... dà al tuo popolo la pienezza del tuo amore...
santificaci per la potenza della tua mano... Queste preghiere vengono
recitate in ginocchio non tanto in carattere penitenziale, bensì per indicare
il momento fortemente epicletico di dono ed accoglienza dello Spirito Santo.
La celebrazione della Pentecoste come
teofania trinitaria, la celebrazione della Pentecoste come dono dello Spirito
oggi alla Chiesa, ad ogni cristiano, ad ognuno di noi. Il dono dello Spirito è
un dono a tutto il popolo di Dio. Dono di unità e dono di diversità.
La solennità della Pentecoste ci porta a
vivere nuovamente il dono gratuito dello Spirito Santo, a vivere la nascita
della Chiesa, l’inizio della nostra vita in Cristo. Una delle opere di Nicola
Cabasilas, teologo bizantino del XIV secolo, porta precisamente come titolo La
vita in Cristo e in essa l’autore non fa altro che un commento dei
sacramenti dell’iniziazione cristiana: battesimo, cresima ed eucaristia, ed
anche della consacrazione dell’altare, applicati alla vita del credente; per
ogni cristiano, la vita in Cristo è la vita nella Chiesa, la vita -il dono
dello Spirito- che ci viene dato per mezzo dei sacramenti. In tutte le liturgie
orientali si sottolinea, in ognuno dei sacramenti, il ruolo dello Spirito Santo
e quindi l’importanza dell’epiclesi, della sua invocazione in vista alla
santificazione del pane e del vino, dell’acqua, dell’olio... Ogni ora di
preghiera, poi, nella tradizione bizantina, inizia con un’invocazione dello
Spirito che è sempre presente, ed ovunque...
Infine, l’icona della Pentecoste è un’icona
liturgica; gli apostoli sono radunati come nella celebrazione della liturgia,
attorno al trono vuoto, preparato per Cristo. La presenza di Pietro e Paolo
nell’icona indica la presenza di tutta la Chiesa radunata dallo Spirito. La
Chiesa nasce in una situazione di profonda comunione tra gli apostoli, in un
contesto di cui dovrebbe scaturirne anche la comunione per tutta la Chiesa, per
tutto il mondo.
+P. Manuel Nin
Esarca Apostolico
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