Dormizione della Madre di Dio
G. Dimov. Sofia, XX secolo
Qualche riflessione post sinodale.
Seconda riflessione.
La mia prima
riflessione post sinodale era sorta attorno all’icona della Madre di Dio
Odigitria, che aveva presieduto le sessioni del Sinodo dei vescovi nel 2023 e
nel 2024. Ma diverse volte mi sono chiesto quale icona potrebbe diciamo così rappresentare
il / un Sinodo dei vescovi? Questa domanda me la sono fatta diverse volte durante
le sessioni del Sinodo. Se si trattasse di trovare passi della Sacra Scrittura
che possono essere “icone” di un momento sinodale ce ne sono tante: Cristo
seduto con i discepoli annunciando loro il Vangelo; Cristo celebrando con i
discepoli la moltiplicazione dei pani e dei pesci; Cristo con i tre discepoli sul
monte Tabor; Cristo con i Dodici il grande Giovedì quando diede loro, celebrò
con e per loro, il suo Corpo ed il suo Sangue; Cristo, ancora con i discepoli scelti,
nel Getsemani; Cristo risorto, sempre con i discepoli, sulle rive del lago di
Galilea. Queste sarebbero “icone evangeliche” possiamo dire a rafforzare,
poggiare, dare contenuto evangelico al cammino sinodale della Chiesa Cattolica.
Icone evangeliche sempre con Cristo.
Ma, quale un’icona
che mostri veramente quello che sia il Sinodo dei vescovi, come celebrazione
ecclesiale e che ne faccia vedere quasi un’incarnazione? Certamente icone ed
affreschi che rappresentano i grandi concili ecumenici –soprattutto i due di
Nicea del 325 e del 787- ne troviamo diverse. Ma quale icona per “un / il
Sinodo dei vescovi”? Oso proporne due: l’icona della Dormizione della Madre di
Dio nella festa del 15 agosto, e l’icona della Comunione degli apostoli. E mi
soffermo oggi soltanto nella prima.
Di questa icona
ne sottolineo qualche tratto cristologico ed ecclesiologico: al centro
dell’icona vediamo il corpo della Madre di Dio, sdraiato sul letto funebre, quasi
fosse un altare con i Doni eucaristici deposti al disopra. In alto dell’icona,
Cristo che riceve nelle sue mani l’anima di Maria, potremo dire riceve la sua
offerta, e attorno a Cristo i Dodici apostoli, radunati da tutto il mondo. Due aspetti
fondamentali: Cristo nel centro a presiedere, a celebrare, e attorno a lui i
Dodici radunati miracolosamente da tutte le parti del mondo -come ci fa sapere
il testo apocrifo da cui dipende anche l’icona. Gli apostoli son venuti da
tutte le parti del mondo per celebrare la Divina Liturgia della piena e totale
glorificazione della Madre di Dio in cielo, quasi a concelebrare con Cristo questo
Sinodo, questo momento ecclesiale e fondamentale per la vita della Chiesa
nascente. Perché la piena glorificazione della Madre di Dio è anche la piena glorificazione
della Chiesa sposa e madre. La festa del 15 agosto, la Dormizione di Maria, chiude
il ciclo, l’anno liturgico bizantino, chiude o forse possiamo dire porta alla
perfezione il cammino fatto con Cristo e accanto ai fedeli, con Cristo e con la
Chiesa lungo un anno, lungo un inizio ed una conclusione, fino alla sua perfezione.
Cristo è l'alfa e
l'omega. Con Lui e mai senza di Lui tutto inizia, tutto quello che siamo e
viviamo inizia e arriva alla sua perfezione in Lui. E questo fatto, quel che
siamo, viviamo, con chi lo viviamo, è il nostro essere e vivere come cristiani.
Un cammino quindi con Lui, e “accanto” ai fratelli. Il “con” -la
preposizione greca “συν”- fa riferimento
a Lui, a Cristo Signore, che ci guida, che ci precede, che ci sorregge, che ci
salva. Il “accanto” fa riferimento ai fratelli, a coloro che come noi sono
stati rivestiti di Cristo nel battesimo. Quindi riprendo un tema che ritengo fondamentale:
quel che siamo e facciamo, è con Cristo, guidati da Cristo, preceduti da Lui
che cammina davanti a noi. Se questo fatto sarà a tutti chiaro, allora tutta la
derivazione “filologica” che abbiamo fatto lungo due anni con e a partire dalla
preposizione “συν” avrà un senso.
Cristo che
cammina con noi, che ci precede. Questo fatto lo vediamo in modo possiamo dire
iconico nella vita della Chiesa, soprattutto quando celebra i Santi Misteri, cioè
la presenza sacramentale e massima di Cristo in mezzo a noi. E nella stessa
celebrazione dei Santi Misteri, della liturgia della Chiesa, siamo tutti,
vescovo, sacerdoti e fedeli, che guardando verso Oriente, guardando verso Colui
che è l'Oriente che viene dall'alto, diventiamo icone di un cammino veramente
ecclesiale.
Queste premesse -forse
lunghe, e chi le leggerà abbia pazienza- per dire in qualche modo, con quale
spirito ho partecipato come vescovo della Chiesa Cattolica alla sessione del Sinodo
dei vescovi di ottobre 2024. Quando il Papa, o un patriarca orientale, o un
capo di una chiesa cristiana convoca il Sinodo dei vescovi, è un momento
ecclesiale molto importante. Infatti, nelle Chiese Orientali cristiane, siano
esse ortodosse o cattoliche, quando il patriarca o il capo di una di queste Chiese
convoca il Sinodo, lo fa per diverse ragioni. Una prima è in vista alla consacrazione
del Sacro Myron, l’olio Santo con cui saranno unti i neo battezzati, coloro che
sono stati rivestiti di Cristo. L’olio Santo con cui saranno unti anche gli
altari, le sacre mense su cui vengono santificati, consacrati il pane e il vino;
il sepolcro da cui si annuncia ogni domenica il Vangelo della risurrezione, il Vangelo
che ci annuncia che quel Crocifisso è Risorto; l’altare, infine, al cui
contatto diretto vengono ordinati vescovi, preti e diaconi nelle diverse
tradizioni orientali. Un’altra ragione per la convocazione del Sinodo è quando
il patriarca convoca i fratelli i vescovi in vista alle elezioni, alle nomine
dei nuovi vescovi. Infatti, essi vengono eletti dal Signore attraverso la preghiera,
la comunione e la scelta di coloro che ne fanno le veci nel Corpo di Cristo, cioè
di coloro che ne sono i veri vicari, i vescovi. Quindi attraverso il Sinodo,
presieduti da colui che ne è il capo e il padre, si eleggono i nuovi membri di
questo corpo episcopale, di questo corpo di pastori che guidano le loro Chiese.
E questo avviene con e malgrado le loro debolezze, le loro mancanze, i loro
peccati, ma sempre sorretti da quella “Grazia Divina” con cui, inginocchiati e toccando
l'altare, toccando Cristo stesso, sono stati ordinati vescovi, “επίσκοποι”, cioè, “veglianti” della comunità e della comunione a loro affidata. Infine,
per ultimo ma non meno importante, il Sinodo dei vescovi, nelle Chiese
Orientali, è convocato dal capo della Chiesa anche per discutere fraternamente
e prendere delle decisioni che toccano la vita di ognuna delle Chiese orientali
cristiane.
Dopo tutte queste
premesse -queste note marginali?- forse lunghe, qualcuno potrebbe dire: …e
allora?
A partire
dall’icona proposta sopra, vorrei dire che sono tornato a Roma ad ottobre e mi
sono messo, umilmente e quasi di nascosto, come uno dei vescovi concelebranti
nell’icona della Dormizione, nell’icona della Chiesa gloriosa, uno dei due
vescovi che hanno in mano un libro aperto mostrandolo a coloro che l’icona la
guardano. In questo libro mi sono permesso di scrivere qualche nota e l’ho
condivisa, con i fratelli vescovi. Note per non dimenticare:
In primo luogo, il
Sinodo dei vescovi. Quando mi dicono: “Beati voi gli orientali che avete
avuto sempre la sinodalità”, io rispondo: “Eh no! Noi abbiamo il Sinodo
dei vescovi e la collegialità episcopale, che forse non è lo stesso della
“sinodalità” che ci troviamo ad avere tra le mani a gestire o provare di
gestire in questo nostro momento ecclesiale.
In secondo luogo,
la Chiesa Cattolica. Ci sono parole che riscaldano e rinfrancano il cuore, e penso
che nel nostro percorso come Sinodo dei vescovi ci avrebbe fatto bene,
spiritualmente ed ecclesiologicamente, sentire ad alta voce che siamo Chiesa
Cattolica, estesa da Oriente ad Occidente.
Infine, Cristo,
cioè Colui con Chi camminiamo. Nel lontano 1999 l’indimenticabile arcivescovo
di Bologna, il cardinale Giacomo Biffi, scrisse quel libretto intitolato “Identikit
del Festeggiato” in cui il grande vescovo-teologo ricollocava nel centro della
riflessione della Chiesa Cristo, Colui che era e doveva essere appunto il
Festeggiato nel grande Giubileo del 2000. Quindi il Sinodo come cammino che la Chiesa Cattolica
fa con Cristo, un cammino guidato dai vescovi, e sempre all’ascolto di
tutti. In Oriente il Sinodo è oppure ha sempre una dimensione
ecclesiologica, ma soprattutto cristologica. Il Sinodo, il cammino che è sempre
con la preposizione greca “συν”, cioè “con” Cristo. Mi chiedevo se ci fosse bisogno di un nuovo “Identikit del Festeggiato?”,
ma credo basterebbe un semplice “Manuale per il buon uso filologico, e soprattutto,
cristologico ed ecclesiologico della preposizione greca “συν”,
che ha conformato il nostro vocabolario
durante le settimane del mese di ottobre.
+P. Manuel Nin
Esarca Apostolico
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