Sacrificio di Abramo
Cattedrale della
Santissima Trinità
Atene
Le
domeniche pre-quaresimali nella tradizione bizantina
Il
Signore vuole la salvezza di tutti gli uomini, perché per noi si è incarnato
Uno dei
Detti dei Padri del Deserto recita: “Uno dei padri raccontò che vi era un
monaco molto laborioso, che indossava una stuoia. Si recò un giorno da abba
Ammone. L’anziano lo vide vestito da una stuoia e gli disse: «Questo
non ti giova a nulla». L’altro gli domandò: «Sono preso da tre pensieri: se
vagare nel deserto, se andare in terra straniera dove nessuno mi conosca, o se
invece chiudermi in una cella, non rispondere a nessuno, e mangiare un giorno
sì e un giorno no». Abba Ammone gli disse: «Nessuna di queste tre cose ti
giova. Rimani piuttosto nella tua cella, mangia un po ogni giorno, medita
incessantemente nel tuo cuore la parola del pubblicano, e potrai salvarti».
Quest’anno
2023 la celebrazione della Pasqua, nei due calendari orientale ed occidentale,
ha una settimana di differenza, ed anche l’inizio del periodo pre-quaresimale e
quaresimale, si vede scandito da una settimana, tra le domeniche 29 gennaio e 5
febbraio. Con la pericope del pubblicano e del fariseo inizia nella tradizione
bizantina il periodo liturgico che porta il nome di Triodion, e che conta dieci
domeniche prima della Santa Pasqua; si tratta del periodo liturgico che ci
porterà alla celebrazione sacramentale della Passione, della Morte e della
Risurrezione del Signore. Periodo liturgico e libro liturgico con lo stesso
nome, Triodion, dalle tre odi che vengono cantate nell’ufficiatura del
mattutino. Vorrei soffermarmi un attimo nelle quattro prime domeniche del
Triodion, quelle che precedono l’inizio della Grande Quaresima. Anche la
tradizione latina ha avuto un periodo simile con le domeniche di Septuagesima,
Sexagesima e Quinquagesima.
L’inizio
del Triodion non è l’inizio di un periodo per sé, che ha una autonomia
all’interno dell’anno liturgico, quindi della vita della Chiesa e di ogni
cristiano, ma è l’inizio di un periodo che ci deve portare alla Santa Pasqua.
Tutto quello che verrà vissuto, celebrato, assunto -tutto l’aspetto
penitenziale che si sottolineerà nella Grande Quaresima, deve portare, deve
guardare sempre alla Pasqua del Signore. La liturgia è sempre un luogo teologico,
cioè un luogo dove Dio parla, dove Dio ci parla; la liturgia, poi, è un luogo anche
pedagogico, e ciò nel senso più letterale del termine, cioè quel mezzo, che ci
porta verso la nostra piena configurazione col Signore che si è incarnato, che
è morto e che è risorto. Quest’anno poi l’inizio del Triodion si trova vicino
anche della festa del 2 febbraio, la festa dell’Incontro del Signore, che è una
festa che ha un senso fortemente pasquale. Infatti, il tropario della festa si
conclude con la frase: “…ci conceda anche il dono della risurrezione.”,
che ci fa guardare già verso la Pasqua. Esaminando un po in dettaglio le
quattro domeniche pre-quaresimali dell’inizio del Triodion, vediamo che portano
dei nomi diversi legati o alla pericope evangelica letta, oppure a qualche
aspetto celebrato in esse: la domenica del fariseo e del pubblicano, la
domenica del figlio prodigo, la domenica del giudizio finale o del carnevale ed
infine la domenica dei latticini, chiamata anche di Adamo ed Eva. Sono delle
domeniche in cui i brani evangelici ci propongo dei punti importanti nella
nostra vita come cristiani.
La
domenica del fariseo e del pubblicano con la pericope evangelica di Lc
18,10-14, sottolinea l’atteggiamento di umiltà, necessaria alla vita di ogni
cristiano, la confessione sì del proprio peccato ma soprattutto la confessione
della grandezza di Dio nell’amore. Il vangelo pure sottolinea un altro
atteggiamento, quello del non disprezzo del fratello; il fariseo nel Vangelo
non viene giustificato, e questo non per il fatto di gloriarsi delle sue osservanze
religiose, ma nel momento in cui dice: “...ti ringrazio perché non sono come
lui...”. Uno dei tropari del mattutino di questa domenica mette in luce il
tema del pentimento del peccatore e la grande misericordia del Signore, che
scaturisce dalla sua stessa incarnazione: “Come il pubblicano, offriamo
gemiti al Signore, e gettiamoci ai suoi piedi quali peccatori davanti al
Sovrano: egli vuole infatti la salvezza di tutti gli uomini e concede la
remissione a tutti quelli che si pentono, perché per noi si è incarnato, lui
che è Dio, coeterno al Padre”.
La
domenica del Figlio prodigo in Lc 15,11-32, mette in luce il tema del
pentimento e dell’amore fiducioso nel Padre misericordioso, ma anche il
possibile rifiuto di accogliere il pentimento del fratello peccatore che si converte
e torna alla casa paterna. Il kontakion del mattutino mette in bocca di ognuno
di noi le parole del figlio prodigo per l’essersi allontanato da Dio, quasi
fosse lo stesso allontanamento di Adamo dal paradiso, “dalla gloria paterna”: “Mi
sono stoltamente escluso dalla tua gloria paterna e ho dissipato nel male la
ricchezza che mi avevi trasmesso; per questo a te le parole del figliol prodigo:
Ho peccato davanti a te, padre pietoso: ricevimi nella penitenza, e trattami
come uno dei tuoi mercenari”.
La
domenica del giudizio finale, con la lettura della pericope Mt 25,31-46, sottolinea
la necessità -la centralità- dell’amore verso il Signore che si fa presente
nel fratello che soffre, che è malato, che è prigioniero. Uno dei tropari del
mattutino ancora propone una lettura molto cristiana del fatto stesso del digiuno
e dell’astinenza, lettura che dovrebbe segnare tutto il percorso quaresimale: “Il
profeta Daniele, divenuto uomo prediletto, contemplando la sovrana autorità di
Dio, così gridava: La corte si assise e i libri furono aperti. Bada, anima mia:
digiuni tu? Non usare perfidia col prossimo. Ti astieni dai cibi? Non
giudicare il fratello, perché tu non venga mandata al fuoco a bruciare come
cera, ma il Cristo ti faccia piuttosto entrare nel suo regno senza impedimenti”.
Infine, la
domenica dei latticini, chiamata anche di Adamo ed Eva, con la lettura di Mt
6,14-21, ci ricorda la necessità del perdono dell’altro prima di qualsiasi
preghiera, prima di qualsiasi digiuno; e l’importanza che la preghiera
esteriore, il digiuno esteriore sia riflesso di una preghiera e di un digiuno
nel profondo del cuore. Due dei tropari del mattutino danno la chiave di
lettura di questa domenica ormai alle porte del periodo quaresimale: “Guida di
sapienza, elargitore di prudenza, educatore degli stolti e protettore dei
poveri, conferma, ammaestra il mio cuore, o Sovrano; dammi tu una parola, o
Parola del Padre, poiché, ecco, io non trattengo le mie labbra dal gridare: O
misericordioso, abbi misericordia di colui che ha prevaricato! …Sedette un
tempo Adamo e diede in pianto davanti al paradiso di delizie, battendosi il
volto con le mani… Partecipa, o paradiso, al dolore del padrone divenuto
povero, e col fruscio delle tue foglie supplica il Creatore che non mi chiuda
fuori. O misericordioso, abbi misericordia di colui che ha prevaricato!”
All’inizio
abbiamo citato il testo dai Detti dei Padri perché, assieme ai tropari citati
indicano il senso più profondo di queste dieci settimane che ci porteranno alla
Risurrezione del Signore: “…digiuni tu? Non usare perfidia col prossimo. Ti
astieni dai cibi? Non giudicare il fratello…”. “Rimani nella tua cella,
mangia un po ogni giorno, medita incessantemente nel tuo cuore la parola del
pubblicano, e potrai salvarti”.
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