L'Ascensione del Signore nella liturgia bizantina
Cristo prende sulle sue spalle la natura umana smarrita
L’Ascensione del Signore, è celebrata il
quarantesimo giorno dopo la Risurrezione, ed è una delle grandi feste nel
calendario liturgico di tutte le Chiese cristiane. Vorrei soffermarmi in alcuni
dei testi dell’ufficiatura mattutina della festa nella tradizione bizantina,
mettendone in rilievo alcuni aspetti teologici a partire del cànone del
mattutino, attribuito in due parti a Giovanni Damasceno e Giuseppe di
Tessalonica. Tre aspetti emergono dai testi quasi ad intrecciarsi l’uno con
l’altro: la carne di Cristo, glorificata nella sua risurrezione, è ascesa ai
cieli; il Signore Gesù che sale al Padre nella gloria; ed infine con la sua
ascensione il Signore rinnova, restaura la natura umana caduta in Adamo. Tre
aspetti nei testi liturgici del mattutino bizantino che si affiancano col
versetto del salmo 23 cantato ripetutamente dagli angeli: “Levate le porte davanti al Cristo, nostro Re!”. Diversi dei
tropari del cànone sottolineano l’ascensione in cielo della carne glorificata
di Cristo Signore, quindi il vincolo tra l’incarnazione del Verbo di Dio e
l’ascensione nella carne gloriosa del Signore risorto: “Sbigottivano i cori
degli angeli, vedendo nell’alto dei cieli, con la carne, il Cristo mediatore
tra Dio e gli uomini, e concordi cantavano un canto di vittoria… Al Dio che è
apparso sul monte Sinai e ha dato la Legge al veggente Mosè, e che dal Monte
degli Ulivi ascende nella carne, a lui cantiamo tutti, perché si è reso
glorioso”. Nella sua ascensione, alla presenza degli angeli, il Signore innalza
la natura umana prima mortale poi diventata immortale: “Sei asceso al Padre, o
Cristo datore di vita, e hai esaltato la nostra stirpe, o amico degli uomini,
nella tua ineffabile compassione. Le schiere degli angeli, o Salvatore, vedendo
la natura mortale ascendere unita a te, incessantemente ti celebravano, piene
di stupore”. La carne glorificata di Cristo sarà quindi quella con cui apparirà
anche alla fine dei secoli: “Gli angeli si accostarono ai tuoi discepoli, o
Cristo, gridando: Nel modo in cui avete visto ascendere il Cristo, così nella
carne verrà, giusto Giudice di tutti”. In alcuni dei tropari poi viene messa in
parallelo, quasi ne fosse prefigurazione, l’ascensione di Elia e l’ascensione
di Cristo: “Straordinaria la tua nascita, straordinaria la tua risurrezione,
straordinaria e tremenda, o datore di vita, la tua divina ascensione dal monte:
prefigurandola, Elia saliva in alto con un carro a quattro cavalli, celebrando
te, o amico degli uomini”.
L’ascensione di Cristo al Padre nella gloria è il
rinnovo, la ricreazione della natura umana caduta in Adamo: “Sei
risorto il terzo giorno, tu che per natura sei immortale…, quindi sei asceso al
Padre, o Cristo, portato da una nube, o Creatore dell’universo… Davide l’ispirato
grida con tutta chiarezza nei suoi salmi: È asceso il Signore ai cieli tra
acclamazioni e ha raggiunto il Padre, fonte della luce… O Signore, dopo aver
rinnovato con la tua passione e risurrezione il mondo invecchiato per i tanti
peccati, sei asceso ai cieli, portato da una nube: gloria alla tua gloria”. Il parallelo tra l’incarnazione di Cristo e la sua
ascensione, viene corroborato anche con delle immagini prese dalle parabole
evangeliche come quella del buon pastore e della pecora smarrita: “Dopo aver
cercato Adamo che si era smarrito per l’inganno del serpente, o Cristo, di lui
rivestito sei asceso al cielo e ti sei assiso alla destra del Padre, partecipe
del suo trono, mentre a te inneggiavano gli angeli… Prendendoti sulle spalle, o
Cristo, la natura che si era smarrita, sei asceso al cielo e l’hai presentata a
Dio Padre”. Uno dei tropari dedicati alla Madre di Dio con una bella immagine mette
in parallelo il grembo pieno di Maria e l’ade svuotata da tutti coloro che
aveva contenuto: “Beato il tuo ventre, o tutta immacolata, perché
inesplicabilmente è stato degno di contenere colui che prodigiosamente ha
svuotato il ventre dell’ade: supplicalo di salvare noi che a te inneggiamo.” Infine
i testi della tradizione bizantina sottolineano la presenza degli apostoli
all’ascensione del Signore, diventandone testimoni: “Gesù il datore di vita,
presi con se coloro che amava… O Gesù onnipotente, sei asceso nella gloria
sotto gli occhi dei tuoi venerabili discepoli… che tripudiarono vedendo oggi il
Creatore levarsi nell’aria”. Uno dei tropari, di Romano il Melodo, mette in
evidenza l’ascensione del Signore in cielo ed il suo rimanere presente nella
vita della Chiesa: “Compiuta l’economia a nostro favore, e congiunte a quelle
celesti le realtà terrestri, sei asceso nella gloria, o Cristo Dio nostro,
senza tuttavia separarti in alcun modo da quelli che ti amano; ma rimanendo
inseparabile da loro, dichiari: Io sono con voi, e nessuno è contro di voi”.
La festa dell’Ascensione sottolinea
come la natura umana caduta in Adamo viene oggi rinnovata in Cristo. Uno dei
tropari lo canta in un modo molto bello: “Rinnovando,
o Dio, la natura di Adamo, discesa nelle parti inferiori della terra, oggi
l’hai fatta ascendere con te... Avendola amata, l’hai fatta sedere insieme a
te, poiché ne hai avuto compassione, a te l’hai unita; avendola unita a te, con
essa hai patito: ma avendo patito pur essendo tu impassibile, l’hai glorificata
con te. Gli angeli dicevano: Chi è costui, quest’uomo bello? Non solo uomo
però, ma Dio e uomo… Perciò angeli, avvolti in tuniche, volarono ai discepoli,
dicendo: Uomini galilei, colui che di tra voi se n’è andato, questo Gesú, uomo
e Dio, di nuovo come Uomo-Dio verrà…”.
+P. Manuel Nin
Esarca Apostolico
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