La Natività della Madre
di Dio
Oggi nasce il libro
del Verbo della vita.
Due grandi feste della Madre di Dio
aprono e chiudono l’anno liturgico nella tradizione bizantina: la Natività
della Madre di Dio il giorno 8 settembre e la sua Dormizione il 15 agosto. Due
feste che ricongiungono il ciclo liturgico in un unico mistero, quello di
Cristo, quello di Maria e quello della Chiesa stessa che nasce, come Maria,
voluta e amata dal Signore, che percorre con il Signore i grandi momenti della
salvezza, e che come Maria è glorificata pienamente in cielo dal Signore che
l’accoglie nella gloria. La tradizione bizantina inoltre, nelle grandi feste
dell’anno liturgico, legge al vespro tre letture bibliche prese normalmente
dall’Antico Testamento, testi scelti in una chiave di lettura allegorica per
farne un’esegesi cristologica, mariologica ed ecclesiologica nelle diverse
feste. Nelle celebrazioni della Madre di Dio una delle letture sempre utilizzate
è Ezechiele 43-44: la descrizione del tempio, con la porta chiusa che guarda ad
oriente, e che viene aperta e varcata soltanto dal Signore. Questa lettura
cristologica e mariologica dei testi biblici è molto presente nella tradizione
bizantina, e nella festa dell’8 settembre, la Natività della Madre di Dio, la troviamo
in tre testi letti al vespro: Gen 28: la visione notturna di Giacobbe con
l’immagine della scala che sale in cielo; Pr 9: la sapienza che si costruisce
una casa; ed infine Ez 44. I testi dell’ufficiatura inoltre adoperano altri testi
profetici, come Isaia e Daniele. Testi biblici letti in una chiave cristologica
e mariologica, e che sono un bell’esempio di come la liturgia diventa luogo di
professione di fede, e luogo di esegesi cristiana dei testi veterotestamentari
nella scia dei Padri sia orientali che occidentali.
A partire del testo di Ezechiele 44, la
liturgia presenta con delle immagini quasi opposte e contrastanti da una parte la
sterilità di Anna, e dall’altra la verginità di Maria. Essa è la porta che
guarda all’oriente e, nell’incarnazione del Verbo di Dio diventa il libro in
cui la Parola viene scritta nella carne umana: “Questo è
il giorno del Signore, esultate, popoli: poiché ecco, il talamo della luce, il
libro del Verbo della vita, è uscito dal grembo; la porta che guarda a oriente
è stata generata, e attende l’ingresso del sommo sacerdote, lei che introduce
nel mondo, sola, il solo Cristo, per la salvezza delle anime nostre”. La porta di cui parla Ezechiele è presentata e cantata
dalla liturgia come immagine dell’incarnazione del Figlio di Dio, unica porta
per cui Lui entra nel mondo: “Anche se, per divino volere,
famose donne sterili hanno generato, pure, al di sopra di tutti i loro figli,
divinamente risplende Maria, poiché, prodigiosamente partorita da madre
sterile, ha partorito nella carne il Dio dell’universo, da grembo senza seme,
oltre la natura: unica porta dell’Unigenito Figlio di Dio, che attraversandola
l’ha custodita chiusa, e tutto disponendo con sapienza come egli sa, per
tutti gli uomini ha operato la salvezza”. I testi liturgici, servendosi
della stessa immagine della porta, dopo il contrasto, la utilizzano per mettere
in parallelo sterilità e verginità, di Anna e di Maria: “Oggi
le porte sterili si aprono e ne esce la divina porta verginale. Oggi la
grazia comincia a dare i suoi frutti, manifestando al mondo la Madre di Dio,
per la quale le cose terrestri si uniscono a quelle celesti, a salvezza delle
anime nostre”.
Il testo di Ezechiele è usato ancora dai
testi dell’ufficiatura della festa con una lettura collegata sia alla verginità
di Maria sia all’incarnazione del Verbo di Dio: “Il profeta
ha chiamato la santa Vergine porta invalicabile, custodita per il solo Dio
nostro: per essa è passato il Signore, da essa procede l’Altissimo e la lascia
sigillata, liberando la nostra vita dalla corruzione”. Il nesso stretto tra liturgia
e professione di fede lo troviamo in uno dei testi del vespro che con delle
immagini poetiche di straordinaria bellezza canta Maria come luogo dell’incarnazione
del Verbo, luogo della congiunzione delle due nature in Cristo:“Venite,
fedeli tutti, corriamo verso la Vergine, perché ecco, nasce colei che prima
di essere concepita in seno è stata predestinata ad essere Madre del nostro
Dio; il tesoro della verginità, la verga fiorita di Aronne, che spunta dalla
radice di Iesse, l’annuncio dei profeti, il germoglio dei giusti Gioacchino e
Anna nasce, e il mondo con lei si rinnova. Essa è partorita, e la Chiesa si
riveste del proprio decoro. Il tempio santo, il ricettacolo della Divinità, lo
strumento verginale, il talamo regale nel quale è stato portato a compimento
lo straordinario mistero della ineffabile unione delle nature che si
congiungono in Cristo: adorando lui, celebriamo l’immacolata nascita della
Vergine”.
I testi della liturgia odierna inoltre
sottolineano sia la preghiera di Gioacchino ed Anna nell’angoscia per la loro
mancanza di discendenza, sia la grande gioia per la nascita di Maria: “Sterile,
senza prole, Anna batta oggi gioiosa le mani, si rivestano di splendore le cose
della terra, esultino i re, si allietino i sacerdoti tra le benedizioni, sia
in festa il mondo intero: perché ecco, la regina, l’immacolata sposa del Padre,
è germogliata dalla radice di Iesse. Non partoriranno più figli nel dolore le
donne, perché è fiorita la gioia, e la vita degli uomini abita nel mondo. Non
saranno più rifiutati i doni di Gioacchino, perché il lamento di Anna si è
mutato in gioia ed essa dice: Rallegratevi con me, tutti voi del popolo eletto
Israele: poiché ecco, il Signore mi ha donato la reggia vivente della sua
divina gloria, per la comune letizia, gioia e salvezza delle anime nostre”. La
festa della Natività di Maria mette in luce sia la preghiera e il gemito di
Gioachino ed Anna ascoltati dal Signore, sia anche l’inizio della salvezza che
ci viene da colei che porta il frutto vivificante per i cristiani, Cristo Verbo
di Dio incarnato.
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