L’inizio della
Settimana Santa nella tradizione bizantina
Vedendoti
sull’asinello, ti contempliamo sui cherubini.
La tradizione bizantina inizia le
celebrazioni della Settimana Santa con l’ingresso di Cristo a Gerusalemme la domenica
delle Palme, celebrazione preceduta dalla settimana di Lazzaro che ha
contemplato la malattia, e la morte dell’amico di Cristo fino alla sua
risurrezione il sabato. I testi liturgici della domenica delle palme
intrecciano in un modo insistente e pedagogicamente ripetitivo il tema della
vittoria di Cristo sulla morte di Lazzaro e il suo ingresso trionfale a
Gerusalemme per vivere lì, nella sua città, la propria passione, morte e
risurrezione: “Prefigurando per noi la tua augusta
risurrezione, col tuo comando hai risuscitato un morto, il tuo amico Lazzaro
ormai senza respiro, traendolo dal sepolcro già maleodorante, dopo quattro
giorni, o buono…”. Diversi dei tropari del giorno riprenderanno, applicandola a
Cristo, la profezia di Zaccaria 9,9: “Su dunque, anche noi oggi, tutto il nuovo
Israele, la Chiesa delle genti, esclamiamo col profeta Zaccaria: Gioisci
grandemente, figlia di Sion, dà l’annuncio, figlia di Gerusalemme: ecco, il tuo
Re viene a te, mite e per salvare, montato su un puledro d’asina…”. In molti
dei testi liturgici della festa troviamo delle figure che sottolineano la
confessione di fede cristologica nella vera incarnazione del Verbo di Do,
servendosi di immagini presentate per via di contrasto: “Colui che ha per trono
i cieli e per sgabello la terra, il Verbo di Dio Padre, il Figlio a lui
coeterno, viene oggi a Betania modestamente seduto su un puledro…”. Diverse
volte nei tropari il puledro diventa il trono ed il cocchio su cui siede il
Signore dei cieli umilmente entrando a Gerusalemme: “Tu che cavalchi i
cherubini, e sei celebrato dai serafini, sei montato su un asinello alla
maniera di Davide, o buono: i bambini ti celebravano come conviene a Dio…
Vedendoti su un asinello, ti contemplavano come assiso sui cherubini”. Uno dei tropari
del mattutino, oltre al parallelo tra il trono celeste nella gloria e quello
terrestre sull’asinello, parallelo che si allarga ancora agli angeli e ai
fanciulli, introduce già il tema centrale della Pasqua ormai vicina, cioè la
redenzione di Adamo e il suo rientro in paradiso: “In
cielo assiso in trono, in terra sull’asinello,
o Cristo Dio, tu hai accolto la lode degli angeli
e l’acclamazione dei fanciulli che a te
gridavano: Benedetto sei tu che vieni a richiamare Adamo dall’esilio”.
L’ingresso di Cristo a
Gerusalemme è quindi in vista alla salvezza, alla redenzione di Adamo, e alcuni
dei tropari mettono in relazione il tema dei due Adamo, l’uomo creato ed il
Cristo creatore: “Con rami di palme spirituali, con l’anima purificata, come i
fanciulli esaltiamo con fede Cristo, acclamando a gran voce il Sovrano:
Benedetto tu, che sei venuto nel mondo per salvare Adamo dalla maledizione
antica, divenendo il nuovo Adamo spirituale, o amico degli uomini, secondo il
tuo beneplacito. O Verbo che tutto disponi per il bene, gloria a te”. L’albero
della croce diventa il nuovo albero dove Adamo è rialzato dalla sua caduta
attraverso la passione del nuovo Adamo. Un lungo tropario del mattutino di
questa domenica riassume tutti gli aspetti che verranno celebrati lungo la
Settimana Santa: l’incontro col Cristo, Verbo di Dio incarnato che cammina ed
entra a Gerusalemme; l’unione sponsale tra Cristo e la Chiesa, unione che
avviene nella croce del Signore: “Uscite genti, uscite, popoli, contemplate
oggi il Re dei cieli che si avvicina a Gerusalemme su un povero asinello come
su trono eccelso. Generazione adultera e incredula, vieni e contempla colui che
vide Isaia, venuto per noi nella carne. Vedi come egli sposa la nuova Sion
quale sposa casta… Come a nozze senza macchia né corruzione, accorrono
acclamanti i fanciulli senza macchia e ignari del male: con loro anche noi
acclamiamo…”. Da questo tropario e da altri della festa, vediamo come la
tradizione bizantina legge sempre in chiave cristologica e cristiana le
profezie dell’Antico Testamento ed i testi salmici: “Cristo, il nostro Dio che viene
manifestamente, verrà e non tarderà, verrà dal boscoso monte adombrato, dalla
Vergine che lo partorisce ignara d’uomo: cosí diceva un tempo il profeta…
I monti e tutti i colli facciano erompere la
loro gioia grande per la misericordia… Verrà rivestito di potenza il re dei secoli,
il Signore…”.
Infine in un altro dei
tropari troviamo il parallelo tra i bimbi di Betlemme fatti sgozzare da Erode
ed i bimbi di Gerusalemme acclamanti e salvati dal Cristo crocefisso. E nello
stesso tropario troviamo accostati il paradiso chiuso con la spada che ne vieta
l’ingresso, ed il costato di Cristo aperto dalla lancia diventato porta di
accesso al paradiso per Adamo e per tutta l’umanità: “Poiché hai legato l’ade,
o immortale, ucciso la morte e risuscitato il mondo, con palme ti esaltavano i
bambini, o Cristo, come vincitore, a te gridando oggi: Osanna al Figlio di
Davide! I bimbi - essi dicono - non saranno piú sgozzati per il bimbo di Maria,
perché per tutti, bimbi e vecchi, tu solo sarai crocifisso. La spada non si
volgerà piú contro di noi, perché il tuo fianco sarà trafitto dalla lancia.
Perciò diciamo esultanti: Benedetto sei tu che vieni per richiamare Adamo dall’esilio”.
La liturgia
bizantina nella domenica delle palme ci consegna i rami con cui acclamiamo il
Cristo vincitore, rami che per tutti noi sono tipo ed immagine della croce che
ci salva: “Oggi la
grazia dello Spirito santo ci ha riuniti, e portando tutti la tua croce,
diciamo: Benedetto colui che viene nel nome del Signore, osanna nel piú alto
dei cieli”.
Nessun commento:
Posta un commento