Ordinazione
episcopale a San Paolo fuori le mura, 15 aprile 2016
Saluto
finale e ringraziamento.
Cristo,j avne,sth!
Eminenze,
cari fratelli nell’episcopato, padri abati, monaci, sacerdoti, diaconi, seminaristi,
fratelli e sorelle. Alla fine di questa bellissima celebrazione dei Santi
Misteri, in cui per l’imposizione delle mani del fratello vescovo Demetrio e
degli altri arcivescovi e vescovi concelebranti, e per l’invocazione della “Grazia
Divina che guarisce le nostre debolezze…”, sono stato ordinato vescovo
nella successione apostolica, in questa basilica romana e toccando questo santo
altare che si trova sopra il sepolcro del beato Paolo, l’apostolo delle genti,
che annunciò il Cristo risorto, Vivente e Vivificante, e lo annunciò da Oriente
ad Occidente, da Damasco a Gerusalemme, ad Atene e a Roma, arrivando fino
all’allora lontana la nostra Tarraco. Alla fine di questa celebrazione quindi voglio
ringraziare il nostro unico e vero Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, che nel
suo grande amore per gli uomini ci ha salvati e continua ad amarci e salvarci.
Uno dei
Padri della Chiesa a me più cari: Sant’Efrem di Nisibi in uno dei suoi inni,
parlando al suo vescovo, gli dice: Nella tua persona il Maestro si fa
presente: tu innalzi i suoi tratti! Vorrei che questo fosse il programma
del mio servizio episcopale nell’Esarcato Apostolico per i cattolici di
tradizione bizantina in Grecia: innalzare (mettere in alto, in primo piano, far
presenti…) i tratti del Signore, del Maestro in me stesso, e questo per mezzo
della sua Parola, dei sacramenti e della carità. Far presente alla mia Chiesa e
nella mia Chiesa che è in Grecia quei tratti che sono quelli del mio Maestro,
del mio Signore Cristo. Il suo Vangelo, la sua Parola di amore, di perdono, di
salvezza, di vita nuova. Una Parola delle volte affilata come una spada a
doppio taglio. Una Parola delle volte consolante come un padre che esce
all’incontro del figlio prodigo che ritorna a casa. Una Parola che tante volte
mette a nudo quello che c’è nei nostri cuori. Una Parola che non si stanca mai
di perdonare fino a settanta volte sette. Una Parola che sempre è la Parola
della Croce, della Croce di Cristo. Per questo, l’avete visto, ho voluto
mettere il lemma dello stemma episcopale in questa Parola: “il Verbo si è
fatto carne… ov Lo,goj sa,rx evge,neto”. Il
Verbo, la Parola che si è incarnata. Una Parola vissuta nell’ascolto del
Vangelo, nella vita di grazia attraverso i sacramenti della Chiesa, attraverso
i fratelli, pure loro sacramenti del Signore incarnato e vivente. E per questo
che chiedo al Signore che mi dia di essere e fare il vescovo nel confermare la
fede dei fratelli. Nel condividere le gioie e le speranze degli uomini, le
tristezze e le sofferenze degli uomini. Nel presiedere nella carità; un
presiedere nel senso monastico: quel prodesse magis quam praeesse della
RB che è di più un servizio che un onore. Nell’essere esempio di carità. Nel vivere
la carità. Buon pastore e medico. Nella consapevolezza dei propri peccati che
ti fa disponibile verso la misericordia. Servizio del vescovo come “liturgo”,
come colui che invoca lo Spirito Santo, che fa l’epiclesi sui santi doni, sulla
Chiesa. “…innalzare, dipingere, in me stesso e negli altri i tratti del
Maestro”.
In questo
momento, sotto lo sguardo unico del Signore nella maestà di questo bellissimo
mosaico, sento la fiducia in Lui, il Signore, che guida la nostra vita, ogni
giorno, ogni istante. In tutto quello a cui Lui ci chiama. Ed è in profondo
atteggiamento di fede che ho accettato questo nuovo incarico, episcopale, che
mi è stato affidato, in cui oggi sono stato consacrato.
Ringrazio
sua Santità papa Francesco, per la sua fiducia verso la mia persona. La mia
risposta è stata libera, ma fatta in spirito di ubbidienza alla volontà del
Signore che si manifesta attraverso le decisioni di coloro che da Lui stesso
sono stati messi a guida della Chiesa. Ringrazio sua eminenza il cardinale
Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, sua eccellenza
Cyril Vasil’ arcivescovo segretario e p. Lorenzo Lorusso OP, sottosegretario. Saluto
gli altri ufficiali e impiegati della Congregazione
Un saluto
fraterno e cordiale ai vescovi orientali e latini che avete voluto concelebrare
questi Santi Misteri. Saluto le loro eminenze i cardinali Michael Harvey,
arciprete di questa basilica, e Lluis Martinez Sistach, arcivescovo emerito di
Barcelona che il 18 aprile di diciotto anni fa mi ordinò sacerdote a
Montserrat.
Guardando
la Grecia, saluto il fratello vescovo Demetrio Salachas, mio predecessore all’Esarcato
Apostolico, mio ordinante e, posso dirlo, mio bastone e vincastro nei miei
primi pasi nel servizio episcopale all’Esarcato. Saluto i miei fratelli vescovi
delle diverse diocesi della Grecia, in modo speciale mio fratello Sebastiano
Rosolatos, arcivescovo dei cattolici di Atene, e pure lui uno dei tre vescovi
ordinanti. Χαιρετίζω τòν Πατέρα
Άθανάσιο καì όλους όσοι ηλθαν εκπροσωπωντας την Αποστολικη Εξαρχια, απο την
Ελλαδα. Σημερα, απο εδω, τη Ρωμη, η ευλογια μου και η προσευχη μου στους ιερεις
της Εξαρχιας, στις μοναχες, στους ασθενεις, στους ηλικιωμενους, στους νεους, σε
ολους τους πιστους: ελληνες, ουκρανους, χαλδαιους. Σε σας ολους που αναγγελλετε
την πιστη σας στον Ανασταντα Χριστο μεσα στον υπεροχο καθεδρικο ναο της Αγιας
Τριαδος.
Saluto il
fratello vescovo Donato di Lungro, ordinante pure lui e tutti gli altri vescovi
venuti da tante parti dell’Europa.
Guardando
ad Occidente ringrazio i diversi vescovi latini venuti alla celebrazione. In
modo speciale Jaume Pujol, arcivescovo metropolita di Tarragona e primate,
amico e testimone delle mie terre native e testimonianza paolina privilegiata. Saluto mons. Joan Enric Vives, arcivescovo de la Sèu
d’Urgell. Mons. Piero Marini, Francesco Brugnaro. E gli altri vescovi di
tradizione latina.
Saluto e
ringrazio i rappresentanti dei diversi organismi della Santa Sede e della curia
romana con cui ho collaborato in questi anni romani. Mons. Guido Marini e
l’ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice. L’OR col suo
direttore prof. Giovanni Maria Vian, che mi ha aperto sempre le pagine del
quotidiano della Santa Sede per far conoscere le ricchezze
teologiche-liturgiche-spirituali dell’Oriente cristiano.
Saluto
gli abati e i monaci benedettini. L’abate Primate Notker Wolf, Procuratore Apostolico
del Pontificio Collegio Greco. L’abate Bruno Marin, Presidente della
Congregazione di Subiaco Montecassino. Un ringraziamento speciale al p. Abate
Roberto di San Paolo e alla sua comunità per la sua accoglienza veramente
benedettina in questa basilica e in questa abazia. Saluto il P. Lamberto Vos
priore del monastero di Chevetogne, grazie per la tua presenza in questa
celebrazione, ed anche in Collegio Greco in questi anni. Saluto gli altri abati
benedettini e monaci delle diverse comunità italiane e europee che avete fatto
lo sforzo di affrontare un viaggio per pregare insieme questa mattina romana. Saluto
il p. priore del monastero di Grottaferrata.
Salutando
i confratelli benedettini il mio pensiero ed il mio cuore va a Montserrat. La
presenza del P. Abate Josep M, e dei pp: Ignasi M, Ramon, Josep Enric, Jordi
Agusti, Gabriel, Bernat e Anton, mi spinge a un grande grazie per la vostra
paternità ed amicizia fraterna mostratemi in questi anni, ormai quaranta di
vita monastica, paternità ed amicizia salde nei momenti di gioia e di sofferenza,
di peccato e di grazia. Sento e vedo lo sguardo sorridente, la protezione e
l’intercessione della Santissima Madre di Dio e sempre vergine Maria, la Moreneta;
questo sguardo sono sicuro che continuerà a guardarmi e a proteggermi fino ad
Atene. È a Montserrat, già nei primi anni, dove ho conosciuto ed amato
l’Oriente cristiano, nello studio delle lingue antiche, nella lettura dei Padri.
Montserrat è una delle colonne su cui ha poggiato e poggia la mia vita, per
questo ho voluto dire queste parole in italiano affinché fossero da tutti
capite. Anche il dono del pastorale fatto dal p. Abate Josep M., e dei
confratelli ha questa simbologia
L’altra
colonna della mia vita è Roma. La terza, ne sono sicuro, sarà la Grecia! E a
Roma in modo speciale il PCG, dove ho abitato per ben 20 anni. Non è facile
dire arrivederci al PCG. Ringrazio il Signore per questa realtà romana, tra le
più antiche e venerabili dell’urbe. Ringrazio p. Giovanni. D. Natale, i
seminaristi. Le suore di don Daste, mons. Michel Berger i gli impiegati della
casa. Nel ricordo del servizio prestato anche dalle Piccole Operaie dei Sacri
Cuori. Ricordo p. Lanne, e in modo speciale p. Olivier Raquez, da cui ho
imparato quel suo “savoir faire” sano, sereno e responsabile nella conduzione
della vita del Collegio. Saluto anche la comunità di Sant’Atanasio, nel ricordo
di mons. Eleuterio Fortino.
Grazie al
numeroso gruppo di sacerdoti orientali e latini venuti da tanti luoghi
dell’Europa: Grecia, Lungro, Piana degli Albanesi, Ungheria, Ucraina, Romania,
Terra Santa ed il Prossimo Oriente, Bulgaria, Spagna, Serbia. Un grande grazie!
Saluto i
Rettori dei Collegi Orientali e latini di Roma, con i numerosi loro studenti.
Ringrazio
i rappresentanti delle università pontificie romane con cui ho collaborato -e
mi auguro di poter continuare a collaborare in qualche modo: Sant’Anselmo,
ateneo e collegio benedettino, prima residenza romana, dove poi ho iniziato la
mia vita come professore. La Pontificia Università della Santa Croce ed il
Pontificio Istituto Orientale. Ringrazio i tantissimi professori e studenti
oggi qui presenti in questa celebrazione.
Saludo al excelentisimo sr. Eduardo Gutierrez Saenz
de Buruaga, embajador de España ante la Santa Sede. Gracias por el interés con
el que siempre ha seguido la vida del PCG. Un saluto anche agli altri
ambasciatori -della Bulgaria e dell’Ordine di Malta presso la Santa Sede- e gli
altri membri del corpo diplomatico che siete presenti in questa celebrazione.
Una
salutaciò especial per al molt horonable Sr. Oriol Junqueras, vicepresident del Govern
i conseller d’Economia i Hisenda de la Generalitat de Catalunya, amb la
delegaciò que l’acompanya.
Gracias a los sacerdotes y amigos venidos desde
diversas partes de la peninsula: Madrid, Salamanca, Zamora, Andalucia.
Grazie
agli amici romani e non, che in questi anni mi avete fatto il grande dono
dell’amicizia e dell’accoglienza fraterna nella vostra casa.
Un gràcies molt gran a la meva família i a tots els amics
vinguts del Vendrell i de diversos llocs de Catalunya: diversos preveres de les
diòcesis catalanes. En aquest moment molt important en la meva vida, la vostra
presència “en ple” a Roma és per a mi un gran motiu de joia i d’acciò de
gràcies. I veient-vos a vosaltres, veig tots aquells que també hi sòn presents
des del cel, la mirada, la rialla dels quals la podem palpar entre nosaltres.