(Manifestazione dell'angelo
nel sogno a Giuseppe. Evangeliario siriaco, XIII secolo.)
I vigilanti oggi sono
nella gioia,
poiché è venuto il
Vigilante a svegliarci.
Chi dormirà in questa
notte
nella quale veglia
l’intera creazione?
(Efrem il Siro. Inno I sulla Natività)
Vi auguro a tutti un Santo
Natale.
Arch. P. Manuel Nin osb, Rettore
Pontificio Collegio Greco
Roma, Natale 2015
La
Parola di Dio in questi giorni ci prepara come una pedagoga alla manifestazione
del mistero della nostra fede: l’Incarnazione del Verbo eterno di Dio. E come
avviene questa pedagogia? Lasciamo riecheggiare nel nostro cuore tre pericope
che scandiscono la liturgia di questi giorni. Nella Domenica degli Antenati,
ascoltiamo la genealogia di Matteo, quella lunga lista di nomi, forse
conosciuti ed importanti in se stessi? Sicuramente importanti per Colui a cui
essi guardavano, per Colui verso cui andavano e ci portavano: Gesù Cristo. Nel
vespro del giorno di Natale ascoltiamo la pericope di Luca, l’annuncio della
nascita nella povertà, nella piccolezza, del Verbo di Dio, quella povertà della
grotta, del bimbo neonato, fragile, messo in una mangiatoia. E l’annuncio ai
pastori, a gente anch’essa povera, magari neanche proprietaria del proprio
gregge, ma gente che sa ascoltare, che è capace ancora di meraviglia, che sa
accogliere, che sa correre… verso dove? Verso che cosa? Verso chi? Verso un
bambino neonato, povero fragile. Infine la terza pericope: quella di Matteo
ascoltata nella Divina Liturgia del giorno 25: i magi, gente lontana, ma che
pure sa accorgersi ed accogliere un segno, e sa cercare… cercare che cosa?
Cercare chi? Seguire nella fiducia un segno che gli porterà non ad una grande
teofania, non ad un grande prodigio, ma ad un bambino neonato. O se volete sì
ad una grande teofania, sì ad un grande prodigio: il nostro Dio che si
manifesta nella povertà di una stalla, nella piccolezza di un neonato. Gli
antenati, i pastori, i magi… sono i testimoni di questo grande prodigio. Sono
per noi modelli di speranza, di fiducia, di un cuore capace di sperare, di
ascoltare, di adorare.
P.
Manuel Nin
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