mercoledì 18 novembre 2015

21 novembre, festa dell’Ingresso della Madre di Dio nel Tempio.
Oggi il Creatore si annienta davanti alla creatura annientata.
          Il 21 di novembre, nei calendari delle Chiese cristiane, si celebra la festa dell’Ingresso della Madre di Dio nel Tempio. Nella tradizione bizantina, questa celebrazione ha un giorno di pre festa, in cui i testi liturgici annunciano quello che sarà uno dei punti costanti nella celebrazione festiva: la gioia del cielo, della creazione tutta, degli angeli e degli uomini per il mistero che Dio adopera in e per mezzo della Madre di Dio. La festa quindi si prolunga fino al giorno 25. Vorrei soffermarmi nella lettura dei tropari del giorno prefestivo, attribuiti molti di essi all’innografo bizantino Giorgio di Nicomedia (+860). Questi testi mettono in evidenza già quello che diventerà il tema centrale della festa: Maria introdotta nel tempio di Dio diventa per l’incarnazione del Verbo, lei stessa tempio di Dio. Inoltre Maria vergine nel suo ingresso nel tempio è accompagnata da un coro di vergini; e troviamo qua nei testi liturgici un riferimento a Mt 25 nella pericope delle dieci vergini in attesa dello Sposo alla porta del Regno. E in alcune icone della festa addirittura vengono dipinte non cinque ma diverse addirittura le dieci vergini con le lampade accese: “Vergini recanti lampade, facendo lietamente strada alla sempre Vergine, realmente profe­tizzano in spirito ciò che avverrà: la Madre di Dio, che è tempio di Dio, con gloria verginale è introdotta nel tempio, ancora bam­bina”. Alcuni dei testi liturgici si servono di immagini e simboli che in Maria diventano realtà vera e propria: “Nutrita fedelmente con pane celeste, o Vergine, nel tem­pio del Signore, tu hai generato al mondo il Verbo, pane di vita: come suo tempio eletto e tutto imma­colato, fosti mi­sti­camente fidanzata allo Spirito, spo­sata a Dio Padre”. Maria nutrita dall’angelo col pane celeste che genera il pane della vita. Alcune delle icone raffigurano Maria ricevuta nel tempio dal sacerdote Zaccaria collocato di fronte all’altare, quasi rafigurante il vescovo di fronte all’altare ricevendo nella celebrazione della Divina Liturgia i doni presentati per essere deposti sull’altare; quindi, sempre nell’icona, Maria seduta all’interno del santuario nutrita dall’angelo.
          I tropari del giorno prefestivo riprendono con insistenza il parallelo tra il tempio che accoglie Maria, ed essa stessa diventata a sua volta tempio di Dio: “Oggi è condotto al tempio del Signore il tempio che ac­coglie Dio, la Madre di Dio, e Zaccaria la riceve. Oggi il san­­to dei santi esulta, e il coro degli angeli è misticamente in­ festa; con loro anche noi oggi facciamo festa e insieme a Ga­briele acclamiamo: Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te, lui che possiede la grande misericordia”. Nel mattutino uno dei tropari canta in una bella armonia tra teologia e poesia, il mistero della redenzione adoperata nell’Incarnazione del Verbo di Dio: “Il Creatore di tutte le cose, l’Artefice e Sovrano, pie­gan­dosi con ineffabile compassione, solo per il suo amore per gli uomini, ha avuto pietà di colui che con le sue mani aveva formato e che vedeva caduto, e si è compiaciuto di rialzarlo, riplasmandolo in modo più divino, con il proprio annientamento, perché per natura è buono e miseri­cordioso. Egli prende pertanto Maria, vergine e pura, come mediatrice del mistero, per assumere da lei, secondo il suo disegno, ciò che è nostro: essa è celeste dimora”. Di fronte all’uomo caduto nel peccato, il Creatore si piega, “cade”, si fa piccolo “pie­gan­dosi con ineffabile compassione”, per rialzare e ricreare l’opera delle sue mani. Potremmo dire che Dio “vede l’uomo caduto” e si annienta davanti all’uomo annientato. E Maria, nel mistero della redenzione, diventa la mediatrice, colei da chi il Verbo di Dio, incarnandosi, assume pienamente la natura umana, la rialza e la riporta alla sua primitiva bellezza nella gloria.
          L’ultimo dei tropari del mattutino del giorno prefestivo è un vero e proprio intreccio di tre testi veterotestamentari, salmo 44, Isaia 45 ed Ezechiele 44, che la tradizione patristica e liturgica delle diverse Chiese cristiane ha letto in chiave cristologica e quindi anche mariologica; si tratta di un tropario che mette in evidenza l’Incarnazione del Verbo di Dio e la verginità di Maria prefigurate ambedue nella porta orientale del tempio, e quindi Maria stessa diventata tempio di Dio nel tempio di Dio: “Esulti oggi il cielo in alto, e le nubi facciano piovere leti­zia sulle magnificenze oltremodo prodigiose del nostro Dio (Is 45). Ecco infatti: la porta che guarda a oriente (Ez 44), generata secon­do la promessa da una sterile senza frutto e consacrata come dimora di Dio, è condotta oggi al tempio quale obla­zione immacolata. Esulti Davide suonando la cetra: Sa­ran­no condotte al Re le vergini dietro a lei, egli dice, le sue com­pagne saranno condotte: dentro alla tenda di Dio (salmo 44), nel luogo del suo propiziatorio dovrà venir allevata per essere dimora, a salvezza delle anime nostre, di colui che prima dei secoli è stato immutabilmente generato dal Padre”. Le nubi che fanno piovere il Giusto e la terra che l’accoglie e genera il Salvatore; la porta chiusa del tempio di Dio guardante all’oriente e varcata soltanto da Dio; il corteo delle vergini che accompagnano Maria. Si tratta di un tropario prefestivo che ci introduce alla contemplazione del mistero che la festa del 21 novembre celebra: Maria diventata tempio nel tempio, ognuno dei cristiani alimentati dal pane della vita, diventati anche noi tempio del Signore. “Entra, o Signo­ra, nel tempio del Re; entra, tu la cui gloria si scorge nel nascondimento; tu, dalla quale fluirà per tutti, come latte e miele, il Cristo luce”.



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