L’Epifania del Signore
in un’omelia siriaca anonima del VI secolo
Oggi il Giordano
avvolge il Signore Onnipotente
Una raccolta di omelie siriache anonime
risalenti al VI secolo, contiene tre discorsi, due più lunghi ed uno più breve,
sulla festa dell’Epifania Il secondo di questi testi, partendo della vicinanza
tra il Natale e l’Epifania, “Da una festa all’altra, il Signore conduce il suo
gregge spirituale…”., racchiude quasi una raccolta di bellissime immagini
parallele delle due feste accennate. In primo luogo l’autore propone ambedue feste
viste come nascite e come manifestazioni del Verbo di Dio incarnato: “Nella
prima festa, la creazione ha ricevuto il Creatore dal seno della Vergine, e
nella festa odierna la sposa riceve lo sposo dal seno del battesimo… Nella
prima nascita, è stato generato dalla Vergine, e nella festa odierna è stato
generato dal battesimo”. Il battesimo di Cristo quindi viene messo in parallelo
alla sua nascita da Maria. E il testo prosegue con delle immagini che
costituiscono una vera e propria captatio benevolentiae dell’uditorio:
“Al posto delle braccia della Vergine, ecco i flutti del Giordano lo
abbracciano; al posto delle ginocchia, oggi lo portano le onde del fiume; al
posto dei panni, le acque lo avvolgono… Oggi lui apre il battistero per
santificare i nuovi nati”. Per l’autore dell’omelia nel Natale Cristo si
presenta piccolo, debole neonato, mentre nella festa odierna si presenta come
uomo maturo: “Dalla grotta dove è nato, oggi il Giordano riceve il Signore
onnipotente; dalla mangiatoia che lo ha ricevuto neonato, oggi il Giordano lo
riceve nella forza dell’età adulta”. E troviamo anche un bel parallelo tra i
personaggi presenti sia a Natale –Giuseppe e gli angeli che lo vedono neonato-,
che al Battesimo –Giovanni e la voce del Padre che lo manifestano Signore e Figlio
di Dio: “Quando è nato (il Signore), c’era Giuseppe che aveva cura della sua
piccolezza, qua Giovanni figlio di Zaccaria sta alla sua presenza con timore.
Lì, gli angeli glorificavano la sua nascita; qua il Padre che dal cielo dice:
«Costui è mio Figlio»”. E ancora vediamo altri personaggi che nel parallelo
presentato dall’autore mettono in risalto la vera umanità di Cristo nella sua
nascita, e la vera divinità manifestata nel suo battesimo: “Lì, Anna la
profetessa annunciava la salvezza ai figli di Gerusalemme; qua lo Spirito Santo
che lo dichiara al mondo come «Figlio dell’Altissimo». Lì i pastori cercavano
il luogo della sua nascita; qua la moltitudine che si domanda: chi è costui
davanti al quale Giovanni si fa piccolo?”.
L’autore introduce poi il tema della
santificazione delle acque adoperata da Cristo nel suo battesimo, in vista al
battesimo dei cristiani stessi; e il testo dell’omelia riecheggia quasi il
testo liturgico della consacrazione dell’acqua che il giorno dell’Epifania si
celebra nelle liturgie orientali: “Oggi nel Giordano appare l’Unigenito di Dio;
oggi il Santo è venuto a santificare per noi le acque del perdono; oggi è
venuto a preparare il grembo in vista a una rinascita della creazione che ne ha
bisogno… Le acque, grazie al battesimo del nostro Salvatore, hanno ricevuto il
dono di purificare corpo e anima”.
L’omelia prosegue con il rapporto tra
il battesimo e il mistero stesso della redenzione: Cristo viene al battesimo
per essere tra gli uomini, in mezzo a loro: “Il Santo è venuto al battesimo
senza averne bisogno; è venuto al Giordano, per essere in mezzo alla folla dei
peccatori. Dio in mezzo agli uomini e non lontano da loro; il Giusto tra i
peccatori; l’Altissimo in mezzo agli orgogliosi e non separato da loro”. E il
testo prosegue elencando tutta una serie di fatti voluti dal Signore,
presentati quasi in forma liturgica, parallela al testo della benedizione delle
acque: “Tutto quello che (il Signore) vuole, lo ha fatto in cielo ed in terra:
ha abitato in mezzo alle assemblee celesti… è disceso per abitare nel seno
della Vergine e nato uomo… neonato, bambino, adolescente, sottomesso ai
genitori… sceso nelle acque per santificare i peccatori… camminato sulle acque
che lo sorreggono… Il raggio dell’essenza del Padre oggi è sceso nel grembo
delle acque…”. E l’autore enumera, quasi contrapponendoli, una lunga serie di
fatti che portano alla lode ed alla meraviglia di fronte a loro: “Di che cosa
meravigliarsi? Del fatto che il Dio onnipotente nasca piccolo bambino, o del
fatto che il Figlio dell’Altissimo sia annoverato tra i peccatori? Del fatto
che abbia rivestito le membra (umane) nel seno della Vergine, o che oggi le
onde del Giordano l’abbiano avvolto? Del fatto che i panni l’abbiano avvolto,
oppure che oggi sia sceso nudo nelle acque?”. L’Epifania quindi come
manifestazione della piena divinità di Cristo, corroborata dalla voce del
Padre: “Fino ad oggi lui appariva schiavo della legge; oggi si manifesta come
colui che scrisse la legge; oggi la voce del Padre lo proclama non schiavo ma
libero… oggi si manifesta Figlio del Re”. L’autore infine paragona la discesa
di Cristo nelle acque del Giordano al lavoro di una fonderia del ferro: “Lui è
venuto a istallare una fonderia nelle acque, per mescolare lì e fondere lo
Spirito col fuoco, ed impegnarsi a togliere la ruggine dei vecchi utensili, e
rifondere in essi l’immagine che si era insudiciata… E per rinnovare
quest’immagine Gesù mette la fornace nelle acque, e mescola lo Spirito ed il
fuoco nel seno delle acque; il fuoco per purificare, lo Spirito per rafforzare”.
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