martedì 16 maggio 2023

R. Kopsidis
Ascensione del Signore. Cattedrale della Santissima Trinità, Atene
 

L’Ascensione nella tradizione bizantina

Con la Tua ascensione, ricolmi di gioia tutta la creazione

          Tutte le feste dell’anno liturgico nella tradizione bizantina hanno un chiaro contenuto teologico, e diventano una vera e propria professione di fede a livello trinitario, cristologico ed ecclesiologico. Professione di fede e quindi anche mistagogia per i fedeli che pregano, che leggono e che cantano i testi liturgici. Inoltre, l’uso che questi testi fanno della Sacra Scrittura, dell’Antico e del Nuovo Testamento, ci mostra e ci insegna, diventa per noi un maestro, sul come accogliere, leggere, pregare e fare nostro il testo biblico. I tropari delle grandi feste ci fanno cantare e celebrare la nostra professione di fede con delle immagini poetiche e allo stesso tempo teologiche. E così la liturgia bizantina diventa professione di fede, celebrazione di questa fede e annuncio del mistero centrale di quello che è il nostro “credo” come Chiesa cristiana: “…per noi uomini e per la nostra salvezza… si è incarnato dallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria e si è fatto uomo”.

          Questo stretto legame, questo vincolo tra liturgia e professione di fede lo troviamo specialmente presente nella festa dell’Ascensione del Signore, il giovedì quarantesimo giorno dopo la Pasqua. È una festa in cui troviamo intrecciati, come fosse un grande arazzo, tutti i grandi momenti della nostra fede. Uno dei tropari del vespro dell’Ascensione ci presenta questa immagine quasi “pittorica” della nostra fede: “Tu che, senza separarti dal seno paterno, o dolcissimo Gesù, hai vissuto sulla terra come uomo, oggi dal Monte degli Ulivi sei asceso nella gloria: e risollevando, compassionevole, la nostra natura caduta, l’hai fatta sedere con te accanto al Padre. Per questo le celesti schiere degli incorporei, sbigottite per il prodigio, estatiche stupivano e, prese da tremore, magnificavano il tuo amore per gli uomini. Con loro anche noi quaggiù sulla terra, glorificando la tua discesa fra noi e la tua dipartita da noi con l’ascensione, supplici diciamo: O tu che con la tua ascensione hai colmato di gioia infinita i discepoli e la Madre di Dio che ti ha partorito, per le loro preghiere concedi anche a noi la gioia dei tuoi eletti, nella tua grande misericordia”. Nella prima parte del testo troviamo la confessione di fede nella vera incarnazione del Verbo eterno di Dio: “Tu che, senza separarti dal seno paterno, o dolcissimo Gesù, hai vissuto sulla terra come uomo…, oggi la nostra natura caduta, l’hai fatta sedere con te accanto al Padre”; vera incarnazione del Figlio di Dio anche sottolineata dalle due espressioni collegate strettamente tra di esse: “Tu che, senza separarti dal seno paterno, o dolcissimo Gesù…”. Il testo del tropario mette in evidenza sia l’esistenza eterna del Figlio e Verbo di Dio, sia il suo vero farsi uomo. La sua incarnazione, il suo farsi veramente uomo, realmente uno di noi, fa che nella sua ascensione, nel suo ritorno al Padre, porti anche la nostra natura umana, da lui redenta, da lui salvata, per farla sedere con lui alla destra del Padre: “…oggi dal Monte degli Ulivi sei asceso nella gloria: e risollevando, compassionevole, la nostra natura caduta, l’hai fatta sedere con te accanto al Padre”. Il tropario prosegue con un’immagine che diventa quasi una concelebrazione liturgica tra il cielo e la terra, tra gli angeli e gli uomini: “Per questo le celesti schiere degli incorporei, sbigottite per il prodigio, estatiche stupivano e, prese da tremore, magnificavano il tuo amore per gli uomini. Con loro anche noi quaggiù sulla terra, glorificando la tua discesa fra noi e la tua dipartita da noi con l’ascensione…”. Gli angeli magnificano, celebrano la liturgia celeste a causa dell’amore di Dio verso gli uomini; noi quaggiù magnifichiamo il Signore e celebriamo la liturgia che nasce, che sgorga e dall’incarnazione e dall’ascensione del Signore. E in questo modo la liturgia cristiana fa presente oggi, diventa questo movimento dal cielo alla terra, dall’altare del cielo all’altare della terra, e dalla terra al cielo, dall’incarnazione all’ascensione. Ed è per questo che nel ciclo iconografico che troviamo nelle chiese bizantine, quasi sempre, direttamente sull’altare, troviamo rappresentata l’icona dell’ascensione del Signore, a sottolineare proprio questo movimento di discesa e di ascesa tra il cielo e la terra, tra Dio e l’uomo; icona dell’ascensione del Signore ed icona allo stesso tempo del suo ritorno nell’ultimo giorno. Il tropario si conclude con la frase: “…noi supplici diciamo: O tu che con la tua ascensione hai colmato di gioia infinita i discepoli e la Madre di Dio che ti ha partorito, per le loro preghiere concedi anche a noi la gioia dei tuoi eletti, nella tua grande misericordia”. A Maria viene dato chiaramente il titolo di Madre di Dio specificando che lei ha partorito il Figlio e Verbo di Dio che era eternamente presso il Padre e che nella sua ascensione vi ritorna.

          Un altro tropario del vespro della festa collega la passione e l’ascensione di Cristo attraverso la figura ed il ruolo della Madre di Dio: “Signore, compiuto nella tua bontà il mistero nascosto da secoli e da generazioni, sei andato con i tuoi discepoli al Monte degli Ulivi, insieme a colei che ha partorito te, Creatore e Artefice dell’universo: bisognava infatti che godesse di immensa gioia per la glorificazione della tua carne, colei che come Madre più di tutti aveva sofferto nella tua passione: e anche noi, o Sovrano, partecipi di questa gioia, per la tua salita ai cieli, glorifichiamo la grande misericordia che hai usato con noi”. Maria è presentata col titolo di Madre del Creatore dell’universo; poi il testo liturgico collega la sofferenza di Maria nella passione di Cristo con la sua gioia nell’ascensione. Il tema della carne di Dio sofferta e glorificata in Cristo Signore è ben manifesto in questo tropario.

          Un terzo dei tropari del vespro riassume i momenti centrali dell’economia divina dall’incarnazione al dono dello Spirito Santo: “Sei stato partorito, come tu hai voluto; ti sei manifestato, come avevi stabilito; hai patito nella carne, o Dio nostro; sei risorto dai morti e hai calpestato la morte; sei asceso nella gloria, tu che tutto riempi, e ci hai mandato lo Spirito divino affinché celebriamo e glorifichiamo la tua divinità”. Il tropario diventa quasi un dipinto dell’anno liturgico nel suo celebrare il mistero di Cristo: incarnazione, manifestazione, passione, morte e risurrezione, ascensione e dono dello Spirito, “…affinché celebriamo e glorifichiamo la tua divinità”.

+P. Manuel Nin

Esarca Apostolico

Vescovo titolare di Carcabia


ΑΝΑΛΗΨΗ ΤΟΥ ΚΥΡΙΟΥ ΣΤΗ ΒΥΖΑΝΤΙΝΗ ΠΑΡΑΔΟΣΗ

«Με την ανάληψή σου γέμισες με χαρά όλη την κτίση»

 

Όλες οι γιορτές στο λειτουργικό έτος της βυζαντινής παραδόσεως έχουν ένα καθαρά θεολογικό περιεχόμενο και γίνονται μία αληθινή ομολογία πίστης σε επίπεδο τριαδικό, χριστολογικό και εκκλησιολογικό. Ομολογία πίστης: επομένως και πραγματική μυσταγωγία για τους πιστούς, οι οποίοι προσεύχονται, διαβάζουν και ψάλλουν τα λατρευτικά κείμενα. Επιπλέον, η χρήση αυτών των κειμένων της Αγίας Γραφής, της Παλαιάς και της Καινής Διαθήκης, μας διδάσκει και μας οδηγεί με ποιο τρόπο να διαβάζουμε, να προσευχόμαστε και να κάνουμε δικό μας το βιβλικό κείμενο.

Τα τροπάρια των μεγάλων εορτών μας κάνουν να ψάλλουμε και να γιορτάζουμε την ομολογία της πίστης μας με εικόνες ποιητικές και ταυτόχρονα με εικόνες θεολογικές. Με αυτόν τον τρόπο η βυζαντινή λατρεία γίνεται ομολογία πίστεως, ιερουργίας αυτής της πίστης και κήρυγμα του κεντρικού μυστηρίου του συμβόλου της πίστεως μας, του «πιστεύω» μας ως χριστιανική Εκκλησία: «για μας τους ανθρώπους και για την σωτηρία μας…. ενσαρκώθηκε από το Άγιο Πνεύμα και από την Παρθένο Μαρία και έγινε άνθρωπος».

 Αυτόν τον στενό σύνδεσμο μεταξύ θείας λατρείας και ομολογίας της πίστεως μας τον βρίσκουμε να εκφράζεται ιδιαίτερα στην γιορτή της Ανάληψης του Κυρίου, την Πέμπτη, σαράντα μέρες μετά το Πάσχα. Είναι μία γιορτή στην οποία βρίσκουμε να διασταυρώνονται, σαν να ήταν ένα μεγάλο παραπέτασμα, όλες οι μεγάλες στιγμές της πίστης μας. Ένα από τα τροπάρια του εσπερινού της Ανάληψης μας παρουσιάζει αυτή την εικόνα της πίστης μας σχεδόν «ποιητικά»: «Τν κλπων τν πατρικν μ χωρισθες, γλυκτατε ησο, κα τος π γς ς νθρωπος συναναστραφες, σμερον π' ρους τν λαιν νελφθης ν δξ, κα τν πεσοσαν φσιν μν, συμπαθς νυψσας, τ Πατρ συνεκθισας. θεν α ορνιαι τν σωμτων τξεις, τ θαμα κπληττμεναι, ξσταντο θμβει, κα τρμ συνεχμεναι, τν σν φιλανθρωπαν μεγλυνον. Μεθ' ν κα μες ο π γς, τν πρς μς σου συγκατβασιν, κα τν φ' μν νληψιν δοξολογοντες, κετεομεν λγοντες· τος Μαθητς κα τν τεκοσν σε Θεοτκον, χαρς περου πλσας ν τ σ ναλψει, κα μς ξωσον τν κλεκτν σου τς χαρς, εχας ατν, δι τ μγα σου λεος». Στο πρώτο μέρος αυτού του κειμένου βρίσκουμε την ομολογία πίστεως στην αληθινή ενσάρκωση του αιώνιου Λόγου του Θεού: «Τν κλπων τν πατρικν μ χωρισθες, γλυκτατε ησο, κα τος π γς ς νθρωπος συναναστραφες, σμερον π' ρους τν λαιν νελφθης ν δξ, κα τν πεσοσαν φσιν μν, συμπαθς νυψσας, τ Πατρ συνεκθισας….» αληθινή ενσάρκωση του Υιού του Θεού, η οποία υπογραμμίζεται επίσης και από τις δύο εκφράσεις, που συνδέονται στενά μεταξύ τους: «Τν κλπων τν πατρικν μ χωρισθες, γλυκτατε ησο,…» Το κείμενο του τροπαρίου φανερώνει τόσο την αιώνια ύπαρξη του Υιού και Λόγου του Θεού, όσο και την αληθινή του ενανθρώπιση. Η ενσάρκωσή του, δηλαδή η αληθινή του ενανθρώπιση, με την οποία έγινε ένας από εμάς, κάνει ώστε κατά την ανάληψή του, κατά την επιστροφή του στον Πατέρα Του, να οδηγήσει και τη δικιά μας ανθρώπινη φύση, την οποία Αυτός ελύτρωσε και έδωσε, να καθίσει μαζί του στα δεξιά του Πατέρα: «σμερον π' ρους τν λαιν νελφθης ν δξ, κα τν πεσοσαν φσιν μν, συμπαθς νυψσας, τ Πατρ συνεκθισας».

Το τροπάριο συνεχίζει με μία εικόνα, η οποία γίνεται σχεδόν ένα συλλείτουργο ουρανού και γης, αγγέλων και ανθρώπων:» θεν α ορνιαι τν σωμτων τξεις, τ θαμα κπληττμεναι, ξσταντο θμβει, κα τρμ συνεχμεναι, τν σν φιλανθρωπαν μεγλυνον. Μεθ' ν κα μες ο π γς, τν πρς μς σου συγκατβασιν, κα τν φ' μν νληψιν δοξολογοντες,…». Οι άγγελοι μεγαλύνουν, τελούν την ουράνια θεία λατρεία, χάρη της αγάπης του Θεού προς τους ανθρώπους· και εμείς εδώ κάτω μεγαλύνουμε και ιερουργούμε τη θεία λατρεία, η οποία γεννιέται και αναβλύζει από την ενσάρκωση και από την ανάληψη του Κυρίου. Και με αυτόν τον τρόπο η χριστιανική θεία λατρεία παρουσιάζει σήμερα, γίνεται αυτή η κίνηση από τον ουρανό στην γη, από το ιερό βήμα του ουρανού προς το ιερό βήμα της γης, και από την γη προς τον ουρανό, από την ενσάρκωση στην ανάληψη. Και γι’ αυτόν τον λόγο στον εικονογραφικό κύκλο των βυζαντινών ναών βρίσκουμε σχεδόν πάντοτε, άμεσα, στο ιερό βήμα, την εικόνα της ανάληψης του Κυρίου, να υπογραμμίζει αυτήν την κίνηση της καθόδου και της ανόδου μεταξύ ουρανού και γης, μεταξύ Θεού και ανθρώπου: εικόνα της ανάληψης του Κυρίου και ταυτόχρονα εικόνα της επιστροφής του Κυρίου κατά την τελευταία ημέρα. Το τροπάριο καταλήγει με τη φράση: «…Μεθ' ν κα μες ο π γς, τν πρς μς σου συγκατβασιν, κα τν φ' μν νληψιν δοξολογοντες, κετεομεν λγοντες· τος Μαθητς κα τν τεκοσν σε Θεοτκον, χαρς περου πλσας ν τ σ ναλψει, κα μς ξωσον τν κλεκτν σου τς χαρς, εχας ατν, δι τ μγα σου λεος». Στην Μαρία αποδίδεται καθαρά ο τίτλος της Μητέρας του Θεού (της Θεοτόκου) υπογραμμίζοντας ότι αυτή γέννησε τον Υιό και Λόγο του Θεού, ο οποίος προαιώνια βρισκόταν κοντά στον Πατέρα, και με την ανάληψή του επέστρεψε πάλι εκεί.

Ένα άλλο τροπάριο του εσπερινού της γιορτής συνδέει το σεπτό πάθος με την ανάληψη του Χριστού, διαμέσου της μορφής και του ρόλου της Μητέρας του Θεού: «Κριε τ μυστριον, τ π τν αἰώνων κεκρυμμνον, κα π γενεν, πληρσας ς γαθς, λθες μετ τν Μαθητν σου ν τ ρει τν λαιν, χων τν τεκοσν σε τν ποιητν κα πντων δημιουργν· τν γρ ν τ Πθει σου μητρικς πντων περαλγσασαν δει κα τ δξη τς σαρκς σου περβαλλοσης πολασαι χαρς, ς κα μες μετασχντες, τ ες ορανος νδ σου Δσποτα, τ μγα σου λεος τ ες μς γεγονς δοξζομεν». Η Μαρία παρουσιάζεται με τον τίτλο της Μητέρας του Δημιουργού των πάντων: στη συνέχεια το λατρευτικό κείμενο συνδέει τον πόνο της Μαρίας στο πάθος του Χριστού, με την χαρά της ανάληψής του. Το θέμα του ανθρώπινου σώματος του Θεού, το οποίο σταυρώθηκε και δοξάστηκε στον Κύριο μας Ιησού Χριστό, βρίσκεται φανερό σ’ αυτό το τροπάριο.

 Ένα τρίτο από τα τροπάρια του εσπερινού συνθέτει τις κεντρικές στιγμές της θεϊκής οικονομίας της ενσάρκωσης με το δώρο του Αγίου Πνεύματος: «τχθης ς ατς θλησας, φνης, ς ατς βουλθης, παθες σαρκ, Θες μν, κ νεκρν νστης, πατσας τν θνατον, νελφθης ν δξ, τ σμπαντα πληρν, κα πστειλας μν Πνεμα θεον, το νυμνεν κα δοξζειν σου τν Θετητα». Το τροπάριο γίνεται σχεδόν μία ζωγραφιά του λειτουργικού έτους, στην τέλεση του μυστηρίου του Χριστού: ενσάρκωση, δημόσια φανέρωση του, σεπτό πάθος του, θάνατος και ανάσταση, ανάληψη και αποστολή του δώρου του Αγίου Πνεύματος, «…νυμνεν κα δοξζειν σου τν Θετητα».


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