Croce etiopica, XIX secolo
La Settimana
Santa nella Quaresima bizantina
Oggi la
croce diventa fonte della grazia
La Grande
e Santa Settimana della passione, della morte e della risurrezione di Cristo, è
il momento centrale dell’anno liturgico in cui tutte le Chiese cristiane, di Oriente
e di Occidente, attraverso i testi della liturgia, attraverso i diversi momenti
e celebrazioni liturgiche di questi giorni, diventano veri e propri mistagoghi,
che ci portano per mano all’incontro con il Signore, ci fanno vivere anche noi
come Corpo di Cristo l’offerta volontaria, la morte e la risurrezione, nel suo
corpo nato dallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria, del Verbo di Dio
incarnato. Nella tradizione bizantina questa mistagogia inizia la Domenica
delle Palme, e già in qualche modo il sabato che la precede con la celebrazione
della risurrezione di Lazaro l’amico del Signore dai morti, e che nella sua
malattia, morte e risurrezione diventa tipo e prefigurazione dello stesso
Cristo nella sua passione, morte e risurrezione, ed anche di ognuno di noi
feriti dal peccato, morti i esso ma risorti e salvati dal Signore.
A partire
dalla Domenica delle Palme e lungo la Settimana Santa troviamo diversi aspetti che
voglio sottolineare: Cristo che entra a Gerusalemme seduto su un puledro, il
Signore che viene, si fa presente nell’umiltà della sua Incarnazione. Poi i
diversi esempi biblici dei tre primi giorni della Settimana Santa: Giuseppe, uno
dei patriarchi veterotestamentari, venduto, tradito dai propri fratelli; poi l’atteggiamento
vigilante o non delle dieci vergini della parabola evangelica; infine, la donna
peccatrice che unge i piedi di Cristo. Attraverso questi esempi, la tradizione
bizantina ci propone un rapporto di amore totale con Cristo, di fedeltà,
nell’ottica dell’immagine sponsale del rapporto tra Cristo e la sua Chiesa. Infine,
già dal Giovedì Santo troviamo Cristo servo, che lava i piedi ai discepoli; che
si dona ai suoi discepoli e a tutti nei Santi Doni del suo Corpo e del Suo
Sangue, dopo che è diventato servitore di tutti.
Nella
tradizione bizantina troviamo, e già durante la stessa quaresima e poi in
questi giorni della grande Settimana, alcuni dei tropari che collegano il
mistero dell’offerta volontaria di Cristo sulla croce al mistero del nostro
battesimo. Uno dei tropari che apre l'ufficio del mattutino del Giovedì e del Venerdì
Santi ci mette di fronte a questo mistero sia sacrificale e sia battesimale. È
un testo, come tanti altri nella la tradizione bizantina, fatto da un intreccio
di diverse citazioni bibliche: “Mentre i gloriosi discepoli erano illuminati
nella lavanda della Cena (Gv 13,1ss), allora Giuda si ottenebrava (Gv
13,30), l'empio, malato di cupidigia (Sal. 33,22;). E consegna te, il
Giudice giusto (2Tim 4,8), in mano ai giudici iniqui. Vedi l'amico del
danaro (Gv 12,6), per questo finisce impiccato! (Mt 27,5). Fuggi
l'anima insaziabile, che tanto ha osato contro il Maestro. O Signore buono con
tutti, gloria a te. I due termini all’inizio del tropario, "illuminati"
e "lavanda" -quest’ultimo potrebbe anche essere tradotto come “cattino”-,
sono da collocare in un contesto chiaramente battesimale; la lavanda dei
piedi fatta da Cristo ai suoi apostoli è vista quasi come il battesimo dei
discepoli che precede e fa loro degni della cena eucaristica, che diventa l’adempimento
di questa lavanda, di quest’illuminazione. I discepoli sono illuminati, mentre
Giuda entra nella notte, vista questa come spazio senza luce.
Mi soffermo ancora in altri tropari,
attribuiti a Sant’Andrea di Creta (660-740), vescovo di Gortyna nell’isola di
Creta, teologo e poeta, e autore moltissimi testi liturgici, canoni e tropari,
che in forma poetica cantano i misteri della nostra fede. Uno di questi testi è
il canone penitenziale che le Chiese di tradizione bizantina celebrano nel
periodo della quaresima. Di questo testo voglio presentare soltanto quattro
tropari che in forma poetica e con delle immagini toccanti riescono a mettere
in evidenza questo rapporto stretto tra il sacrificio della croce ed il
battesimo, e riassumono quello che è veramente il mistero della fede cristiana,
celebrato nella Grande Settimana che ci porta alla Pasqua.
Il primo dei tropari ha un carattere
fortemente battesimale, collegando la crocifissione di Cristo ed il nostro
battesimo: ambedue, croce e battesimo, in un unico mistero, diventano per noi
una vera e propria nuova creazione, un lavacro ed infine dono dello Spirito
Santo: “Crocifisso per tutti, hai offerto il tuo corpo e il tuo sangue, o
Verbo: il corpo per riplasmarmi, il sangue per lavarmi; e hai emesso lo
spirito, per portarmi, o Cristo, al tuo Genitore”. Il corpo di Cristo
crocefisso e poi risorto è il luogo dove avviene la nostra redenzione, la
nostra nuova creazione; il sangue di Cristo versato diventa per noi un vero e
proprio lavacro; infine, Cristo che emette lo Spirito e ci fa dono di una nuova
nascita, ci porta al Padre.
Un
secondo tropario ci presenta un tema che troviamo spesso nei testi dei giorni
santi: la croce di Cristo come chiame che riapre le porte del paradiso: “Hai
operato la salvezza in mezzo alla terra, o pietoso, per salvarci; per tuo
volere sei stato inchiodato sull’albero della croce e l’Eden che era stato
chiuso, si è aperto: ciò che sta in alto, ciò che è in basso, il creato, le
genti tutte, da te salvati ti adorano”.
Il terzo
dei tropari riprende il tema del battesimo, con delle immagini che ci portano
quasi alla liturgia battesimale, con il lavacro, l’unzione e la bevanda della
vita: “Sia
mio fonte battesimale il sangue del tuo costato, e bevanda l’acqua di
remissione che ne è zampillata, perché da entrambi io sia purificato, e venga
unto, bevendo come crisma e bevanda, le tue vivificanti parole, o Verbo”. Il
costato aperto di Cristo è il fonte battesimale, da cui sgorga anche il crisma
dell’unzione che nella Parola di Dio si fa alimento ed acqua di vita. La stessa
mistagogia battesimale la troviamo nel quarto dei tropari di Andrea di Creta: “Quale
calice, la Chiesa ha avuto il tuo costato vivificante: da esso è scaturita per
noi la duplice fonte della remissione e della conoscenza, quale figura
dell’antico patto, del nuovo e dei due insieme, o nostro Salvatore”.
Infine, un altro dei tropari, di autore
anonimo, commentando il vangelo di Luca nella parabola del buon samaritano, presenta
di nuovo come in un unico mistero il sangue e l’acqua del battesimo che
sgorgano dal costato di Cristo trafitto, assieme all’olio dell’unzione, che
diventano insieme balsamo di guarigione e di vita nuova: “Uscendo dai tuoi divini
comandamenti, come da Gerusalemme, e scendendo verso le passioni di Gerico,
trascinato dallo splendore disonorevole delle contaminazioni della vita, sono
incappato nei ladroni, cioè nei pensieri, e sono stato spogliato da loro della
tunica della figliolanza e della grazia: ora giaccio senza respiro per i colpi…
Tu, Signore, incarnato dalla Vergine in modo ineffabile, versando
volontariamente dal tuo costato sangue e acqua salutari, o Cristo Dio, li hai
fatti colare come olio, chiudendo le cicatrici delle mie ferite con questa
applicazione, e unendomi al coro celeste, nella tua amorosa compassione”.
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