Trasfigurazione del
Signore
Miniatura siriaca. XIII
secolo
Trasfigurazione del Signore, nella
tradizione siriaca
Oggi il
Signore trasfigurato ricrea Adamo.
La festa della Trasfigurazione del
Signore nella tradizione siriaca è una delle grandi feste lungo l’anno
liturgico. Essa sottolinea con delle immagini molto belle la manifestazione
della divinità di Cristo per mezzo della sua umanità. Tutta l’ufficiatura, dal
vespro al mattutino canta questa manifestazione attraverso i testi liturgici
che sottolineano l’epifania della divinità di Cristo immersa nella sua piena
umanità: “Signore Dio, facci degni di festeggiare in santità, di salmodiare
in purezza, e di cantarti con canti di gioia, nella festa della manifestazione
della gloria della tua divinità sul monte Tabor. La tua grazia, infatti, ci fa
passare dal male al bene, dal peccato alla giustizia”. Nelle ufficiature
del vespro e del mattino si leggono le pericopi della Trasfigurazione del
Signore in Matteo 17, ed in Marco 9 rispettivamente. Nell’ufficiatura notturna poi
si alternano i testi eucologici presi dall’innografia efremiana con dei salmi
letti sempre in chiave cristologica, il 28 ed il 75 nella prima veglia della
notte, ed il 83 ed il cantico di Mosè di Esodo 15.
La Trasfigurazione di Cristo sul Tabor
è una piccola manifestazione della sua divinità, in qualche modo fatta a misura
della capacità dei discepoli, e sempre attraverso la sua umanità: “Sull’alto
della montagna tu hai manifestato ai tuoi discepoli un piccolo raggio della tua
gloria, ed essi furono convinti dalla tua divinità…”. I testi liturgici
della festa insistono sulla presenza di Mosè e di Elia sul monte, vista come un
ritorno per l’adempimento delle loro profezie. Essi arrivano al Tabor per
un’ordine dato dal Signore a coloro che li presero via, la morte per Mosè e il
turbine per Elia: “Con un segno comanda alla morte: «va e portami qua Mosè».
E anche al turbine: «va e portami qua Elia». E con un segno raduna loro sulla
montagna”. Nell’ufficiatura del vespro il sedro, che è una composizione
liturgica della tradizione siriaca scritta in prosa poetica che sviluppa e
commenta il contenuto della festa che si celebra; il sedro quindi nella festa
odierna ha una struttura quasi di prefazio liturgico, iniziando da una lode
trinitaria: “Lode a te, Dio Padre, fonte di giustizia, che hai generato il
tuo Verbo con una nascita eterna fuori dal tempo… Da te, col tuo Figlio,
procede lo Spirito Santo… ”. Il testo poi prosegue con la descrizione dei
fatti avvenuti nel mistero della Trasfigurazione di Cristo sul Tabor: “Tu,
Signore, hai voluto che lo spirito umano possa avvicinarsi alla tua maestà, e
hai voluto anche che risplenda la tua luce eterna, il tuo Figlio Unigenito, e
splenda nella creazione per illuminare coloro che sedevano nelle tenebre e
nell’ombra della morte. E Lui apparve sulla terra nella nostra natura umana per
restaurare in essa la maestosa immagine della tua conoscenza. E in questo
giorno la luce della sua divinità risplende nella sua umanità sul monte Tabor”.
Quindi con una lunga serie di frasi iniziate con la forma “Oggi”, il
sedro enumera i fatti salvifici che avvengono nella Trasfigurazione del
Signore: “Oggi gli angeli scendono per onorare il Figlio unigenito che ha
mutato il suo aspetto per manifestare al mondo la ricchezza della sua gloria. Oggi
Pietro, Giacomo e Giovanni si rallegrano perché hanno visto la gloria della sua
maestà e sono stati presi da timore e spavento davanti alla sua visione. Oggi
Elia il Tesbita arriva e adora il Signore dei profeti che è venuto per
autenticare le sue profezie. Oggi Mosè, il capo dei profeti, si alza dalla
tomba e viene per vedere il Signore che gli apparve nel roveto ardente e non
consumato. Oggi i discepoli comprendono che il tuo Figlio unigenito ha il
potere sui viventi e sui morti, e sanno che morirà anche lui e vivrà, e con la
sua morte vivificherà i popoli e le nazioni”. I testi accostano diversi
passi dell'Antico e del Nuovo Testamento leggendoli come prefigurazione del
mistero della redenzione di Cristo, ed anche molto spesso i testi liturgici accostano
il monte Tabor a quello del Golgota: “Oggi arriva Elia il profeta per
intercedere presso il tuo Figlio amato per la salvezza degli uomini, e lo
supplica dicendo: Signore, se la salita di Isacco verso il sacrificio ha
santificato l’altare, come la tua salita al Golgota non santificherà tutti gli
uomini? Alzati, Signore, sull’altare prefigurato da Melchisedec, perché tu sei
il pane vivente e l’offerta santa che accetti olocausti e sacrifici. Vieni,
Signore, per crocifiggere il peccato e uccidere la morte, e che Adamo sia bagnato
dal tuo sangue vivificante. Oggi Mosè il profeta supplica il tuo Figlio amato,
dicendo: scendi, Signore, verso Adamo il tuo figlio amato, e rinnova l’immagine
della sua gloria, perché la somiglianza della tua maestà era stata cancellata.
Adamo ti aspetta e geme dicendo che tu devi venire a ridargli la gioia, a lui e
a coloro che con lui giacciono in prigione”.
Sant’Efrem il siro, nell’inno XXI
sulla Verginità, dedica una strofa al monte Tabor, faccendone anche una lettura
in parallelo col Golgota: “Simone Tabor –per fortuna all’insaputa dei
crocifissori-, cercò di persuadere il Signore: «Signore, è bello di essere
quassù, senza coloro che ci potrebbero disturbare! È bello per noi essere coi
giusti nella tenda della beatitudine. Ed è riposante essere con Mosè ed Elia, e
non nel tempio, pieno di odio e di amarezza…»”. Efrem ancora dà
un’importanza al ruolo di Pietro e degli altri due discepoli, eletti dal
Signore per salire con lui nella montagna: “Convocò Elia, che prima era
stato rapito in cielo, e Mosè risuscitato, ed anche tre testimoni tra gli
apostoli, tre colonne capaci di sostenere la testimonianza del regno. Simone,
malgrado la sua ignoranza, parlò con molta saggezza, e riconobbe Mosè ed Elia… Lo
Spirito, manifestandosi per mezzo della bocca di Simone, disse delle cose che
lo stesso Simone ignorava prima… Luce dello Spirito e libertà umana agirono
insieme”. Sempre nel commento al Diatessaron, Efrem presenta la
Trasfigurazione del Signore come prefigurazione della sua risurrezione: “Trasformò
il suo volto sulla montagna, prima di morire, affinché i discepoli non
dubitassero della trasformazione del suo volto dopo la sua morte e credessero
che colui che ha mutato i vestiti con cui era ricoperto, risusciterà anche i
corpi con cui era rivestito”.
+P. Manuel Nin
Esarca Apostolico
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