La festa della
Dormizione della Madre di Dio nella tradizione bizantina
Oggi il cielo apre il
suo grembo alla Madre di Dio.
La festa della Dormizione della Madre
di Dio è l’ultima delle grandi feste dell’anno liturgico bizantino. Preparata
da due settimane di quella che viene chiamata la Quaresima della Madre di Dio,
celebra la morte, la sepoltura e la piena glorificazione in cielo di colei che
è la Madre della Vita. Troviamo uno stretto rapporto tra l’icona della festa ed
i testi liturgici che in qualche modo la commentano. Vogliamo fare un percorso
di lettura dei testi liturgici del vespro della festa, mettendo in evidenza alcuni
degli aspetti più salienti della celebrazione. Diversi dei tropari mettono in
contrasto la morte e la risurrezione, la tomba (la terra) e la gloria (il cielo):
“O straordinario
prodigio! La fonte della vita è deposta in un sepolcro, e la tomba diviene scala
per il cielo. Rallégrati, Getsemani, santo sacrario della Madre-di-Dio.
Acclamiamo, o fedeli, con a capo Gabriele: Gioisci, piena di grazia, con te è
il Signore…”. I testi mettono in evidenza l’unica gioia del cielo e della terra
per la Dormizione della Madre di Dio: “O i tuoi misteri, o pura! Sei divenuta
trono dell’Altissimo, o Sovrana, e oggi sei passata dalla terra al cielo. La
tua nobile gloria rifulge di grazie divinamente splendenti. O vergini,
levatevi in alto insieme alla Madre del Re. Gioisci, piena di grazia, con te è
il Signore… Danno gloria alla tua dormizione potestà, troni, principati,
dominazioni, potenze, cherubini, e i tremendi serafini. Esultano gli abitanti
della terra, fre-giandosi della tua divina gloria. Cadono ai tuoi piedi i re insieme
agli arcangeli e agli angeli, e cantano: Gioisci, piena di grazia, con te è il
Signore…”. Il corpo della Madre di Dio inoltre è fonte, origine di vita. Essa nei
testi della festa è presentata come l’altare da cui sgorga Colui che è la fonte
della vita. La stessa icona della festa ha una struttura liturgica molto
chiara: in essa il corpo della Madre di Dio è sdraiato sul letto funebre che
diventa l’altare per la liturgia celebrata dagli apostoli. In alto nell’abside
di questa celebrazione, c’è il Cristo che accoglie l’anima di Maria.
Uno dei tropari assai lunghi della
prima parte del vespro, in un alternarsi degli otto toni musicali della
tradizione bizantina messi in parallelo pari dispari: primo e quinto, secondo e
sesto, e così via, presenta tutto il mistero della festa odierna: gli apostoli
che accorrono da ogni parte del mondo a celebrare il Transito della Mare di
Dio: Maria sdraiata sul letto funebre, quasi un altare fonte di vita; gli
angeli che scortano il corpo di Maria, come i cherubini che nella Divina
Liturgia scortano i doni preparati del pane e del vino per essere deposti
sull’altare; l’arrivo della Madre di Dio in cielo al canto del versetto del
salmo 23; Maria fonte di vita, Maria interceditrice: “Gli apostoli teòfori,
portati su nubi per l’aria da ogni parte del mondo, a un cenno del divino potere,
giunti presso il tuo corpo immacolato origine di vita, gli tributavano le più
calde manifestazioni del loro amore. Le supreme potenze dei cieli, presentandosi
insieme al loro Sovrano, scortano piene di timore il corpo purissimo che ha
accolto Dio; lo precedono in ascesa ultramondana e, invisibili, gridano alle
schiere che stanno più in alto: Ecco, è giunta la Madre-di-Dio, regina dell’universo.
Sollevate le porte, e accoglietela con onori degni del regno ultramondano, lei
che è la Madre dell’eterna luce. Grazie a lei, infatti, si è attuata la
salvezza di tutti i mortali. In lei non abbiamo la forza di fissare lo sguardo,
ed è impossibile tributarle degno onore. La sua sovreminenza eccede infatti ogni
mente. Tu dunque, o immacolata Madre-di-Dio, che sempre vivi insieme al tuo Re
e Figlio datore di vita, incessantemente intercedi perché sia preservato e salvato
da ogni attacco avverso il tuo popolo nuovo: noi godiamo infatti della tua
protezione, e per i secoli, con ogni splendore, ti proclamia-mo beata”.
I
tropari della seconda parte del vespro riprendono I temi della festa facendone
anche quasi una professione di fede: Incarnazione del Verbo di Dio; Maria Madre di Dio, Madre
del Creatore; Maria interceditrice.: “La sposa tutta immacolata e Madre del beneplacito del Padre,
colei che da Dio è stata prescelta come luogo della sua unione senza
confusione, consegna oggi l’anima immacolata a Dio Creatore… celebriamo la santissima
Vergine pura, dalla quale ineffabilmente
è venuto, incarnato, il Verbo del Padre… santissima Vergine pura: tu sei stata
Madre del Creatore di tutti, il Cristo Dio. Non cessare, ti preghiamo, di implorarlo
per noi che, dopo Dio, in te abbiamo riposto le nostre speranze, o Madre-di-Dio
degna di ogni canto, ignara di nozze”.
La dimensione liturgica dell’icona
viene messa in evidenza infine da uno degli ultimi tropari del vespro: “Vieni, assemblea degli amici
della festa; venite e formiamo un coro, venite e coroniamo di canti la Chiesa nel
giorno in cui l’arca di Dio giunge al luogo del suo riposo. Oggi infatti il
cielo apre il suo grembo per ricevere colei che ha partorito colui che l’universo
non può contenere; e la terra, consegnando la fonte della vita, si abbiglia di
benedizione e decoro. Gli angeli fanno coro insieme agli apostoli, fissando
pieni di timore colei che ha partorito l’autore della nostra vita mentre passa
da vita a vita. Veneriamola tutti pregando: Non dimenticarti, Sovrana, della
comunanza di stirpe con quanti festeggiano con fede la tua santissima dormizione”. Il grembo verginale
di Maria che partorisce il Verbo incarnato, viene messo in parallelo con il con
il cielo che accoglie la Madre di Dio nel suo transito glorioso.
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