La festa del Natale, professione di
fede di Giuseppe
Avvolto in fasce Colui che è la Vita.
L’ufficiatura bizantina celebra la
figura di san Giuseppe, lo sposo della Madre di Dio, la domenica precedente il
Natale ed in quella immediatamente dopo. Diversi dei tropari di questi giorni, e
la stessa icona della festa di Natale presentano la figura di Giuseppe sotto
diversi aspetti, ma in modo speciale come uomo della confessione di fede, che è
la fede della Chiesa. Molti dei tropari della festa hanno un carattere possiamo
dire chiaramente “dogmatico”, e diventano delle brevi e poetiche professioni di
fede: il Verbo del Padre, a lui coeterno, prende forma di servo dalla santa
Vergine Maria. Il primo tropario del vespro del giorno di Natale, ad esempio, opera
di Germano di Costantinopoli (VIII sec.), sviluppa tutto il mistero della
nostra redenzione mettendo insieme i primi capitoli della Genesi con i testi
paolini delle lettere ai Filippesi e agli Efesini dove l’apostolo annunzia
appunto la redenzione di Cristo: “Venite, esultiamo per il Signore, esponendo
questo mistero. Il muro di separazione che era frammezzo è abbattuto; la spada
di fuoco si volge indietro e i cherubini si ritirano dall’albero della vita:
e anch’io godo del paradiso di delizia, da cui ero stato scacciato per la
disubbidienza. Poiché la perfetta immagine del Padre, l’impronta della sua
eternità, prende forma di servo, procedendo da Madre ignara di nozze, senza
subire mutamento: ciò che era è rimasto: Dio vero; e ciò che non era ha assunto,
divenendo uomo per amore degli uomini. A lui acclamiamo: O Dio che sei nato
dalla Vergine, abbi pietà di noi”.
Questa professione di fede, viene
messa anche in bocca a Giuseppe in alcuni dei tropari. Lui è la figura umile,
discreta, messa in un angolo della scena nell’icona stessa, in atteggiamento
pensieroso, quasi dubbioso di fronte all’accaduto, di fronte ai due grandi
misteri che lo sorpassano: la verginità di Maria e soprattutto la vera
incarnazione del Verbo di Dio; questa figura umile e discreta diventa tipo del
cristiano, di ognuno di noi che guidati e ammaestrati dalla Chiesa, di cui la
Madre di Dio è tipo e figura, confessiamo la nostra fede, feriti tante volte
dal dubbio, confermati dalla fiducia di Maria, della Chiesa stessa. In molti
dei tropari che troviamo in questi giorni natalizi, prima e dopo la festa,
Maria diventa verso Giuseppe, verso ognuno dei cristiani, la guida nella fede,
quasi la pedagoga che lo prende (ci prende) per mano e lo (ci) conduce alla
fede.
Giuseppe è presentato sempre come un
uomo aperto al mistero di Dio. In tutti i tropari che parlano di lui, il suo
dubbio e quindi la sua professione di fede sono in rapporto alla vera
incarnazione del Verbo di Dio: “Celebriamo, o popoli, le festività vigilari
della Natività di Cristo: e sollevando l’intelletto, saliamo con la mente a
Betlemme e con i pensieri dell’anima contempliamo la Vergine che si appresta
a partorire nella grotta il Signore dell’universo e Dio nostro; Giuseppe,
considerando la grandezza delle meraviglie di Dio, pensava di vedere un
semplice uomo in questo bambino avvolto in fasce, ma dai fatti comprendeva che
egli era il vero Dio, colui che elargisce alle anime nostre la grande
misericordia”. Due dei tropari sembrano riportarci alla festa dell’Ingresso
della Madre di Dio nel tempio, riprendendo uno dei titoli che in quella festa
riecheggiava spesso: Maria diventata tempio di Dio: “Inneggiando alla Vergine che
portava in seno il Verbo sempiterno, il giusto Giuseppe esclamava: Ti vedo
divenuta tempio del Signore, perché tu porti colui che viene a salvare tutti i
mortali e a rendere templi divini, nella sua misericordia, coloro che lo celebrano….
Non affliggerti, Giuseppe, osservando il mio grembo: vedrai infatti colui che
da me nascerà e ti rallegrerai, e come Dio lo adorerai”.
Betlemme, il luogo della nascita di
Cristo, diventa una chiesa, e la nascita stessa del Signore quasi una liturgia
dove si congiungono, in un’unica celebrazione la Natività di Cristo e la sua
Pasqua. E di questa liturgia la mangiatoia ne diventa l’altare e allo stesso
tempo la tomba di Cristo, e le fasce, chiamate in modo bello “teofore”, la
testimonianza della sua risurrezione: “Su, Betlemme, prepara ciò che serve al
parto; vieni Giuseppe a farti registrare con Maria; santissima è la mangiatoia,
teòfore le fasce: la vita, in esse avvolta, spezzerà le catene della morte, stringendo
i mortali per renderli incorruttibili, o Cristo, Dio nostro”.
Il dubbio di Giuseppe, che tante volte
è quello dell’umanità intera, viene messo in primo piano, come nell’icona
stessa: “…Maria, che è questo fatto che io vedo in te? Non so che pensare nel
mio stupore e la mia mente è sbigottita… In luogo di onore, mi hai portato
vergogna; in luogo di letizia, tristezza; in luogo di lode, biasimo… Ti avevo
ricevuta irreprensibile da parte dei sacerdoti, dal tempio del Signore: ed ora
che è ciò che vedo? La risposta al dubbio di Giuseppe, viene messa in bocca di
Maria, messa in bocca della Chiesa: “O Vergine, quando Giuseppe saliva verso
Betlemme ferito dal dolore, tu gli dicevi: Perché, vedendomi incinta, sei cupo
e turbato, ignorando del tutto il tremendo mistero che mi riguarda? Deponi
ormai ogni timore, e considera il prodigio: Dio, nella sua misericordia, discende
sulla terra, nel mio grembo, e qui ha preso carne…”.
Infine
in diversi dei tropari scopriamo in modo molto bello come la risposta di fede
di Giuseppe, e anche quella di ognuno dei cristiani, poggia sulle profezie veterotestamentarie
a cui lui attinge quasi ne facesse una lettura liturgica: “Di’ a noi
Giuseppe, come conduci incinta a Betlemme la Vergine che hai presa dal santo
dei santi? Ci risponde: Io ho esaminato i profeti, e, ricevuto il responso da
un angelo, sono persuaso che, in modo inesplicabile, Maria genererà Dio: per adorarlo verranno magi
dall’oriente e gli renderanno culto con doni preziosi… Giuseppe ha
visto chiaramente compiute le predizioni dei profeti…”. E Giuseppe, testimone
della vera nascita del Verbo di Dio incarnato, ne diventa annunziatore anche ai
profeti che l’hanno preceduto e quindi profetizzato: “Annuncia, Giuseppe, i
prodigi al padre di Dio Davide: tu hai visto la Vergine incinta, insieme
ai magi hai adorato, con i pastori hai glorificato, da un angelo hai avuto la
rivelazione… Sei divenuto pari in onore a tutti gli angeli, i profeti e i
martiri, o beato, e vero consorte dei sapienti apostoli: con loro dunque,
sempre ti proclamiamo beato e veneriamo, o Giuseppe, la tua sacra memoria”.
Giuseppe,
in un angolo dell’icona, nella discrezione è anche potente intercessore: “La tua
memoria invita alla letizia tutti i confini della terra, e li induce a lodare
il Verbo che ti ha glorificato. Tu che stai con franchezza presso il Cristo,
intercedi incessantemente per noi… Tu hai custodito la pura che custodiva integra la
verginità, e dalla quale si è incarnato il Verbo Dio, conservandola vergine dopo
la sua nascita ineffabile: insieme a lei, o teòforo Giuseppe, ricordati di noi”.
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