giovedì 17 ottobre 2024

 



“Due desideri...”

Intervento al Sinodo dei vescovi. Roma 17 ottobre 2024

In questa parte dello istrumentum laboris (IL) i temi ci portano al momento centrale del nostro Sinodo dei vescovi. Vi troviamo i temi che ci configurano come Chiesa Cattolica in Sinodo: Episcopato e primato del vescovo di Roma; Chiese Orientali Cattoliche ed il nostro vero e proprio ruolo nella Chiesa Cattolica; Conferenze Episcopali; Dialogo ecumenico.

Bisogna fare attenzione a non presentare le Conferenze Episcopali Nazionali come se fossero Chiese sui juris, quasi a ridosso o un parallelo delle Chiese Orientali Cattoliche. Questo porterebbe a una diminuzione o distorsione ecclesiologica ed in fondo sostanziale di quello che siamo le Chiese Orientali Cattoliche ed anche di quello che sono le Conferenze Episcopali nazionali, nate e sviluppatesi soprattutto dall’ecclesiologia del concilio Vaticano II. Quindi una necessaria complementarietà tra le due istituzioni certamente, evitando eventuali confusioni ecclesiologiche e canoniche.

Due desideri.

Primo. Credo che ci viene offerto lo spazio, il luogo, dove noi padri e vescovi delle Chiese Orientali Cattoliche possiamo e dobbiamo far sentire la nostra voce, il nostro pensiero soprattutto dal punto di vista ecclesiologico. E farlo in un modo positivo e costruttivo -questo è molto importante-, e soprattutto in un modo che ci mostri uniti tra di noi. Non dobbiamo avere né paura né soggezione di manifestare -oserei dire con fierezza e con orgoglio- il nostro pensiero teologico ed ecclesiologico -perché ce l’abbiamo un pensiero teologico ed ecclesiologico-, mettendo in evidenza anche i nostri dubbi, i nostri problemi e le nostre sofferenze. Ma identificandogli per nome i dubbi, i problemi e le sofferenze, e presentandogli ad alta voce ai nostri fratelli vescovi di tutta la Chiesa Cattolica.

Secondo. I paragrafi nell’IL dove si fa riferimento all’ecumenismo -e vi parlo dopo otto anni come vescovo orientale cattolico in Grecia-, sono ottimi e necessari, assolutamente sì, ma sempre in un contesto che tenga conto, valuti e rispetti anche il ruolo delle Chiese Orientali Cattoliche nel dialogo ecumenico (non vogliamo essere neppure essere considerati come il sassolino nella scarpa). Bisogna che i nostri fratelli delle Chiese Ortodosse vedano come la Chiesa Cattolica di tradizione latina conosce, stima, rispetta, ama le Chiese Orientali Cattoliche. Questa dovrebbe essere la vera premessa e la garanzia per un sano ecumenismo. Il rispetto, l’amore ed anche -e soprattutto- un’esigente spinta verso di noi, pastori delle Chiese Orientali Cattoliche, affinché siamo fedeli alle tradizioni ecclesiali a cui apparteniamo, nella comunione della e nella Chiesa Cattolica. Questo sarà una garanzia, una assicurazione di stima e di rispetto anche verso le Chiese Orientali Ortodosse, nell’attesa di quel giorno in cui, saliti col Cristo, “σύν Χριστώ”, sul monte Tabor, parteciperemo all’unica luce divina, all’unico pane e calice di salvezza. Sicuri, come afferma sant’Efrem il siro: “…che il Signore ci ascolterà non perché giusti ma perché penitenti”.

+P. Manuel Nin

Vescovo titolare di Carcabia / Esarca Apostolico.

sabato 12 ottobre 2024

 



Invito a non dimenticare…

Intervento al Sinodo dei vescovi. Roma 12 ottobre 2024

Parlo da monaco / vescovo, con a libertà che i monaci abbiamo avuto ed abbiamo da sempre nella vita delle Chiese Cristiane di Oriente e di Occidente. Siamo pochi, pochissimi i monaci padri sinodali. I monaci, uomini di preghiera e uomini veramente comunitari e collegiali: l’abate nei monasteri chiede il parere di tutti, “anche il parere del monaco più giovane” dice san Benedetto. E, finalmente, decide l’abate, che fa le veci di Cristo nel monastero, e lo fa con il voto / con l’appoggio di tutti i monaci.

Non dimentichiamo il Sinodo dei vescovi. Invito in primo luogo le Chiese Orientali Cattoliche a far sentire la loro voce, (siamo nella seconda settimana, ne mancano altre due ancora!), con coraggio a partire dalla nostra esperienza del sinodo dei vescovi. Quando mi dicono: “Beati voi gli orientali che avete avuto sempre la sinodalità”. Rispondo: “Eh no! Noi abbiamo il Sinodo dei vescovi e la collegialità episcopale, che forse non è lo stesso della “sinodalità” che ci troviamo ad avere tra le mani a gestire o provare di gestire in questo nostro momento ecclesiale. Non dimentichiamo che siamo, e soprattutto, in/un Sinodo dei vescovi. La dicitura “Sinodo dei vescovi” mi manca.

Non dimentichiamo la Chiesa Cattolica. Ci sono parole che riscaldano e rinfrancano il cuore. Penso che nel nostro percorso come Sinodo dei vescovi ci farebbe bene, spiritualmente ed ecclesiologicamente, sentire ad alta voce che siamo Chiesa Cattolica, estesa da Oriente ad Occidente. Questo ci aiuterebbe sicuramente ad atterrare da una nuvola di temi forse troppo eterei, iperuranici, interessanti sicuramente. Diciamocelo, ricordiamocelo che siamo Chiesa Cattolica.

Non dimentichiamo Cristo, cioè con Chi camminiamo. Nel lontano 1999 l’indimenticabile arcivescovo di Bologna, il cardinale Giacomo Biffi, scrisse quel libretto intitolato “Identikit del Festeggiato” in cui il grande vescovo / teologo ricollocava nel centro della riflessione della Chiesa Colui che era e doveva essere appunto il Festeggiato nel grande Giubileo. Quindi il Sinodo come cammino che la Chiesa Cattolica fa con Cristo, un cammino guidato dai vescovi, e sempre all’ascolto di tutti. In Oriente il sinodo è oppure ha sempre una dimensione ecclesiologica, ma soprattutto cristologica. Il sinodo, il cammino è sempre con la preposizione greca “συν”, cioè “con” Cristo.

Identikit del Festeggiato? Basterebbe credo un semplice “Manuale per il buon uso filologico, e soprattutto, cristologico ed ecclesiologico della preposizione greca “συν”, che conforma il nostro vocabolario in queste settimane.

Grazie

+P. Manuel Nin

Vescovo titolare di Carcabia / Esarca Apostolico.