Un sogno
diventato realtà
Incontro
dei vescovi orientali cattolici di Europa
Nea
Makri – Atene 18 a 21 settembre 2023
Dal
18 al 21 settembre 2023 si è celebrato ad Atene – Nea Makri l’Incontro dei Vescovi
Orientali Cattolici di Europa. Si tratta di una riunione a scadenza annuale che
dal 1997 raduna tutti i vescovi delle Chiese Orientali Cattoliche dell’Europa. Quest’anno
l’Incontro si è celebrato in Grecia, con motivo della celebrazione del
centenario dell’Esarcato Apostolico i Grecia, sia dell’Ordinariato Armeno
Cattolico. Il tema di riflessione dell’Incontro era: “La famiglia nel
contesto delle Chiese Orientali Cattoliche in Europa”, tema già proposto e suggerito
nell’incontro di settembre 2021 a Budapest.
Per
il nostro Esarcato Apostolico e per l’Ordinariato Armeno sono stati giorni di
grazia e di benedizione da parte del Signore. Vi posso dire che tutte le volte
che, tempo fa, da quando sono Esarca Apostolico, avevo pensato alla possibilità
di questa celebrazione, mi era sembrata un sogno utopico, irrealizzabile, sia a
causa dell’impegno a livello personale sia anche a causa del costo a livello
economico che la nostra realtà ecclesiale non si poteva permettere. E quando lo
scorso 21 settembre ho fatto la relazione conclusiva davanti alla sessantina di
partecipanti convenuti, confesso che la gioia personale ed il ringraziamento al
Signore e a tante persone presenti, ed anche benefattori anonimi, hanno
impregnato le mie parole. Gioia personale come vescovo di una Chiesa vera e
propria, gioia ecclesiale perché alla fine delle diverse celebrazioni che sono
state fatte sia nella mia cattedrale della Santissima Trinità ad Atene, sia
nella cappella della Fondazione Pammakaristos a Nea Makri, tanti fedeli sono
venuti a dirmi che per loro quelle celebrazioni erano un miracolo attraverso
cui il Signore ci diceva di andare avanti, ci confermava che l’Esarcato esiste,
vive e deve vivere!
A
richiesta di alcuni tra di voi, vi condivido dei passaggi del mio discorso
inaugurale dell’Incontro il giorno 18 settembre.
Discorso inaugurale.
Εὐλογητὸς εἶ, Χριστὲ ὁ Θεὸς ἡμῶν, ὁ πανσόφους τοὺς ἁλιεῖς ἀναδείξας,
καταπέμψας αὐτοῖς τὸ Πνεῦμα τὸ ἅγιον, καὶ δι'αὐτῶν τὴν οἰκουμένην σαγηνεύσας, φιλάνθρωπε, δόξα σοι.
Benedetto
sei tu, Cristo Dio nostro: tu hai reso sapientissimi i pescatori, inviando loro
lo Spirito santo, e per mezzo loro hai preso nella rete l’universo. Amico degli
uomini, gloria a te.
“Benedetto
sei tu, Cristo Dio nostro: tu hai reso sapientissimi i pescatori, inviando loro
lo Spirito Santo, e per mezzo loro hai preso nella rete l’universo…”.
Questo tropario, del giorno della Pentecoste, e che nella nostra chiesa
cattedrale della Santissima Trinità ad Atene viene ripetuto ogni giorno,
inquadra in un modo bello e soprattutto profondo e teologico sia questo nostro
Incontro dei Vescovi Orientali Cattolici di Europa quest’anno in Grecia, sia la
stessa realtà di ognuna e di tutte le nostre Chiese Orientali Cattoliche nel
nostro continente: il Signore nella sua bontà manda il dono dello Spirito Santo
a degli uomini che sono soltanto dei pescatori e ne fa teologi, uomini
sapientissimi, per dono suo. Sono passati ormai 27 anni da quel memorabile
primo incontro dei vescovi orientali di Europa svoltosi a Nyíregyháza in
Ungheria nel mese di luglio 1997, a cui partecipai non come vescovo certamente
ma come conferenziere. Fu un incontro dove la realtà direi martiriale della
nostra Europa era a fior di pelle e la testimonianza di quei pastori che
avevano sofferto nella propria carne la persecuzione mi toccò in modo speciale.
Tutti
noi, siamo pastori di Chiese Orientali Cattoliche, piccole o grandi che esse
siano, rigogliose o fragili, situate in contesti sereni e pacifici, oppure in
contesti polemici, ostili e purtroppo anche bellici in questi nostri giorni.
Noi, pastori di queste Chiese, nella nostra fragilità e debolezza, ma forti in
e da quella Divina Grazia che abbiamo ricevuto il giorno della nostra
ordinazione episcopale, siamo chiamati da pescatori a lasciare le reti e le
barche e a diventare apostoli e teologi per il nostro popolo, a parlare di Dio,
e a prendere nelle nostre mani non più le reti e le barche, o se volete a
prendere sì quelle reti e quelle barche simboliche che sono la Parola di Dio ed
i sacramenti, ed elargirli, darli al nostro popolo. È questo, ne sono ogni
giorno più convinto, quello che i nostri fedeli attendono da noi, una parola
serena, di consolazione, e soprattutto una parola che annunci loro Gesù Cristo
e il suo Vangelo.
E
questo essere fatti da pescatori a teologi, a sapientissimi come cantiamo nel
tropario sopra citato, lo viviamo ognuno di noi, pastori di Chiese Orientali
Cattoliche in Europa, radunati oggi nel nostro Esarcato per i Cattolici di
tradizione bizantina in Grecia, assieme all’Ordinariato Apostolico Armeno
Cattolico. È una grazia, per queste due Chiese sui juris in Grecia, che
voi oggi siate qua.
In
primo luogo, porgo un saluto cordiale di benvenuto a tutti voi, pastori delle
Chiese Orientali Cattoliche di Europa, vescovi, sacerdoti e diaconi. Un saluto
molto cordiale al nunzio apostolico in Grecia, arcivescovo Jan Romeo Pawlovski.
Benvenuto anche al rev.dmo padre Michel Jalakh O.A.M., Segretario del Dicastero
per le Chiese Orientali. Benvenuto al presidente del Consiglio delle Conferenze
Episcopali Europee, Mons. Gintaras
Grušas, arcivescovo di Vilnius nella Lituania, accompagnato da alcuni ufficiali
dello stesso CCEE; grazie eccellenza per il vostro “patronato”, grazie
per poter “essere all’ombra delle vostre ali” -se mi permettete usare
l’immagine del salmo-, ombra che questa volta ci ha protetto e ci protegge non
tanto dal caldo estivo, quanto dall’arsura delle spese economiche che noi da
soli, come Esarcato in Grecia, mai assolutamente mai avremo potuto sovvenire.
E
ringraziando il CCEE, ringrazio anche le altre persone che, anonimamente nella
loro maggioranza, hanno voluto aiutarci dal punto di vista economico per far
fronte alle spese necessarie affinché, nel nostro poco, questo Incontro
diventasse reale, utile e degno degli ospiti che avete accettato di prendervi
parte. Un grazie ai sacerdoti dell’Esarcato, ai seminaristi -uno dell’Esarcato
e due venuti generosamente per i tre mesi estivi dalle eparchie di Presov e di
Kosice nella Slovacchia-, grazie agli impiegati dell’Esarcato che hanno aiutato
a preparare l’Incontro e aiutano nello svolgimento di questi tre giorni. Un
grazie a tutti e, specialmente alle suore della Pammakaristos che con la loro
preghiera, la loro vicinanza, la loro inesauribile generosità hanno fatto anche
possibile quest’incontro.
Quest’anno
il nostro incontro avviene a cento anni dall’arrivo dei nostri avi da
Costantinopoli ad Atene, assieme al vescovo Giorgio Calavassy, che divenne nel
1932, con la erezione canonica dell’Esarcato, il primo esarca apostolico.
Questo ci ha fatto e ci fa riflettere seriamente sulla nostra realtà come
Chiesa Orientale Cattolica in Grecia, paese a stragrande maggioranza ortodosso,
ma anche un paese che sentiamo come nostro dall’origine, un paese che ci ha
accolti e un paese che sentiamo come casa e patria, senza ombra di dubbi.
Originariamente
greco, il nostro Esarcato oggi, a cento anni di età, è un Esarcato, una Chiesa sui
juris vera e propria che non è più soltanto greca, ma che è stata
arricchita in questi ultimi decenni con altre due realtà etniche e soprattutto
ecclesiali che la hanno arricchito e l’arricchiscono tuttora, che sono i fedeli
di tradizione caldea provenienti da Iraq e dalla Siria, e i fedeli ucraini di
tradizione bizantina. In un’unica realtà ecclesiale senza distinzioni, né
gradi, né privilegi, ma siamo tutti uno in Cristo, che è la nostra pietra
angolare che regge tutto. Nel momento che non lo fosse noi come cristiani e
come Chiesa crolleremo. Siamo una Chiesa, la cui vita quotidiana non sempre è facile,
perché la fragilità umana si fa presente, ma siamo una realtà, una Chiesa vera
e propria che il Signore costruisce ogni giorno con / attraverso
la fragilità e allo stesso tempo l’impegno delle nostre proprie mani.
E così,
nel nostro Esarcato viviamo la parola di san Paolo nella lettera agli Efesini:
“…voi non siete più stranieri né
ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il
fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo
stesso Cristo Gesù” (Ef 2,19ss). Concittadini, familiari, non
stranieri, non ospiti…, sottolineando quel “…avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù…”.
Se dovessimo dare un titolo, un lemma al nostro centenario altro non potrebbe
essere se non questo: “…avendo
come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù…”. È lui che ci fa,
ci costituisce, ci genera oserei dire come Chiesa cristiana, come Chiesa
Cattolica Orientale in Grecia, in questo nostro καιρός che ci tocca di vivere. E di
questo essere Chiesa ne sono, ne siamo fieri, in Grecia dove ad Atene concretamente
ci sono, nell’unità e la comunione dell’unica Chiesa Cattolica, tre Chiese sui
juris: quella di tradizione latina, quella di tradizione armena e quella di
tradizione bizantina. Questa è la diversità che ci unisce, che ci fa veramente
cattolici.
Viviamo
l’ogni giorno della nostra vita ecclesiale, come Esarcato, con fede e speranza,
malgrado gli aspetti, che delle volte potrebbero apparire quelli più evidenti,
di fragilità e di povertà umana, materiale ed economica. Al mio arrivo in
Grecia nel 2016 la media di età dei sacerdoti era di 80 anni, con un totale di
cinque sacerdoti, anziani, più il vescovo emerito. Nel 2023, con 8 sacerdoti,
la media è scesa a 60 anni. E questo è stato ed è soprattutto per grazia del
Signore, ed anche per la generosità di alcuni di voi, vescovi orientali
cattolici di Europa, che avete aiutato ed aiutate questa nostra Chiesa povera,
ma ricca di fede e di speranza, e soprattutto di carità.
La
carità del nostro Esarcato l’abbiamo vissuta dall’inizio cento anni fa, e la
viviamo nei diversi ambiti del nostro operato: la comunità delle suore della
Pammakaristos, la Fondazione dove ci troviamo; e la nostra Caritas “θείας πρόνοιας (Divina Provvidenza)” che da molti decenni
-è stata la prima Caritas in Grecia- porta avanti un lavoro veramente cristiano
e cattolico. Parlando della carità, la situazione che si è creata dall’inizio
della guerra in Ucraina ha fatto scattare in Grecia un vero e proprio movimento
di carità che ha, tuttora oggi, un punto di riferimento nel nostro Esarcato e
nella sede di Acharnon, che è andato e va tuttora oltre all’appartenenza
ecclesiale.
Per
il nostro Esarcato e per l’Ordinariato Armeno, è una gioia accogliervi in
questi giorni, ed è una grazia del Signore che ci conferma come Chiesa
Cattolica Orientale in Grecia. Le difficoltà di tanti tipi, materiali ed
economiche, le contradizioni che tante volte ci confrontano tra i cristiani di
diverse tradizioni ecclesiali in Grecia, anche tra di noi cattolici, ci aiutano
però a vivere la croce di Cristo che abbiamo celebrato gloriosa qualche giorno
fa. Ci aiuta a vivere quel “…accorrere a rifugiarsi nella sua crocefissione”,
come canta sant’Efrem il Siro in uno dei suoi inni.
I
nostri saranno giorni di preghiera, di riflessione, di studio, di condivisione.
Saranno giorni, per tutti noi, veramente sinodali perché cammineremo con
Cristo, unico Signore delle nostre vite e delle nostre Chiese, unico e saldo
compagno di cammino per tutti noi pastori di tante Chiese Orientali Cattoliche
di Europa. Saranno giorni in cui faremo presenti le nostre Chiese di origine dai
quattro angoli dell’Europa, con un ricordo speciale per la Chiesa Cattolica di
tradizione bizantina in Ucraina e per tutto il popolo ucraino in questo momento
di guerra ingiusta e di enorme sofferenza.
I
tre incontri mattutini di riflessione, ci aiuteranno ad approfondire il tema
che avevamo scelto già a Budapest nell’ultimo nostro incontro del 2021: “La
famiglia. Sfide e speranze per noi Chiese Orientali Cattoliche in Europa”.
È un tema impegnativo che ci permetterà di fare un approfondimento importante
sicuramente di un tema che, credo ne siamo tutti convinti, tocca il futuro dei
nostri fedeli, delle nostre Chiese.
Abbiamo
preparato questo nostro Incontro con tanta gioia ed anche con tanta speranza,
sicuri, convinti che sarà un momento di grazia per noi che vi accogliamo e per
voi che siete i nostri ospiti benvenuti. La preparazione dell’Incontro non è
stata facile, ma la generosità di tante persone ha fatto che potessimo arrivare
a questo oggi, questo “σήμερον” che,
come quei “σήμερον” della nostra tradizione liturgica, ha una forza quasi
epicletica su ognuno di noi e su ognuna delle nostre Chiese.
Riflessioni conclusive.
I
desideri e le speranze del mio discorso inaugurale di cui sopra, grazie a Dio si sono
avverate. Nei prossimi giorni sarà pubblicato il comunicato stampa finale, in
cui saranno presentati e riassunti i temi principali che son stati trattati
nell’incontro. Vi condivido soltanto alcune riflessioni personali.
Sono
stati giorni benedetti dal Signore, in cui ci siamo trovati insieme come Chiese
Cristiane Orientali Cattoliche. Giorni in cui abbiamo celebrato i Santi Misteri
e da Essi siamo stati fortificati e santificati. Giorni in cui abbiamo pregato,
riflettuto, ascoltato, condiviso tra di noi, pastori di Chiese Orientali
Cattoliche; e questo ha fatto che fossero giorni veramente sinodali, perché
abbiamo camminato tutti insieme con Cristo, avendo Lui, il Signore, come
unico fondamento delle nostre vite come vescovi, sacerdoti, diaconi.
Sono
stati giorni in cui abbiamo riflettuto sul tema della famiglia nel contesto
attuale delle Chiese Orientali Cattoliche, un tema fondamentale per la vita
delle nostre Chiese. Abbiamo ascoltato ed accolto due conferenze veramente
belle e profonde sul tema sopra accennato.
Sono
stati giorni in cui abbiamo condiviso, e ne abbiamo fatto preghiera accorata, tutti
nostri problemi, sofferenze e drammi. Specialmente siamo stati vicini alla
sofferenza della Chiesa Ucraina Greco Cattolica in questo momento di guerra
drammatica che sta vivendo in patria. Senza dimenticare, e le abbiamo messe in
luce, le tante altre difficoltà che toccano le nostre Chiese Orientali
Cattoliche in una Europa cambiante e tante volte non più culla di fede e di
cultura cristiane.
Sono
stati giorni, per il nostro Esarcato Apostolico ed anche per l’Ordinariato
Armeno Cattolico, in cui la nostra fede, la nostra speranza, la nostra vita
come Chiese Cattoliche in Grecia, sono state confermate e direi rafforzate.
Sempre nel nostro piccolo, nella nostra povertà, nelle nostre difficoltà di
tanti tipi: umane, economiche, anche delle volte ecclesiali, ma sempre
fiduciosi nella forza e la grazia che ci viene dal Signore, Risorto dai morti e
presente nelle nostre vite.
Sono
stati giorni in cui, come Vescovi Orientali Cattolici di Europa abbiamo
guardato con speranza e attenzione anche al prossimo Sinodo dei Vescovi a Roma del
mese di ottobre. I vescovi presenti al nostro Incontro hanno insistito e fortemente richiesto i cinque dei vescovi presenti al nostro Incontro di Atene e che
saranno anche Padri Sinodali a Roma, di far sentire, di portare e far presente la
voce delle Chiese Orientali Cattoliche all’assise romana, affinché la nostra
realtà non come diocesi sparse per il mondo ma come vere e proprie Chiese
Orientali Cattoliche possiamo dare il nostro contributo vero e proprio per
aiutare tutta la Chiesa a respirare con i due polmoni, quello Occidentale e
quello Orientale così ricco e diverso nelle proprie tradizioni teologiche,
ecclesiologiche, liturgiche e spirituali.
Sono stati giorni che ci hanno
permesso anche di fare esperienza e conoscenza della Grecia classica e della Grecia
cristiana. La salita e la visita all’Acropoli ci hanno permesso di intravedere attraverso
la bellezza dell’arte quel che fu la Grecia come culla di tanti aspetti
fondamentali del pensiero umano secoli fa. Inoltre, la salita all’Areopago ci
ha permesso di leggere il discorso di san Paolo in quel luogo, ascoltare la sua
parola che ci confermava che “in Dio
viviamo, ci moviamo e siamo…”,
e pregare l’apostolo delle genti che sia sempre potente intercessore per le
nostre Chiese nel momento attuale che ci tocca di vivere.
Sono
stati giorni di grazia per tutti. In modo speciale vi confesso che li ho
vissuti veramente come una benedizione del Signore verso il nostro Esarcato
Apostolico. La celebrazione delle Divine Liturgie nella cattedrale della
Santissima Trinità ad Atene, e nella cappella della Natività della Madre di Dio
a Nea Makri; poi la stessa sede delle sedute di studio nella Fondazione
Pammakaristos, luogo di sofferenza e di carità e di generosità, mi ha
confermato ancora una volta nell’importanza, nell’autenticità, nell’unicità
direi del nostro Esarcato Apostolico, povero, piccolo, fragile, certamente, ma
ben fondato nella fede, nella speranza e nella carità, sempre “…avendo come pietra angolare lo stesso
Cristo Gesù…”.
+P.
Manuel Nin
Esarca
Apostolico