Natività della Madre di Dio.
Chiesa Cattedrale della Santissima Trinità
Atene
Le omelie di Andrea di
Creta per la Natività della Madre di Dio.
Oggi nasce
colei che generò la Parola eterna fattasi carne…
La festa della Natività della Madre di
Dio è la prima delle grandi feste nel calendario liturgico bizantino. Di questa
festa abbiamo alcune omelie patristiche di tradizione greca, soprattutto di due
autori contemporanei tra di loro e
ambedue di origine siriana: Giovanni Damasceno e Andrea di Creta; di
quest’ultimo vorrei soffermarmi nella prima delle sue omelie sulla festa
odierna. Andrea è nato nella seconda metà del VII secolo a Damasco, e diventa
monaco a Gerusalemme presso il Santo Sepolcro. All’inizio del VIII secolo è
nominato vescovo di Gortina nell’isola di Creta; muore verso il 740. Un posto
rilevante nella sua riflessione teologica lo occupa la figura della Madre di
Dio, riflessione legata sempre al mistero dell’incarnazione in lei del Verbo di
Dio. Di Andrea di Creta abbiamo quattro omelie sulla Natività della Madre di
Dio, una sull’Annunciazione e tre sulla Dormizione della Mare di Dio.
Andrea inizia l’omelia con una sorta
di captatio benevolentiae in cui mette l'accento nella completezza o se
si vuol la perfezione del mistero che si celebra: "La celebrazione
odierna e per noi l'inizio delle feste; e la prima per quanto riguarda la legge
e l'ombra, ma in realtà è anche l'inizio per quanto riguarda la grazia e la
verità. Inoltre è anche centrale e finale, poiché essa contiene l'inizio che e
il passaggio della legge, il centro che è il collegamento degli estremi, e la
fine che è la manifestazione della verità". Andrea presenta subito i
due pilastri su cui si fondamenta il suo discorso, cioè la celebrazione della
natività di Maria da una parte e il suo collegamento col mistero dell'incarnazione
del Verbo di Dio dall’altra: "Questo è l'insieme dei benefici di Cristo
verso di noi, questa è la manifestazione del mistero: la natura rinnovata, Dio
e uomo, la divinizzazione dell'uomo assunto". L'espressione
"natura rinnovata" adoperata qua da Andrea deve essere vista in riferimento
alla natura umana rinnovata grazie all'incarnazione, benché una variante testuale
proponga "natura spogliata", il che sarebbe un riferimento alla natura
divina fattasi piccola, svuotata, a partire dalla lettera ai Filippesi 2,9.
La festa della Natività di Maria è
segnata dalla gioia, un tema che troviamo ripetutamente sottolineato nei testi
della liturgia bizantina per l'8 settembre; una gioia che per Andrea scaturisce
sì dalla nascita della Madre di Dio, ma soprattutto dal suo collegamento con
l'incarnazione del Verbo: "E tuttavia, al soggiorno di Dio fra gli
uomini, splendido e luminoso, bisognava che ci fosse anche un inizio di gioia,
attraverso la quale il grande dono della salvezza cammina verso di noi...
Questo giorno gradito a Dio, il primo delle feste, portando sul capo la luce
della verginità e come raccogliendo una corona di fiori illibati dai pascoli
spirituali della Scrittura annuncia la gioia comune a tutta la creazione
dicendo: «Abbiate fiducia, la celebrazione è per il genetliaco ma anche per la
rigenerazione della stirpe umana. Ora una vergine è generata, nutrita e
plasmata, ed è preparata come Madre di Dio...". Andrea sviluppa poi il
parallelo Maria-Davide, con uno sfondo cristologico chiaramente calcedoniano:
"Colei che discende da Davide ha riunito per noi, insieme a Davide,
quest'assemblea spirituale: l'una, come Madre di Dio, presentando la sua
nascita donata da Dio; l'altro mostrando la buona fortuna della sua stirpe e la
straordinaria famigliarità di Dio con gli uomini. Mirabile prodigio! L'una
s'interpone fra l'altezza di Dio e la piccolezza della carne, e diventa madre
del suo creatore; l'altro profetizza il futuro come già presente...".
Andrea presenta poi Colei che generò
la Parola eterna fattasi carne, ricevente adesso la sua parola di encomio:
"Celebriamo in modo conveniente il mistero di questo giorno, e
presentiamo in dono alla madre della Parola proprio le parole, dato che a lei
null'altro è caro se non la parola e l'onore che viene dalle parole...".
La liturgia bizantina poi, e anche Andrea nella sua omelia ne è testimone,
sottolinea i diversi ruoli che le due donne, cioè Maria ed Anna sua madre,
svolgono nella celebrazione odierna: sterile, donna, vergine, madre: "Le
sterili accorrano con slancio, poiché colei che era sterile e senza figli ha
generato la vergine del divin Figlio. Le madri esultino, poiché la madre senza
prole ha partorito la madre e vergine pura. Le vergini gioiscano, poiché la
terra non seminata ha prodotto mirabilmente colui che deriva dal Padre senza
mutamento. Le donne si facciano forza poiché la donna, che anticamente con leggerezza
diede inizio al peccato, ora ha introdotto la primizia della salvezza, e si
mostra come eletta da Dio: madre che non conosce uomo, scelta dal creatore e
restaurazione della nostra stirpe".
L’autore continua il suo testo con una
lunga serie di frasi che iniziano con la parola "oggi", dove presenta
in modo sintetico e con delle immagini bibliche molto suggerenti, il ruolo della
Madre di Dio nel mistero della salvezza, e le applica tutta una serie di titoli
cristologici e mariologici che verranno accolti dalla stessa tradizione liturgica
bizantina: "Oggi e stato edificato il santuario creato dal Creatore di
tutte le cose, e la creatura diventa per il Creatore sua divina dimora. Oggi la
natura prima ridotta a terra è divinizzata e la polvere si innalza verso la
gloria suprema. Oggi Adamo, che presenta per noi a Dio la primizia che proviene
da noi, gli offre Maria; e per mezzo di lei la primizia diventa pane per la
rigenerazione della stirpe. Oggi la genuina nobiltà degli uomini riceve di nuovo
il dono della prima divinizzazione... Oggi la natura generata, rimanendo unita
alla madre di Colui che è il più Bello riceve il fulgore della belleza. Oggi la
sterile (Anna) è scoperta come madre al di la di ogni speranza, e a sua volta
la madre di un figlio senza padre...rende sante tutte le generazioni... Oggi
inizia la rigenerazione della nostra natura, e il mondo invecchiato accoglie gli
inizi di una seconda creazione da parte da Dio...". Per Andea di Creta
Maria partorisce senza le doglie del parto; non che metta in dubbio la realtà
dell'incarnazione del Verbo di Dio (il testo sottolinea appunto che Maria allatta
il figlio!), ma per preservarne la verginità anche dopo il parto: "...
egli era Dio, anche se scelse di essere generato carnalmente, ma senza le
doglie: in modo che da una parte ella, la madre, evitasse ciò che è proprio
delle madri, pur nutrendo con il latte colui che aveva generato senz’opera
d'uomo; e d'altra parte ella, la vergine, partorendo una prole senza seme
rimanesse vergine casta...".
Andrea prosegue con un bel paragone
tra la creazione di Adamo dalla terra vergine, e la ricreazione della stirpe
umana da una madre vergine: “Il Redentore del genere umano volendo
presentare una nuova generazione, come prima plasmò il primo Adamo avendo preso
del fango dalla terra ancora intatta e vergine, così anche ora operando da se
stesso la sua propria incarnazione… scelse da tutta la natura umana questa
vergine pura e immacolata: e l’artefice di Adamo… diventò nuovo Adamo affinché
quello recente ed eterno salvasse l’antico…”. Andrea, infine, conclude la
sua omelia esortando ad imitare coloro che per noi sono dei modelli, cioè gli
stessi Gioachino ed Anna genitori della Madre di Dio: “Se fra voi qualcuno è
padre, imiti il padre della vergine… Se una madre sta allattando, gioisca con
Anna che dopo la sterilità allatta la fanciulla… Se c’è una vergine casta,
divenga madre della Parola, ornando con la parola la fermezza della sua anima…”.
P. Manuel Nin
Esarca Apostolico
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