martedì 10 agosto 2021

 

Transito della Madre di Dio

Miniatura siriaca, XIII secolo    

Assieme alle Chiese siriache, per la Dormizione della Madre di Dio

Tu sei il lievito della vita mescolato alle tre misure di frumento, il Cristo…

          La festa della Pasqua della Madre di Dio, il giorno 15 agosto, la sua morte e la sua piena glorificazione, è celebrata nelle Chiese orientali con grande solennità; festa preceduta anche di un periodo quaresimale di preparazione come avviene per la Pasqua di Cristo. Vogliamo in queste righe soffermarci, a modo di testimonianza, di comunione e di preghiera con e per i nostri fratelli cristiani nel vicino Oriente, sui testi liturgici delle due tradizioni siriache, quella occidentale e quella orientale, testi che verranno cantati e pregati in questa festa, ma allo stesso tempo testi che purtroppo in Iraq e nel prossimo Oriente, luoghi provati dalla persecuzione, dalla guerra e dalla distruzione non verranno più né cantati né pregati. Si tratta di testi liturgici in cui viene sottolineata ripetutamente la gioia di tutta la creazione nell’accorrere alla celebrazione del transito di Maria; testi che mettono in evidenza la presenza, in questa celebrazione gloriosa e festiva, degli angeli, degli apostoli, di tutta la Chiesa; testi, infine, che ripetutamente invocano Maria come colei che intercede per il popolo. Diamo semplicemente la traduzione di alcuni brani appartenenti alla tradizione siro occidentale per prima, e a quella siro orientale in secondo luogo. Testi, la cui attribuzione ai grandi padri di queste Chiese: Efrem, Giacomo, Isacco, ci porta alla comunione con tutti i cristiani che per duemila anni hanno invocato il Signore nella lingua con cui ci insegnò Lui stesso ad invocare Dio come Padre.

          Della tradizione siro occidentale, diamo la traduzione di alcuni testi del vespro della festa. La liturgia di questo giorno sottolinea in modo speciale la dimensione ecclesiale della festa nella presenza attorno a Maria di tutte le schiere degli angeli e degli uomini: “Facci degni, o Cristo Dio, di celebrare con animo puro e corpo senza peccato, assieme alle schiere degli angeli e ai cori degli uomini giusti e degli apostoli, questo giorno festivo di tua Madre benedetta. Conservaci per le sue preghiere e per le sue suppliche liberaci da ogni male nel corpo e nell’anima… Nel giorno del transito della vergine, gli apostoli ne celebrano la liturgia sacra; le schiere degli esseri di fuoco e di spirito, con le anime dei giusti, dispongono la processione verso la sua sepoltura, …e onorano il giorno del transito della vergine Maria, figlia di Davide, la Madre che ha generato Dio… La pace sia con te, figlia di Davide, vergine piena di grazia, santa e piena di bellezza… Angeli e uomini sono stupiti e meravigliati per il tuo transito da questo mondo verso il tuo Figlio…”. E ancora dal vespro della festa, uno dei testi di una bellezza e profondità teologica unica nel suo genere: “Lode a Te, Cristo Dio nostro, grande e allo stesso tempo velato, che sei disceso per abitare nel grembo della vergine Madre tua ignara di nozze. Tu ti sei fatto simile a noi eccetto il peccato; e noi, tuoi servitori sulla terra, nella memoria di tua Mare ci accingiamo a lodarla: «Tu sei la sposa perfetta e la Madre pura e ignara di nozze, sorgente di benefici… Tu sei il lievito della vita mescolato alle tre misure di frumento, il Cristo… Tu sei il vanto dei cristiani. Nel giorno del tuo transito tu hai riempito il mondo di meraviglia; le schiere degli angeli sono accorsi per onorarti e unirsi agli apostoli, radunati per onorare la tua morte… e seppellire il tuo bellissimo corpo. Essi ti videro distesa sul letto e avvolta di gloria ineffabile, aperti i cieli e gli eserciti degli esseri luminosi volavano e scendevano per onorarti». O giorno grande e felice in cui la Madre è andata a raggiungere il suo Unigenito. Pietro, il capo degli apostoli, porta il letto funebre, e Gabriele, il capo degli angeli, canta: «Benvenuta sei, o Madre benedetta e sposa pura! Lode a te, dimora dello Spirito Santo e camera nuziale del Re celeste, vigna fertile che diede il grappolo della gioia, il cui vino ubriaca tutta la creazione. Benvenuta sei, vergine piena di grazia, rosa desiderabile e giglio pieno di profumo, figlia benedetta che hai liberato Adamo tuo padre dalla schiavitù del peccato… Benvenuta sei, mensa benedetta, che hai offerto il pane della vita alle anime che erano morte per il peccato, pane che diventa cibo spirituale per la vita nuova».

          Della tradizione siro orientale diamo alcuni brani della liturgia: “Beata te, o vergine, fidanzata ma non conosciuta da uomo. Beata te, che hai un Figlio, ma la tua verginità non è stata conosciuta da uomo. Beata te, mare senza pari, il tuo fidanzato è il tuo Figlio prediletto. Beata te, o terra nella quale fu formato il Signore di Adamo e nella carne vi abitò. Beata te, albero prodigioso che porti il frutto pieno di meraviglia. Beata te, roveto straordinario, non consumato dalla fiamma. Beata te, scettro del figlio di Aronne, che germogliò le mandorle senza essere stata piantata; nel tuo grembo lui si è fatto uomo… Per il corpo puro che aveva portato il Figlio di Dio era giunto il momento di bere il calice che Adamo aveva riempito per i suoi figli. Il Signore ordinò agli angeli del cielo di rendere onore al corpo di sua Madre. Essi la scortarono con solennità e onore, come era stato loro comandato. Gloria a Colui che ha esaltato il giorno della sua assunzione”.

Ambedue le tradizioni siriache invocano Maria come colei che intercede presso Cristo, il suo Figlio. Invocazioni che facciamo nostre in questo giorno di festa, in comunione coi nostri fratelli del Libano, della Siria e di tutto il medio oriente, che canteranno nella loro liturgia questi testi benedetti, o che forse potranno soltanto viverli nella liturgia di testimonianza martiriale delle loro vite: “Cristo, Dio nostro, che accetti le domande dei peccatori e ascolti i pianti di coloro che sono afflitti, che rendi onore alla memoria dell’assunzione di tua Mare, la Vergine pura, accogli ora il profumo della nostra preghiera, perdona le nostre colpe e rimetti i nostri peccati per la sua intercessione. Nella tua immensa misericordia, accetta in nome della tua Chiesa le offerte e i doni che ti offrono i suoi figli fedeli in onore di tua Madre, regina degli aneli e dei santi… O Cristo, nostro Salvatore… rendici oggi degni della tua clemenza, per gioire e godere con Maria nella vita che non tramonta…”.

+ P. Manuel Nin

Esarca Apostolico

 


giovedì 5 agosto 2021

 

Trasfigurazione del Signore

Miniatura siriaca. XIII secolo

 

Trasfigurazione del Signore, nella tradizione siriaca

Oggi il Signore trasfigurato ricrea Adamo.

          La festa della Trasfigurazione del Signore nella tradizione siriaca è una delle grandi feste lungo l’anno liturgico. Essa sottolinea con delle immagini molto belle la manifestazione della divinità di Cristo per mezzo della sua umanità. Tutta l’ufficiatura, dal vespro al mattutino canta questa manifestazione attraverso i testi liturgici che sottolineano l’epifania della divinità di Cristo immersa nella sua piena umanità: “Signore Dio, facci degni di festeggiare in santità, di salmodiare in purezza, e di cantarti con canti di gioia, nella festa della manifestazione della gloria della tua divinità sul monte Tabor. La tua grazia, infatti, ci fa passare dal male al bene, dal peccato alla giustizia”. Nelle ufficiature del vespro e del mattino si leggono le pericopi della Trasfigurazione del Signore in Matteo 17, ed in Marco 9 rispettivamente. Nell’ufficiatura notturna poi si alternano i testi eucologici presi dall’innografia efremiana con dei salmi letti sempre in chiave cristologica, il 28 ed il 75 nella prima veglia della notte, ed il 83 ed il cantico di Mosè di Esodo 15.

          La Trasfigurazione di Cristo sul Tabor è una piccola manifestazione della sua divinità, in qualche modo fatta a misura della capacità dei discepoli, e sempre attraverso la sua umanità: “Sull’alto della montagna tu hai manifestato ai tuoi discepoli un piccolo raggio della tua gloria, ed essi furono convinti dalla tua divinità…”. I testi liturgici della festa insistono sulla presenza di Mosè e di Elia sul monte, vista come un ritorno per l’adempimento delle loro profezie. Essi arrivano al Tabor per un’ordine dato dal Signore a coloro che li presero via, la morte per Mosè e il turbine per Elia: “Con un segno comanda alla morte: «va e portami qua Mosè». E anche al turbine: «va e portami qua Elia». E con un segno raduna loro sulla montagna”. Nell’ufficiatura del vespro il sedro, che è una composizione liturgica della tradizione siriaca scritta in prosa poetica che sviluppa e commenta il contenuto della festa che si celebra; il sedro quindi nella festa odierna ha una struttura quasi di prefazio liturgico, iniziando da una lode trinitaria: “Lode a te, Dio Padre, fonte di giustizia, che hai generato il tuo Verbo con una nascita eterna fuori dal tempo… Da te, col tuo Figlio, procede lo Spirito Santo… ”. Il testo poi prosegue con la descrizione dei fatti avvenuti nel mistero della Trasfigurazione di Cristo sul Tabor: “Tu, Signore, hai voluto che lo spirito umano possa avvicinarsi alla tua maestà, e hai voluto anche che risplenda la tua luce eterna, il tuo Figlio Unigenito, e splenda nella creazione per illuminare coloro che sedevano nelle tenebre e nell’ombra della morte. E Lui apparve sulla terra nella nostra natura umana per restaurare in essa la maestosa immagine della tua conoscenza. E in questo giorno la luce della sua divinità risplende nella sua umanità sul monte Tabor”. Quindi con una lunga serie di frasi iniziate con la forma “Oggi”, il sedro enumera i fatti salvifici che avvengono nella Trasfigurazione del Signore: “Oggi gli angeli scendono per onorare il Figlio unigenito che ha mutato il suo aspetto per manifestare al mondo la ricchezza della sua gloria. Oggi Pietro, Giacomo e Giovanni si rallegrano perché hanno visto la gloria della sua maestà e sono stati presi da timore e spavento davanti alla sua visione. Oggi Elia il Tesbita arriva e adora il Signore dei profeti che è venuto per autenticare le sue profezie. Oggi Mosè, il capo dei profeti, si alza dalla tomba e viene per vedere il Signore che gli apparve nel roveto ardente e non consumato. Oggi i discepoli comprendono che il tuo Figlio unigenito ha il potere sui viventi e sui morti, e sanno che morirà anche lui e vivrà, e con la sua morte vivificherà i popoli e le nazioni”. I testi accostano diversi passi dell'Antico e del Nuovo Testamento leggendoli come prefigurazione del mistero della redenzione di Cristo, ed anche molto spesso i testi liturgici accostano il monte Tabor a quello del Golgota: “Oggi arriva Elia il profeta per intercedere presso il tuo Figlio amato per la salvezza degli uomini, e lo supplica dicendo: Signore, se la salita di Isacco verso il sacrificio ha santificato l’altare, come la tua salita al Golgota non santificherà tutti gli uomini? Alzati, Signore, sull’altare prefigurato da Melchisedec, perché tu sei il pane vivente e l’offerta santa che accetti olocausti e sacrifici. Vieni, Signore, per crocifiggere il peccato e uccidere la morte, e che Adamo sia bagnato dal tuo sangue vivificante. Oggi Mosè il profeta supplica il tuo Figlio amato, dicendo: scendi, Signore, verso Adamo il tuo figlio amato, e rinnova l’immagine della sua gloria, perché la somiglianza della tua maestà era stata cancellata. Adamo ti aspetta e geme dicendo che tu devi venire a ridargli la gioia, a lui e a coloro che con lui giacciono in prigione”.

          Sant’Efrem il siro, nell’inno XXI sulla Verginità, dedica una strofa al monte Tabor, faccendone anche una lettura in parallelo col Golgota: “Simone Tabor –per fortuna all’insaputa dei crocifissori-, cercò di persuadere il Signore: «Signore, è bello di essere quassù, senza coloro che ci potrebbero disturbare! È bello per noi essere coi giusti nella tenda della beatitudine. Ed è riposante essere con Mosè ed Elia, e non nel tempio, pieno di odio e di amarezza…»”. Efrem ancora dà un’importanza al ruolo di Pietro e degli altri due discepoli, eletti dal Signore per salire con lui nella montagna: “Convocò Elia, che prima era stato rapito in cielo, e Mosè risuscitato, ed anche tre testimoni tra gli apostoli, tre colonne capaci di sostenere la testimonianza del regno. Simone, malgrado la sua ignoranza, parlò con molta saggezza, e riconobbe Mosè ed Elia… Lo Spirito, manifestandosi per mezzo della bocca di Simone, disse delle cose che lo stesso Simone ignorava prima… Luce dello Spirito e libertà umana agirono insieme”. Sempre nel commento al Diatessaron, Efrem presenta la Trasfigurazione del Signore come prefigurazione della sua risurrezione: “Trasformò il suo volto sulla montagna, prima di morire, affinché i discepoli non dubitassero della trasformazione del suo volto dopo la sua morte e credessero che colui che ha mutato i vestiti con cui era ricoperto, risusciterà anche i corpi con cui era rivestito”.

+P. Manuel Nin

Esarca Apostolico