martedì 18 dicembre 2018


Il Natale nella tradizione bizantina
Oggi nasce dalla Vergine l’albero della vita
        La solennità del Natale nella tradizione bizantina è scandita da una lunga serie di tropari che glossano e cantano il mistero centrale della nostra fede cristiana: l’Incarnazione del Verbo eterno di Dio dallo Spirito Santo e dalla Santa Vergine Maria. Sono dei tropari appartenenti all’opera innografica dei grandi poeti teologi bizantini, da Romano il Melodo (+555), a Germano di Costantinopoli (+733), a Giovanni Damasceno (+749), a Giuseppe l’Innografo (IX secolo) fino all’innografa Cassianì (IX secolo). I testi liturgici in primo luogo mettono in risalto come il Dio Creatore del cielo e della terra, è anche il Dio che si incarna, che si fa uomo, si fa piccolo: “Oggi nasce dalla Vergine colui che tiene in sua mano tutta la creazione. È avvolto in povere fasce come un mortale, colui che è per essenza intoccabile. Viene deposto in una mangiatoia, il Dio che in principio ha fissato i cieli. Si nutre di latte dalle mammelle, colui che nel deserto ha fatto piovere man­na per il popolo. Invita i magi lo sposo della Chiesa. Prende i loro doni il Figlio della Vergine…”. È questo un tropario che servendosi di immagini contrastanti sottolinea il farsi piccolo, la kenosi, del Verbo di Dio fattosi uomo. Molti dei testi liturgici mettono in parallelo la creazione dell’uomo e della donna nel libro della Genesi con l’opera della redenzione adoperata attraverso l’incarnazione e la nascita di Cristo; in modo speciale uno dei testi del vespro, che rapportiamo per intero, canta la salvezza dei padri caduti nel peccato e sciolti dal vincolo antico: “Rallégrati, Gerusalemme, fate festa, voi tutti che amate Sion. Oggi è stato sciolto l’antico vincolo della condanna di Adamo; ci è stato aperto il paradiso; il serpente è stato annientato: ora infatti egli ha visto colei che un tempo ave­va ingannata, divenuta Madre del Creatore. O abisso della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Colei che aveva procurato la morte ad ogni carne, come strumento del peccato, è divenuta primizia della salvezza per tutto il mondo mediante la Ma­dre di Dio, poiché da lei nasce bam­bino il Dio per­fet­tissimo: con la sua nascita egli sigilla la verginità di lei, con le fasce scioglie le catene dei peccati, e sana con la sua infanzia le penose doglie di Eva. Danzi dunque tutta la creazione ed esulti, perché il Cristo è venuto per richiamarla dall’esilio, e salvare le anime nostre”. La nascita di Cristo quindi è paragonata all’apertura del paradiso che era chiuso dal peccato; Maria è presentata come nuova Eva e con due immagini antitetiche il tropario mette in evidenza quel che avviene per la nostra salvezza: nascita/verginità, legame con le fasce/libertà dai peccati.
       Maria è presentata come colei da cui viene la natura umana del Verbo di Dio incarnato, come colei che fa presente l’umanità salvata e santificata e ne è lei stessa dono a Dio: “Che cosa ti offriremo, o Cristo? Tu per noi sei ap­parso, uomo, sulla terra! Ciascuna delle creature da te fatte ti offre il rendimento di grazie: gli angeli, l’inno; i cieli, la stella, i magi, i doni; i pastori, lo stupore; la ter­ra, la grotta; il deserto, la mangiatoia: ma noi ti offriamo la Madre Vergine…”. Diversi dei tropari fanno un bel paragone tra l’Eden che era stato chiuso a causa del peccato e la grotta di Betlemme, luogo che “apre” di nuovo le porte del Regno grazie alla Vergine Maria che partorisce colui che è il Salvatore dell’uomo: “Celebriamo, o popoli, la Natività di Cristo: e saliamo con la mente a Betlemme e contempliamo nella grotta il grande mistero: si è aperto infatti l’Eden, perché Dio viene da Vergine pura, per­fetto nella divinità e nell’u­manità. Acclamiamo dunque: Santo Dio, Padre che non ha principio; Santo forte, Figlio in­carnato; Santo immortale, Spirito Paraclito, Trinità san­ta… Ecco che il Fi­glio e Verbo di Dio Padre viene per essere partorito dalla fan­ciulla ignara d’uomo, secondo il beneplacito di colui che lo ha impassibilmente generato, e con la sinergia del santo Spirito. Prepàrati, Betlemme, apri la porta, o Eden: poiché Co­lui “che È” diviene ciò che non era, e l’artefice di tutto il creato viene plasmato: lui che elargisce al mondo la gran­de misericordia”. Notiamo in questo testo la bella lettura in chiave trinitaria che l’autore fa del Trisagio.
        Ancora il parallelo tra la prima e la seconda creazione, quella avvenuta nell’Eden e quella che avviene a Betlemme, lo troviamo in altri testi natalizi della tradizione bizantina: “Prepàrati, Betlemme: si è aperto per tutti l’Eden. Pre­pàrati, Efrata, perché dalla Vergine è fiorito l’albero della vita nella grotta. Davvero il suo grembo è dive­nuto spirituale paradiso in cui si trova la pianta divina: mangiando di questa vivremo, non moriremo come Ada­mo. Nasce Cristo, per far risorgere l’imma­gine un tempo caduta”.
       Ci troviamo di fronte a dei testi di una bellezza e profondità uniche che in prima persona coinvolgono tutta la creazione, angeli e uomini, popoli e la terra tutta, per accogliere nella gioia Colui che nasce dalla Vergine Madre: “Prepàrati, Betlemme, tieniti pronta, grotta, e anche tu mangiatoia, accogli il Dio incircoscrivibile… Danza Isaia, accogli il Verbo di Dio: profetizza alla Vergine Maria che il roveto arderà, ma non sarà consumato dal fulgore della Divinità… Prepàrati, o grotta, perché viene l’agnella, portando in seno il Cristo… Inchinandosi davanti a lui come serva, La Madre lo ha adorato, dicendo a colui che porta fra le braccia: Come sei stato seminato in me? Come in me sei stato generato, mio Redentore e Dio”.

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