Domenica III di Matteo
Ordinazione Tamas
Erdei a Mariapocs 25 giugno 2017.
(Rm 5, 1-10; Mt
6,22-33)
Benedetto il nostro
Dio, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amin.
Due brani della Sacra
Scrittura ci sono stati proclamati nella liturgia di questa domenica: quello
della lettera di san Paolo ai Romani, e il brano del vangelo di Matteo. Nella
lettura del testo paolino abbiamo sentito come l’Apostolo ci mette di fronte al
ruolo centrale ed unico, insostituibile di Cristo nel nostro cammino di fede.
Presso di Lui siamo in pace con Dio, per mezzo suo siamo raffermati nella
speranza, speranza fondata sull’amore di Dio versato gratuitamente nei nostri
cuori; amore di Dio, ancora, manifestato pienamente quando Lui stesso, Cristo,
è morto per noi, diventando così riconciliazione e vita per coloro che
confessano il suo Nome. Nel Vangelo, poi, il Signore ci ha fatto una vera
didascalia di alcuni aspetti della vita cristiana: l’occhio come lucerna del
corpo; l’unico servizio all’unico Signore e quindi l’apertura alla gratuità nei
confronti della vita cristiana. Sono già due settimane che nella nostra
liturgia quotidiana ci accompagna il Sermone della Montagna nel vangelo di
Matteo; tutto un programma esigente di vita cristiana, di vita in Cristo, per
ognuno di noi.
La lucerna del corpo è
l'occhio, abbiamo sentito poco fa nei primi versetti del Vangelo. L’occhio come
lucerna, lampada che illumina tutto il corpo, visto come immagine dello sguardo
interiore ed esteriore dell’uomo, del cristiano, aperto alla luce di Cristo.
Lui, Cristo Signore, luce del mondo, può venire recepito o oscurato in noi,
nelle nostre vite come cristiani. L’accettazione di Cristo e del suo Vangelo,
oppure il loro rifiuto, sono il cammino di luce o di tenebra in cui l’uomo, il
cristiano può camminare. La luce dell’occhio di ogni cristiano è sempre ed
unicamente il Vangelo di Cristo; attraverso di esso guardiamo noi stessi e gli
altri.
Nessuno può servire a
due padroni... Non potete servire a Dio e a mammona. Il Vangelo ci ha
presentato poi l’immagine dell’impossibile servizio a due padroni. Il Signore
ci pone di fronte a una realtà ben presente, ben viva nella nostra esistenza
come uomini e molto di più come cristiani: nessuno di noi può servire, può
essere fedele a Dio e a mammona; nessuno di noi può essere fedele a Cristo e al
suo Vangelo di vita e allo stesso tempo essere fedele a tante cose che portano
alla schiavitù e alla morte. Ciò vorrà dire, non lo dimentichiamo, che nessuno
di noi potrà essere fedele al Vangelo che ci chiede di dare gratuitamente e
allo stesso tempo indurire il cuore verso il prossimo; nessuno di noi potrà
essere fedele al Vangelo che ci chiede di essere costruttori di pace e allo
stesso tempo istigare in noi e negli altri la divisione, la discordia o
semplicemente bloccare qualsiasi cammino di riconciliazione; nessuno di noi
potrà essere fedele al Vangelo che ci chiede la mansuetudine, la purezza di
cuore e allo steso tempo essere chiusi all’amore e al rispetto dell’altro in
tutti i livelli della sua esistenza umana e cristiana. Il peccato è o comincia
ad essere sicuramente nella ricerca, nel profondo del nostro cuore, nel nostro
agire, di questa doppia convivenza, di questo doppio falso servizio.
Per questo vi dico:
per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete... Non
vale forse la vita più del cibo e il corpo più del vestito? Il Signore ci esorta
a non affannarci per quelle cose che non possono prendere mai il primo posto
del nostro interesse, soprattutto per coloro che abbiamo sentito la sua chiamata
ad un servizio nella Chiesa. Una chiamata, teniamolo presente, che è e sarà
esigente ad ogni momento della nostra vita; una esigenza, pero, che viene
sempre aiutata dalla gratuità del dono di Dio, dalla gratuità del suo amore.
Lui che dà gratuitamente agli uccelli il loro cibo, che veste di bellezza i
fiori, il mondo, la creazione, ci chiede soltanto di cercare prima Lui, il suo
regno e la sua giustizia; tutto l’altro ci viene dato. La vita non vale
forse più del cibo...? sentivamo poco fa nel Vangelo. La Vita, cioè Colui
che è la Vita, non vale forse molto più dei nostri piccoli o grandi affanni?
Cristo Dio nostro, datore di vita, ci dà di aprire i nostri occhi alla sua
luce, affinché essi diventino, in Lui che è la Luce, la lucerna che illumina i nostri
passi.
In questa nostra celebrazione ci sarà
l’ordinazione di p. Tamas Erdei. Per il dono e la venuta dello Spirito Santo
invocato nell’imposizione delle mani del vescovo, Tamas sarà ordinato
sacerdote.
-
Verrà presentato al vescovo
dalla Chiesa.
-
Farà tre giri attorno all’altare, attorno
al Cristo morto e risorto per noi, baciandolo. Tre giri che significano il su
impegno a servire ed annunciare Cristo ed il suo Vangelo. E a farlo in questa
Chiesa greco cattolica in Ungheria.
-
L’imposizione delle mani da parte del
vescovo avverrà con il candidato inginocchiato toccando l’altare. Toccando
Cristo. E con tre preghiere: La grazia divina che ha sempre guarito de
debolezze e rimpiazzato le mancanze, ha designato il piissimo diacono N. per il
sacerdozio. Preghiamo per lui affinché venga su di lui la grazia dello Spirito
Santo. Questa preghiera in qualche modo racchiude già tutto quello che si
chiede. Ma il vescovo specifica ancora in un’altra delle preghiere: Riempie
del dono dello Spirito Santo costui che ti sei scelto per il sacerdozio
affinché rimanga irreprensibile davanti al tuo altare, annunci il Vangelo del
Regno, adempia il ministero della parola della verità, ti offra doni e
sacrifici spirituali, rinnovi il tuo popolo nel lavacro della rigenerazione;
affinché lui stesso possa andare incontro del nostro grande Dio e Salvatore
Gesù Cristo, tuo unico Figlio, nel giorno della sua seconda venuta e riceva
dalla tua bontà la ricompensa del suo servizio.
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