Giorgio Warda. I salmi
di Maria
Colei che ha partorito
il datore della vita
Giorgio Warda è uno dei principali
innografi della tradizione ecclesiale e liturgica siro orientale, vissuto tra a
fine del XII e l’inizio del XIII secolo ad Arbela, nell’attuale Iraq. Il nome
Warda (che significa rosa in siriaco) è un soprannome legato alla raccolta
delle sue composizioni poetiche presenti nei libri liturgici siro orientali. Si
tratta di poemi teologici molto spesso in forma di omelie metriche per le feste
liturgiche del Signore, della Mare di Dio e dei Santi. Presentiamo un frammento
di uno degli inni di Giorgio dedicati a Maria, inno che contiene una serie di
versetti in cui il poeta teologo fa una lettura in chiave mariologia e
soprattutto cristologica di alcuni salmi o versetti dei salmi, presentandone un’esegesi
assai originale. Si tratta quasi soltanto di una lista senza commento di
ventidue versetti salmici che l’autore applica a Maria, e costituisce quasi un
unicum nell’esegesi siro orientale di testi veterotestamentari.
Il poeta elenca i salmi o i versetti
salmici nell’ordine del salterio stesso, visto come un libro biblico che nel
suo insieme va letto, pregato ed interpretato in chiave cristologica e
cristiana. Maria come modello di speranza e di fiducia. “Ventidue salmi cantati
da Davide, è a lei (Maria) che convengono. Il primo indica tutta sua perfezione
e la sua purezza: «Beato
l'uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, non resta nella via dei
peccatori… ma nella legge del Signore trova la sua gioia…». Il terzo sulla la sua
persecuzione: «
Signore, quanti sono i miei avversari! Molti contro di me insorgono »; ed il quarto la sua
pace: «…perché
tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare. ». Il quinto (tratta) della
sua calunnia: «Non
c'è sincerità sulla loro bocca, … la loro lingua seduce…», ed il quindici
della sua giustizia: «Signore,
chi abiterà nella tua tenda? Chi dimorerà sulla tua santa montagna?»”.
L’autore quindi applica i versetti
salmici alla vita stessa di Maria, presentata soprattutto come modello di ogni
cristiano che vive nella sua vita, quasi incarnandoli, i versetti stessi dei
salmi. Sono dei salmi che si adattano a Maria, al cristiano e alla Chiesa
stessa. “Il sedicesimo sulla sua perseveranza: «Ho detto al Signore: Il mio Signore sei tu, solo in
te è il mio bene. Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue
mani è la mia vita. », il diciassettesimo la sua limpidezza: «Saggia il mio cuore, scrutalo nella notte, provami
al fuoco: non troverai malizia… Ma io nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al risveglio mi sazierò della tua immagine. », e la lode che segue
a questo fu cantata per lei da suo padre giusto”.
Con un altro gruppo di salmi, Giorgio
mette in luce la cura e la provvidenza di Dio verso Maria: è colui che la
guida, la custodisce e la protegge: “E ancora il ventitreesimo sulla sua
crescita con la provvidenza (di Dio): «Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su
pascoli erbosi mi fa riposare…», ed un altro, il ventiseiesimo sulla sua bellezza senza
peccato: «Signore:
nell'integrità ho camminato, confido nel Signore, non potrò vacillare… La tua
bontà è davanti ai miei occhi, nella tua verità ho camminato…». E quell’altro che
dice: «Mio padre
e mia madre mi hanno abbandonato, e contro di me si sono alzati falsi testimoni
che soffiano violenza» (salmo 27), e assieme al il trentaquattro (ambedue hanno
annunciato) che il Signore l’ha benedetta e l’ha custodita sulla terra. E
quell’altro, il quarantaseiesimo, (la proclama) trono di Colui che tutto
santifica: «Un fiume e i suoi canali rallegrano la città di Dio, la più santa
delle dimore dell'Altissimo. Dio è in mezzo ad essa: non potrà vacillare… nostro
baluardo è il Dio di Giacobbe.», ed ancora il quarantottesimo dichiara che è
tempio del Figlio dell’Altissimo.”
Altri salmi portano l’autore ad esaltare la piena fiducia
e dedizione di Maria nei confronti di Dio, dedizione che si manifesta con l’immagine
dell’abitare nel tempio e, quindi, nel diventare tempio stesso di Dio, nell’incarnazione
del Verbo nel suo grembo: “E il sessantunesimo (parla) del suo nascondimento:
«Per me
sei diventato un rifugio… Vorrei abitare nella tua tenda per sempre, vorrei
rifugiarmi all'ombra delle tue ali», e la sua liberazione nei due (salmi) che seguono. E
nell’ottantaseiesimo (si dice) che il Figlio dell’Altissimo ha abitato in lei:
«Si dirà
di Sion: “l'uno e l'altro in essa sono nati e lui, l'Altissimo, la mantiene
salda». E il salmo novantunesimo (parla) degli angeli che custodiscono il suo corpo:
«Egli per
te darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutte le tue vie», e il salmo centouno
(annuncia) che (il Figlio) è apparso nel mondo per mezzo suo.”
Giorgio applica tutto il salmo 118 a Maria; la
meditazione della legge di Dio diventa per l’autore contemplazione del mistero
di Maria come modello della Chiesa stessa e di ogni cristiano: “E quello (più)
grande (salmo 118) (parla) sulla perfezione, salmo che per intero segue le lettere
(dell’alfabeto) e che non contiene separazioni ma tutto il mistero della
perfezione; le sue sentenze cento diciotto e sette altre si addicono a Maria. E
il centotrentasette che loda il Signore con la bocca e con la mente. Il
centotrentotto che (vede) la destra del Signore che la adombrata: «Se prendo le ali dell'aurora per abitare
all'estremità del mare, anche là mi guida la tua mano…». E benché tutti (i
salmi) parlino dei giusti, tutti pero possono essere collegati a lei e (parlano)
su di lei.”
Infine l’autore aggiunge ai testi
salmici anche Ezechiele, Cantico e Matteo, quasi a completare e mettere in
risalto l’insieme della Bibbia nell’esegesi cristologica, mariologica ed
ecclesiologica, coronandola con il riferimento all’incarnazione del Verbo di
Dio nel grembo verginale di Maria: “È colei che non ha conosciuto uomo, ed è
la terra che soltanto il Signore ha seminato. Lei è la porta di cui parla il
Signore per mezzo del profeta Bar Buzi (Ezechiele): «Sarà chiusa e nessuno vi
entrerà, perché (soltanto) il Signore entrerà e ne uscirà». Lei è la fonte
sigillata da cui tutto il mondo è dissetato. Lei è il tesoro intatto, da cui si
arricchiscono tutti gli uomini. È colei in cui abitò Dio, e da lei risplendette
il Figlio di Dio. Lei è la discendenza di Eva, per mezzo di cui fu cancellata
la maledizione di Eva. Lei ha portato Colui che porta l’altezza e la profondità,
e in lui si radunano. Lei ha partorito il datore di vita, Dio e uomo al di
sopra della natura”.
Il poema di Giorgio Warda, seguendo la
tradizione dei testi liturgici delle diverse tradizioni orientali per le feste
della Madre di Dio, ci offre una lettura dei testi salmici che si inserisce nella
grande ed unica tradizione di lettura cristologica della raccolta del Salterio.
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