L’Epifania
nella tradizione bizantina
Oggi il Signore
viene a salvare Adamo
L’Epifania
del Signore nelle liturgie dell’Oriente cristiano celebra il Battesimo di Cristo
nel Giordano. Nella tradizione bizantina inoltre, mentre la festa di Natale, attraverso
le diverse pericopi evangeliche proclamate nella liturgia, contempla la nascita
di Cristo, l’adorazione dei pastori e dei magi arrivati a Betlemme seguendo una
stella, nel giorno 6 gennaio nella liturgia vengono lette le pericopi del battesimo
di Cristo. La festa è preceduta da tre giorni di pre festa i da un giorno di vigilia.
I tropari dei giorni pre festivi accostano le due feste, Natale ed Epifania, quasi
in un confronto nel quale i diversi personaggi diventano ricettacolo della redenzione
operata da Cristo nella sua nascita e nel suo battesimo che diventa una nuova creazione
per il genere umano: “Splendida la festa appena passata, ma ancor piú splendida,
o Salvatore, quella che sta per venire. La prima ha avuto un angelo come araldo
della buona novella; questa ha avuto il precursore per prepararla. Nella prima
è stato versato sangue, sicché Betlemme gemeva, privata dei figli; in questa,
con la benedizione delle acque, si fa conoscere il fecondo fonte battesimale. Allora
una stella ti ha indicato ai magi; ora il Padre ti mostra al mondo… Più risplendente
del sole è stata la precedente festa della natività di Cristo; splendida e
piena di luce si mostra quella ormai vicina della sua divina epifania. Nella
prima i pastori, rendendo gloria con gli angeli, adorarono Dio fatto uomo; in
questa Giovanni, toccando con la destra il Sovrano, dice tremante: Santifica me
e le acque…”. La grande benedizione delle acque fatta alla fine della liturgia riprenderà
ancora una volta questo accostare le due feste: “Nella precedente festa infatti
Ti abbiamo visto bambino, in questa invece Ti vediamo perfetto, essendoti da
perfetto manifestato Dio nostro perfetto”, seguito poi di una lunga serie di “oggi”
che situano il mistero che si celebra: “Oggi infatti è giunto il tempo della
Festa… Oggi la grazia del Santo Spirito è discesa sopra le acque… Oggi
l'increato viene toccato dalle mani della sua creatura… Oggi le rive del
Giordano vengono tramutate in farmaco per la presenza del Signore… Oggi si apre
agli uomini il Paradiso…”.
Il
battesimo di Gesù nel Giordano diventa una purificazione non per se stesso ma per
l’uomo, per la creazione stessa. Il Giordano aperto per ricevere Cristo ci riporta
all’Eden, al paradiso che da Cristo attraverso la sua nascita, il suo battesimo
e la sua risurrezione viene riaperto a tutti gli uomini da Adamo in poi: “Il
mio Gesú alla sua volta nel Giordano si purifica, o meglio, purifica noi dai
nostri peccati. Viene infatti veramente al battesimo, volendo cancellare con
l’acqua il documento scritto che accusa Adamo, e dice a Giovanni: Vieni, o
battista, presta il servizio supremo allo straordinario mistero; vieni, stendi
presto la tua mano, e tocca il capo di colui che spezza la testa del drago e
apre il paradiso che la trasgressione aveva chiuso, per l’inganno del serpente,
quando un tempo fu assaggiato il frutto dell’albero”. Diversi dei tropari della
festa mettono in parallelo il battesimo e la discesa di Cristo nell’Ade; di nuovo
la liturgia congiunge il mistero della nascita e del battesimo di Cristo con quello
della sua morte e risurrezione: “Prepàrati, fiume Giordano: ecco che giunge il
Cristo Dio, per essere battezzato da Giovanni e così spezzare con la sua
divinità nelle tue acque le invisibili teste dei draghi. Esulta, deserto del
Giordano; balzate di gioia, o monti, perché viene l’eterna vita per richiamare
dall’esilio Adamo. E tu, voce di colui che grida, o precursore Giovanni, grida:
Preparate le vie del Signore, e raddrizzate i suoi sentieri”.
Nel
passare dalla nascita al battesimo di Cristo, la Chiesa stessa viene portata dalla
liturgia quasi in un pellegrinaggio dalla Giudea al Giordano: “Gioiosa la festa
passata, glorioso il giorno presente. In quella, dei magi hanno adorato il
Salvatore; in questa, un servo eletto ha battezzato il Sovrano. Là, i pastori
in veglia nei campi hanno visto e sono restati pieni di stupore: qui, la voce
del Padre ha annunciato il Figlio Unigenito”. In uno dei tropari poi si stabilisce
un dialogo tra Giovanni ed il fiume Giordano, tra lo stupore e il timore del Precursore
e la fiducia del fiume, testimone lungo la storia della salvezza dei fatti salvifici
avvenuti in esso, dai salmi che lo descrivono tremanti e fuggenti, ad Elia ed Eliseo
da lui salvati: “Venite, fedeli tutti, lasciamo la Giudea e passiamo al deserto
del Giordano: là contempliamo oggi colui che, apparso per noi nella carne, chiede
il battesimo nei flutti del Giordano, mentre il battista si rifiuta e a lui con
timore grida: Non oso stendere le mani sul fuoco con palme di fango. Il
Giordano e il mare sono fuggiti, o Salvatore e si sono volti indietro; e come
imporrò io la mano sul tuo capo che fa tremare i serafini? Il Giordano si
ritirò, quando per mano di Eliseo ricevette il mantello di Elia: e come non
affonderà nel caos e nell’abisso, vedendo te nudo tra i flutti? Come non mi
brucerà, tutto incendiato da te? Ma grida il Giordano a Giovanni: Perché tardi,
o battista a battezzare il mio Signore? Perché impedisci la purificazione di
tanti? Tutta la creazione egli ha santificato; lascia che santifichi anche me e
la natura delle acque, perché per questo si è manifestato”.